Maestro Iuvenis de Mediolano e la sua bottega
1342, ruga dei Pisani in Palermo in una bottega esercita la sua arte di corazzaio maestro luvenis de Mediolano.
Sono momenti di duro lavoro per maestro luvenis, infatti fra qualche giorno Ludovico, primogenito di Pietro II sarà incoronato re di Sicilia e le armature dei nobili cavalieri siciliani dovranno essere messe a punto nel migliore dei modi. Fra i clienti del maestro corazzaio troviamo i Signori di Palermo Enrico e Manfredi Chiaramonte, accompagnati dai maggiori rappresentanti della nobiltà Francesco Valguarnera, Palmeri Abbate, Pietro de Aragona, membro della casa reale, Berardo de Ferro. La strada è ingombra di cavalcature, di scudieri e di armigeri, alcuni dei quali grazie alla loro particolare posizione riescono ad accaparrarsi i servigi del corazzaio come è il caso di maestro Sustegni castellano di Termini. Maestro Iuvenis, non pensava, lasciando le brume di Milano di trovare la propria fortuna nella calda ed assolata Sicilia della prima metà del sec. XIV, squassata e sconvolta dalla guerra del vespro e dal tentativo perseguito dalla nobiltà siciliana di costituire delle Signorie. Giovane apprendista avrà imparato l’arte della metallurgia a Milano nella contrada detta dei fabbri. Dai lingotti di ferro tedeschi o catalani era in grado di ottenere elmi, piastre per le corazze, oppure di realizzare maglie di ferro di differente spessore. Il giovane armaiolo aveva ascoltato pieno di interesse i racconti dei mercanti che tornavano dai lontani paesi dove le armi milanesi erano ricercate ed apprezzate. Alla ricerca della fortuna eccolo a Palermo, dove già sono presenti fabbri lombardi e dove muore. Maestro Iuvenis è attivo a Palermo sin dal 5 ottobre 1336 allorquando si reca presso il notaio Salerno Peregrino, per stipulare con un suo compatriota maestro Manfredo Lombardo fabbro, un contratto per la vendita di un’attrezzatura per una fucina per lavorare il ferro.
Maestro Iuvenis poco si cura del povero oplita, per questo è sufficiente il materiale dozzinale di importazione catalana. Lui punta su una clientela di spicco; sulla nobiltà di spada palermitana che trova intorno ai Chiaramonte un forte momento di aggregazione, il cui codice di comportamento trova la sua giustificazione nella cultura cavalleresca.
L’inventario redatto dopo la sua morte è importante in quanto ci permette di ricostruire la tipologia di armature usate dalla nobiltà palermitana. Scorrendo le pagine dell’inventario di Mastro Iuvenis si ricava che la principale tipologia di pezzi di armature da lui conservate per la riparazione è la seguente:
- cirvillerie: rinforzo in ferro usato a difesa del capo posto tra il cranio e l’elmo.
- barbute cum maglis: caratteristico elmo italiano a cui si agganciava una falda di maglia per proteggere il viso e la gola.
- gurgeri de maglia: parte dell’armatura che scendeva sulle spalle e sul petto.
- gazzarine: cotta di maglia detta alla gazzarina nella quale gli anelli di ferro sono cuciti uno accanto all’altro sopra tela o cuoio.
- cuiretti de maglis senza maniche: corsaletti, armatura difensiva del busto di maglia di ferro con rinforzi di piastre di cuoio o di metallo.
- maniche di maglia: maniche di maglia di ferro che completano il corsaletto, o la cotta.
- falda de maglia: pezzo d’arma attaccata al fondo della schiena al fine di proteggere le reni.
- guanta de maglia: guanti di maglia di ferro per proteggere le mani.
- cosseriarum: cosciali di metallo.
- scrinarum: schineri di metallo per proteggere le gambe.
- busakini de maglia: scarpe e calze di maglia di ferro per proteggere le estremità inferiori.
Da questo elenco esce fuori l’immagine del cavaliere del sec. XIV che, contrariamente a quanto ci tramanda l’iconografia cinematografica e quella dei romanzi storici dell’ottocento, non dispone ancora delle forbite armature d’acciaio che gli danno l’aspetto di un uomo meccanico. La tecnologia della prima metà del trecento non è ancora in grado di produrre il tipo di acciaio necessario e a realizzare il complesso sistema di snodi e di cerniere per dare al cavaliere la necessaria mobilità.