Libri e culture in Sicilia nel Settecento di Nicola Cusumano
Libri e Culture in Sicilia nel Settecento
La prima perla della Collana “Studi e ricerche” edita dalla New Digital Press è una brillante disamina sulle vicende legate alla circolazione libraria in Sicilia nel XVIII secolo, analisi collegata al sempreverde e più ampio tema storiografico della circolazione delle idee e della storia culturale nel secolo dei Lumi.
L’opera è composta da parti edite ed inedite, frutto di una ricerca pluriennale dello storico Nicola Cusumano, ricercatore presso l’università degli studi di Palermo. I quattro saggi che compongono l’opera, come una serie di “sinopie” preparatorie, hanno dato vita ad una monografia che ci restituisce uno straordinario affresco avente un particolare tema storiografico, la circolazione libraria, la sociabilità e i luoghi di formazione dell’opinione pubblica siciliana. In definitiva, si tratta di un viaggio attraverso la storia culturale della realtà isolana, spogliata da qualsiasi lente deformante, in particolar modo dalla dicotomica opposizione meridionalista, di un Nord ed un Sud italiano manicheamente giustapposti. Seguendo la lezione di maestri della storiografia siciliana, come il Giarrizzo di Mezzogiorno senza meridionalismo, Nicola Cusumano da prova di una spiccata sottigliezza e sensibilità storiografica che si traduce in una particolarmente elevata capacità euristica nell’incrocio tra fonti documentarie, tradizione storiografica e ricostruzione storica. Dando vita così ad un’opera che getta nuova luce su un periodo che è, senza ombra di dubbio, quello nella quale il nostro presente affonda le sue radici.
Nell’età dell’informazione, come la definisce uno dei massimi studiosi dell’illuminismo francese, Robert Darnton, le idee circolano non più e non solo sulle gambe degli uomini, dei passaparola, dei pettegolezzi di corte o dei salotti buoni. Le informazioni circolano in Europa attraverso pamphlet e gazzette, in luoghi come accademie e circoli segreti, ma anche attraverso le pagine dei libri, scuotendo coscienze, creando repubbliche delle lettere e comunità sovranazionali, almeno per quanto riguarda le Elite intellettuali.
Una delle domande a cui cerca di dar risposta lo storico palermitano è proprio questa, la dimensione dipinta dallo storico statunitense per la Francia nel periodo di crisi dell’antico regime, può essere riferita anche alla Sicilia dello stesso periodo?
Il Settecento, che fu il secolo “riformatore”, nella indimenticata lezione di Franco Venturi, trova una declinazione regionalista nel lavoro di Nicola Cusumano, che da prova di aver appreso la lezione dei grandi maestri della storiografia nazionale ed internazionale, dando vita ad una ricerca attenta, puntuale, di straordinario respiro.
La narrazione storica, ha come protagonisti principali, due personaggi, attorno a cui e grazie alla quale l’autore riesce a sceverare molti nodi storiografici; due eruditi, due figure dal notevole spessore culturale, il bibliotecario Joseph Sterzinger ed il nobile palermitano Gabriele Lancillotto Castelli, Principe di Torremuzza.
Entrambi, consentono all’autore di entrare col bisturi tra le tematiche sopracitate, nelle private librarie di nobili come il Torremuzza, che messe a disposizione del pubblico e successivamente donate per la pubblica utilità cittadina danno modo allo storico di seguire delle direttrici di ricerca che lo portano a seguire il passaggio dalle librarie private a quelle pubbliche fino alla nascita della Regia Pubblica Libreria di Palermo, a sceverare temi come la circolazione delle idee, dei gusti e dei tipi letterari del Settecento Meridionale e dei legami che la nobiltà siciliana intratteneva con il più ampio contesto europeo.
Joseph Sterzinger, invece, fu uno dei protagonisti della polemica diabolica sulla questione magico stregonesca, autore di un’opera riportata interamente dall’autore, che lo vide protagonista in patria nella celeberrima Hexenkrieg (Guerra delle streghe) al fine di liberare quest’annosa vicenda dal peso della superstizione, diventa in una prospettiva di ricostruzione storica, per Nicola Cusumano, lo strumento che riesce anche ad aprire alla storia istituzionale, non limitando l’analisi alla sola storia delle idee, che pure è il cuore pulsante dell’opera. L’arrivo del monaco tedesco nella capitale del regno, infatti, risponde a un preciso disegno della sovrana Maria Carolina, volto al rafforzamento del partito austriaco e della componente teatina a seguito dell’espulsione della Compagnia di Gesù alla fine degli anni sessanta, nella lotta tra novatori e gesuiti, rappresentanti di due volontà differenti, la spinta all’apertura e alla riforma e la tendenza al conservatorismo e al mantenimento dello status quo dall’altra.
Infine l’ultimo capitolo è dedicato al tema della censura libraria, della crisi del sistema della doppia censura, ecclesiastica e statale ed alla riorganizzazione borbonica della censura di Stato sui testi considerati pericolosi per la pubblica salute, in particolar modo quelli provenienti dalla Francia rivoluzionaria, dei philosophe come Diderot, Voltaire o Montesquieu che nonostante fossero messi al bando e censurati dai Borbone, come nota l’autore, non ci si stupisce di trovarli sugli scaffali della nobiltà siciliana.
Francesco Carnevale