“El violador eres tu”, la rivolta delle donne
Il matrimonio riparatore in Turchia, salvacondotto per stupri e violenza domestica
Il femminismo, i diritti delle donne e la lotta per difenderli sono una delle basi della Turchia moderna.
Già a partire dal XIX secolo, mentre l’impero ottomano veniva attraversato dalla modernizzazione, si cominciò ad affermare un movimento per la difesa dei diritti delle donne. Di fatto Istanbul e altre città dell’impero, che oggi coincidono sono situate tra Libano e Siria, videro l’affermarsi di gruppi femministi tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo1.
In seguito alla dissoluzione dell’impero ottomano (1922) e alla fondazione della Repubblica turca da parte di Mustafa Kemal Atatürk (1881-1938), suo primo presidente, la Turchia venne sottoposta a un periodo riformistico. Con la fondazione della repubblica nel 1923, infatti, il movimento femminista divenne gradualmente parte dell’impegno modernizzatore del kemalismo; la poligamia fu considerata illegale, i diritti di divorzio e di eredità delle donne vennero equiparati a quelli già appartenenti agli uomini. Entro i primi anni Trenta la Turchia diede la piena libertà politica alle donne, incluso il suffragio femminile e il diritto di candidatura alle cariche politiche a livello locale (1930) e a livello nazionale (1934).
Si mantenne comunque una grande discrepanza tra i diritti formali teorici e la posizione sociale effettiva. Nonostante l’abolizione della poligamia, le donne turche continuano ad essere vittime di stupro e delitto d’onore; la ricerca svolta da eminenti studiosi2 e le indagini delle agenzie governative indicano una diffusa presenza di violenza tra le mura domestiche3.
Nelle ultime settimane in Turchia si protesta per una questione molto delicata, che riguarda il matrimonio riparatore. Proteste e manifestazioni sono state fatte nei confronti del governo – che nel 2016 ritirò la proposta di reintrodurlo in Turchia – da parte delle esponenti del partito kemalista.
Secondo la piattaforma stambuliota “Fermiamo i femminicidi”, le donne vittime di violenza sono 474, un dato che va sempre più aumentando4. Fidan Ataselim (“Nel 2016 il governo aveva proposto una legge sull’amnistia per gli autori di abusi sessuali sui minori, tutte le donne si sono opposte e la proposta è stata ritirata. Se ci riprovano, la combatteremo di nuovo”), la segretaria generale del gruppo, bolla la proposta come un tentativo del governo di sradicare le prove di una violenza ormai epidemica in Turchia contro bambine e donne adulte5.
La legge fa parte di un ampio pacchetto di riforma del sistema giudiziario e assicura un salvacondotto allo stupratore, che può anche esimersi dallo sposare la donna. Le componenti del CHP in segno di protesta cominciarono a cantare la canzone “El violador eres tu”. Ma non è l’unico problema, poiché la legge proposta dall’AKP favorisce sempre di più l’aumento delle spose bambine. In Turchia le nozze con i minori sono vietate e quando una ragazza resta incinta si configura il reato di violenza sessuale. Le proteste sono state immediate e le Ong denunciano anche una legittimazione sul piano sociale della violenza contro le donne6.
Note
1 Cfr. S. Faroqhi, L’impero ottomano, il Mulino, Bologna, 2000, p. 141.
2 Si vedano ii saggi di S. S. Gül, The role of the State in protecting women against domestic violence and women’s shelters in Turkey, in Women’s Studies International Forum, vol. 38, ScienceDirect, 2013, pp. 107–116; J. Henneke, Combating domestic violence in Turkey, Svezia, Goteborg University, 2008.
3 Police West Yorkshire, Kadin ve kizlara yönelik şiddetten kaçmanin üç adimi.
4 Cfr. M. Ansaldi, Turchia, Erdogan rilancia il “matrimonio riparatore”. Scoppia la protesta delle donne in piazza, La Repubblica. L’articolo
5 Cfr. The Guardian, Turkish activists oppose amnesties for child rapists. L’articolo
6 Cfr. Il Fatto Quotidiano, Turchia, il partito di Erdogan ripropone il matrimonio riparatore. Proteste: “Così ci saranno spose bambine”, 2020. L’articolo