L’Unione Europea e il contrasto alla disinformazione online
Contesto
Il 12 Marzo dello scorso anno la Commissione Europea ha reso noti i risultati di un sondaggio Eurobarometro dal titolo “Fake News and Disinformation Online”che ha visto la partecipazione di 26.000 intervistati in tutta l’Unione. Dai risultati della rilevazione, sommati a quelli derivanti da precedenti sondaggi, è emerso come buona parte dei cittadini europei siano sempre più preoccupati per l’indipendenza dei mezzi di comunicazione e che il livello di fiducia nei media è calato in tutta l’Unione.
La diffusione di notizie volutamente fuorvianti viene infatti riconosciuto come un problema sempre più grave per il funzionamento delle nostre democrazie, che incide anzitutto sulla percezione della realtà e del funzionamento della società da parte dei cittadini.
Alla domanda su chi dovrebbe intervenire per fermare o quantomeno prevenire la diffusione di Fake News e la disinformazione in senso lato, la maggioranza dei cittadini ha risposto che questo compito spetta anzitutto ai giornalisti e alle testate giornalistiche in generale, identificando poi come responsabili le autorità nazionali.
In tal senso, questo breve articolo intende presentare una breve rassegna delle iniziative intraprese in seno all’Unione Europea per prevenire e bloccare la diffusione di disinformazione e Fake News.
Definizione
Uno dei primi passi per affrontare il problema a livello europeo, considerata la vastità dello stesso e le sue svariate declinazioni a livello di singoli paesi membri, è stato quello di dare una definizione univoca di “disinformazione”.
Secondo quanto riportato nella Comunicazione Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al comitato delle regioni “Contrastare la disinformazione online: un approccio europeo”, la disinformazione viene definita come “un’informazione rivelatasi falsa o fuorviante concepita, presentata e diffusa a scopo di lucro o per ingannare intenzionalmente il pubblico, e che può arrecare un pregiudizio pubblico. Il pregiudizio pubblico include minacce ai processi politici democratici e di elaborazione delle politiche e a beni pubblici quali la tutela della salute dei cittadini, dell’ambiente e della sicurezza dell’Unione”.
Questa definizione, per quanto completa e dettagliata, può essere ulteriormente approfondita grazie all’articolo pubblicato da Claire Wardle su Scientific American a inizio settembre, dal titolo “Misinformation has created a new World disorder”.
Wardle, già direttrice di ricerca al Tow Center for Digital Journalism presso la Columbia University di New York) e senior social media strategist all’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite, propone un’ulteriore categorizzazione del concetto di disinformazione, suddividendo il tema in tre sottocategorie: misinformation, disinformation e malinformation, termini che non hanno attualmente corrispettivi in italiano.
All’interno della prima area, la misinformation, Wardle inscrive errori non intenzionali come virgolettati o citazioni non accurate, così come date, traduzioni o statistiche che si rivelano poi errate. Punto principale di questa categoria è la non volontarietà di fornire informazioni sbagliate o fallaci.
La seconda categoria presentata da Wardle è la disinformation, che lei identifica con un tipo di contenuti, di qualsivoglia natura, prodotti deliberatamente al solo scopo di fomentare pettegolezzi, teorie prive di riscontro o fondamento, notizie non verificabili appunto perché false, con l’obiettivo, spesso, di creare una discussione su un determinato tema al fine di distogliere l’attenzione da un altro.
La terza è ultima categoria è quella della malinformation, e vede la creazione e diffusione di notizie volte a screditare qualcuno – un semplice cittadino, un politico o un partito politico, un determinato gruppo sociale – a vantaggio di chi produce e diffonde quelle notizie.
Contesto Europeo
Ovviamente, caratteristiche e definizioni del concetto di “disinformazione” sono troppe per essere elencate e discusse in questo articolo. Pertanto, ci limiteremo agli aspetti più importanti per l’Unione Europea, ovvero quelli tesi a contrastare la disinformazione e arginarne le conseguenze prevalentemente in ambito politico ed elettorale.
Le stesse elezioni europee di quest anno, infatti, erano state identificate come possibili vittime di massicce campagne di disinformazione orchestrate da potenze straniere così da orientare i risultati elettorali al fine di danneggiare l’Unione.
