Le avventure di Clio, un estratto
Per la collana “Quaderni di Clio”, diretta da Antonino Giuffrida per le edizioni New Digital Frontiers, in questi giorni è in libreria l’agile volume di Aurelio Musi, “Le avventure di Clio”. Si pubblica qui di seguito una parte dell’introduzione.
Crisi della storia, sfide e risposte
Oggi Clio oscilla fra stanchezza e avventure. Anzi è il secondo polo dell’oscillazione a prevalere. Avventura, in senso letterale, è impresa dall’esito incerto, a volte persino rischioso. Ed è questa la condizione attuale della storia.
Karl Kerenyi, lo studioso degli dei e degli eroi dell’antica Grecia, ricorda che le Muse non si chiamavano solo così, ma anche Mneiai, plurale di Mneia, dal significato equivalente a Mnemosine, “memoria”. “E nella patria stessa di Esiodo – scrive Kerenyi – era noto un racconto secondo cui le Muse originariamente sarebbero state tre. I nomi attribuiti a queste tre non derivavano dalla mitologia, bensì dall’esercizio dei poeti. Esse si sarebbero chiamate Melete, “l’esercizio”, Mneme, “il ricordarsi”, e Aoide, “il cantare”. Dunque il termine medio e prevalente tra l’esercizio e il cantare era il ricordarsi, la memoria, sorgente di tutto. “Le Muse erano molto affini alle dee delle sorgenti, come pure la loro madre Mnemosine veniva posta in connessione, sia nel mondo superiore che negli Inferi, con le sorgenti”. Dalla memoria come sorgente di tutto alla storia il passo fu breve.
È opinione diffusa che la storia sia nata quando gli uomini hanno acquistato piena consapevolezza della distanza dal mito, della radicale eterogeneità fra i due mondi. In realtà, se si osserva lo spazio e il tempo della sua nascita, la Grecia degli inizi del V secolo a.C., e le prime forme delle sue manifestazioni nell’ambiente più evoluto del mondo di lingua greca, la Ionia, la storia non nasce lontana dal mito, non lo mette al bando. La istorìa dei logografi è polimorfa: è insieme indagine, raccolta di tradizioni mitiche e locali, racconto di viaggi, geografia.
Fin dall’origine, la formazione, la conservazione, la trasmissione, l’aggiornamento della memoria storica sono aspetti di una funzione sociale che la caratterizza in ogni spazio e in ogni tempo. Elementi e motivazioni di questa funzione sociale possono essere così definiti:
- l’identità comunitaria e l’azione da svolgere nel presente; la nozione e la codificazione dell’esperienza del passato si legano o si contrappongono all’esperienza del presente;
- la veste mitica o leggendaria dell’elaborazione del passato, il suo legame col divino, soprattutto all’origine, con le credenze e le pratiche religiose;
- l’affidamento della funzione di produzione e scrittura della storia, la storiografia, ad un ceto separato, clero o autorità civili o guide politiche e militari particolarmente autorevoli.
Clio, musa e madre della storia, fu tutto questo.
Ho intitolato questa introduzione: crisi della storia, sfide e risposte. Il termine crisi allude a un processo di trasformazione in atto, costituito da un polo positivo e uno negativo: crisi è sempre un combinato disposto di decadenza e processo di trasformazione. Le sfide sono quelle suggerite dal processo stesso. Le risposte devono essere date dalla ricerca, dalla didattica, dalla comunicazione. Dunque esiste un rapporto strettissimo fra i tre elementi del trinomio.
I docenti di ogni ordine e grado scolastico e universitario fanno assai fatica ad insegnare la storicità del presente. Il senso comune della comunicazione va nella direzione di uno spazio decontestualizzato, privo di qualsiasi mediazione e riferimento conoscitivi; di un tempo scomposto, fatto di istanti, di frammenti sconnessi, privi di relazione, schegge impazzite che vagano in un universo senza senso. Il tempo storico come svolgimento, fatto di fughe in avanti e di ritorni indietro, calato in un contesto che ad esso conferisce senso, è dimensione abbastanza estranea alla coscienza comune. Il concetto di attualità è oggi sempre più associato all’effimera percezione dell’istante in cui si svolge un evento che coincide esattamente col tempo rapidissimo della comunicazione. E naturalmente la comunicazione dell’evento successivo cancella la memoria di quello precedente: svanisce così non solo il tempo lineare, ma la stessa possibilità di considerare il tempo storico come svolgimento.
Insegnare l’identità di Clio significa esattamente comunicare un’idea assai distinta e distante da questa: far diventare l’attualità storia contemporanea, la storia presente atto del pensiero, un processo conoscitivo che richiede la mediazione della conoscenza dell’evento collocato nello spazio-tempo della coscienza.
La seconda considerazione che voglio proporre si riferisce all’utilità della storia per la vita. Per raggiungere questo obiettivo, è necessario capire e far capire che la storia fa parte integrante delle scienze della vita.
Fare storia non è solo l’esercizio di un mestiere, ma, soprattutto, la pratica di una forma di conoscenza. La vera risposta alla sfida della cosiddetta “crisi della storia” non è l’indebolimento del suo senso, ma un suo rafforzamento attraverso il ritorno ai fondamentali, sia pure criticamente rivisti e aggiornati alla luce del nostro tempo storico.
La struttura del volume si compone di due parti. La prima affronta alcuni problemi di attualità: la cosiddetta “crisi della storia” e il senso comune storico, la “public history”, la storia della pandemia e la storicizzazione del presente, l’errore in storia, le responsabilità della storia. La seconda parte riprende alcuni interventi militanti, per così dire, scritti per il blog “L’identità di Clio”, da me diretto insieme con Antonino Giuffrida.
Aurelio Musi