Storia delle Angeliche
Della vitalità, delle speranze, delle paure, della chiusura e della riapertura di un bistrot speciale nel cuore del Capo
“Le Angeliche Bistrot” potrebbe essere il titolo di una fiction televisiva in cui raccontare la storia di quattro donne che gestiscono un locale nel cuore di un antico mercato di origine araba.
Un luogo di cui le proprietarie andrebbero orgogliose, offrendo agli avventori un’oasi di silenzio, al riparo dal roboante e continuo vociare della gente assiepata tra i banchi stracolmi di carne, pesce, frutta e verdura. Sarebbe perfetto ambientarla a Palermo, magari proprio tra i vicoli del Capo.
Affinché la narrazione funzioni, servirebbero delle protagoniste abbastanza diverse tra loro, possibilmente una o due provenienti anche da mondi lavorativi lontani dalla ristorazione. Donne mosse dall’amore per la cucina e per la Sicilia, accomunate dal sogno di aprire un ristorante tutto loro. Si potrebbe pensare a dei personaggi principali con un’età media sui trentatré anni, variando da giovani imprenditrici alle prime armi a persone in cerca di un cambiamento nella propria vita, di qualcosa in cui credere e investire.
Magari una potrebbe essere una professionista della comunicazione che decide di cambiare ambito lavorativo seguendo il proprio cuore, un’altra dovrebbe entrare in scena durante la ricerca del posto in cui aprire il ristorante. Potrebbe trattarsi della stessa agente immobiliare contattata per la ricerca, pronta a sposare il progetto de “Le Angeliche Bistrot”, dopo aver aiutato le altre tre a trovare il luogo perfetto dove dare vita al proprio sogno.
In cucina sarebbe perfetto avere una guida ambientale, che conosca i segreti delle erbe locali, magari con una predilezione per quelle provenienti dalle isole minori, come le Egadi o Pantelleria. Questo affinché ogni piatto del bistrot possegga una forte connotazione siciliana legata alla terra, basata su materie prime a chilometro zero ed i sapori classici della cucina antica, quelli della tradizione popolare mediterranea. Insomma un misto di storia e cultura accompagnata dal gusto della genuinità, con una particolare attenzione ai piccoli agricoltori locali. Bisognerebbe poi creare un menù stagionale, ritoccando con delicatezza i piatti tipici, accompagnandoli con un carta dei vini popolata principalmente da piccoli marchi locali.
Per dare un minimo di azione alla storia, questa potrebbe essere ambientata proprio in questi mesi di ripresa post lockdown, mostrando come le protagoniste reagirebbero davanti alla riapertura della fase due. In che modo cambierebbe la loro attività a cavallo dei mesi di chiusura totale? Si dice sempre che i sogni si evolvono e crescono con i sognatori, quindi le quattro “Angeliche” potrebbero continuare la lavorare sui menù, pensando e sperimentando nuovi piatti durante la quarantena.
Poi, approfittando della fase due, ma con il locale ancora impossibilitato ad aprire, potrebbero cambiare prospettiva usando il tempo a disposizione per girare la regione, ovviamente per lavoro, incontrando i propri fornitori cercando anche di nuovi. Recandosi nelle piccole cantine o nei caseifici alla ricerca di altri sapori, spinte dalla volontà di conoscere il territorio per crescere ancora.
Per affrontare la riapertura, poniamo fissata per giovedì 11 giugno, le quattro protagoniste di questa storia dovrebbero affrontare i protocolli anticontagio, quindi sanificare il locale posizionando dispenser di gel igienizzante nelle zone di passaggio. Usare menù plastificati, facili da disinfettare dopo l’uso, oppure ricorrere alla tecnologia stampando dei QR code sui tavoli per permettere ai clienti di visualizzare l’ampia gamma di scelta direttamente dal cellulare.
Certo, dovrebbero comunque affrontare il dimezzamento dei coperti, ma alla fine potrebbero sfruttare lo spazio esterno del locale e le salette, in cui è praticamente già diviso bistrot, per mettere i clienti a proprio agio. Dopotutto le norme Covid si sposano bene con la scelta, fatta a monte, di garantire ad ogni tavolo una certa privacy rispetto ai propri vicini.
Sarebbe bello se fosse una storia positiva per una volta, in cui le protagoniste avessero ricevuto la cassa integrazione durante i mesi di chiusura, e nonostante la paura per la ripartenza restino positive, pronte a ricominciare ed abbracciare i loro clienti. Quelle stesse persone con cui le quattro Angeliche hanno instaurato nei mesi un rapporto di fiducia, facendole sentire come a casa propria, confidando la gente sconfiggerà la paura e tornerà premiando il lavoro svolto dalle proprietarie.
Sembra tutto troppo bello per essere vero, potrebbe davvero sembrare un racconto di quelli che si vedono solo in televisione, eppure è reale.
Le Angeliche Bistrot esiste davvero, dal gennaio 2019, nascosto in un vicolo all’interno del mercato palermitano del Capo.
Floriana Lo Bue, Veronica Schiera, Chiara Napolitano e Barbara Sposito sono le protagoniste di una storia vera, talmente carica di bellezza di positività da meritarsi di essere raccontata come se fosse la trama di un film.