Prima della tornata elettorale, infatti, così come confermato in una dichiarazione da parte dell’Alta rappresentante e Vicepresidente Federica Mogherini, nei mesi precedenti alle elezioni erano stati identificati “comportamenti non autentici coordinati volti alla diffusione di contenuti divisivi sulle piattaforme online anche mediante l’uso di bot e profili falsi”.
Per garantire il regolare svolgimento della competizione elettorale, le iniziative messe in atto sono state diverse, su larga scala a livello sovranazionale graziealla collaborazione fra Stati membri che era stato previsto e delineato già in occasione del discorso sullo Stato dell’Unione (1) del 2018.
Allo stesso modo, le elezioni si sono svolte regolarmente anche grazie alla collaborazione con le piattaforme online che hanno contribuito ad aumentare la trasparenza delle comunicazioni a sfondo politico e ad arginare la manipolazione degli utenti tramite, ad esempio, inserzioni pubblicitarie mirate e diffusione di contenuti falsi.
Prima di arrivare alle ultime elezioni europee, l’impegno dell’Unione Europea contro la disinformazione è comunque stato costante e ininterrotto dal 2015.
Nel 2016 è stato istituito il quadro congiunto per contrastare le minacce ibride, ovvero “una serie di attività che spesso combinano metodi convenzionali e non convenzionali e che possono essere realizzate in modo coordinato da soggetti statali e non statali pur senza oltrepassare la soglia di guerra formalmente dichiarata. Il loro obiettivo non consiste soltanto nel provocare danni diretti e nello sfruttare le vulnerabilità, ma anche nel destabilizzare le società e creare ambiguità per ostacolare il processo decisionale”.
Il quadro congiunto ha poi avuto seguito nella “Comunicazione congiunta sul rafforzamento della resilienza e sul potenziamento delle capacità di affrontare minacce ibride” che, oltre ad ampliare le competenze dell’Unione nel contrasto a tali minacce, ha sottolineato l’importanza, a fine preventivo, dello scambio di informazioni, il rafforzamento e la protezione delle infrastrutture digitali critiche e la sicurezza informatica.
Da ultimo, nel marzo del 2018 il gruppo di esperti ad alto livello istituito dalla Commssione e che ha rappresentato il mondo accademico, le piattaforme online, i mezzi d’informazione e le organizzazioni della società civile impegnati nel contrasto alla disinformazione ha pubblicato i risultati dal suo lavoro – consultabili a questo link: https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/news/synopsis-report-public-consultation-fake-news-and-online-disinformation – sottolineando ancora una volta come allo stato attuale, nonostante tutti gli sforzi intrapresi fino a ora, le misure da intraprendere siano diverse. Fra queste, la promozione di una alfabetizzazione digitale sin dalle scuole, la tutela della trasparenza delle notizie online, affinché siano sempre verificabili e affidabili, e la promozione di un ecosistema di media europei.
Conclusioni
La disinformazione e la diffusione di contenuti fuorvianti sono fenomeni che raggiungono una sempre maggiore espansione grazie alle nuove tecnologie e alla facilità con cui è oggigiorno possibile diffondere notizie non verificate, quando non espressamente mendaci.
Per capire la vastità, e quindi la gravità del problema che esse rappresentano, può essere utile consultare questo elenco di analisi e report – in inglese – che il Servizio di Ricerca del Parlamento Europeo ha stilato in occasione del già citato Discorso sullo Stato dell’Unione del settembre 2018.
Quanto fatto fin’ora dalle istituzioni europee per tutelare i propri cittadini è forse ancora insufficiente ma rappresenta comunque un primo passo cui tutto il mondo può guardare per meglio comprendere come arginare questo fenomeno che, con la crescence interconnessione globale, potrebbe arrivare ad avere ripercussioni sempre maggiori e sempre più presenti nella vita quotidiana di tutti.
(1) Il discorso sullo stato dell’Unione segna l’avvio del dialogo con il Parlamento europeo e il Consiglio in preparazione del programma di lavoro annuale della Commissione. Introdotto dal trattato di Lisbona, il discorso sullo stato dell’Unione prevede inoltre che Presidente e Primo vicepresidente della Commissione trasmettano al Presidente del Parlamento europeo e alla Presidenza del Consiglio una lettera d’intenti in cui sono illustrate le azioni legislative e le altre iniziative che la Commissione europea intende intraprendere.
Fonti
https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52018DC0236&from=EN
https://www.scientificamerican.com/article/misinformation-has-created-a-new-world-disorder/
https://europa.eu/rapid/press-release_IP-19-2914_it.htm