MISS MARX
Negli ultimi tempi, grazie a libri, articoli e film, si è diffuso un certo interesse per la vita travagliatissima dell’ultima figlia di K. Marx, Eleanor, detta Tussy.
Una figura femminile che può considerarsi emblematica di una certa epoca e di un certo ambiente politico e sociale, tra la metà dell’800 e gli inizi del ‘900, in cui si assiste all’affermarsi di un femminismo più autonomo e consapevole e soprattutto foriero di sviluppi successivi. Inoltre Eleanor può considerarsi rappresentativa anche di un destino femminile molto ricorrente, che ancora oggi è insuperato.
Di questo e di molto altro ancora tratta la lunga e particolareggiata biografia dedicata alla figlia dell’autore de” Il Capitale”, dal titolo “La storia di Miss Marx” edita da Jouvence, scritta da Marcella Mascarino.
Il libro non è solo la storia romanzata, pur se molto documentata, della breve vita di Tussy, ma anche la descrizione accurata e minuziosa dei rapporti che intercorrevano tra i membri della famiglia Marx e delle relazioni con lo straordinario loro entourage; il tutto inserito di volta in volta in contesti storici densi di avvenimenti, pubblici e privati, epocali e non.
La famiglia Marx è una famiglia borghese, che non ha però tutti gli agi di quella classe, ma non è tradizionale per le scelte politiche e i valori culturali e morali con cui s’identifica e per le conseguenze che ne sarebbero derivate. Il periodo più intenso e lungo che vive la famiglia, più e meno al completo, è quello di una stagione dell’Europa ricca di trasformazioni economiche e sociali e di idee e fermenti rivoluzionari ma anche di reazioni, colpi di stato, guerre e conflitti armati e non. Dall’avvento di Napoleone III alla Comune di Parigi, dalla Guerra dell’oppio e di Crimea a quella franco-prussiana, dalla “grande depressione” alla seconda rivoluzione industriale, dall’espansionismo dell’impero vittoriano all’incidente di Fashoda, dal boulangismo all’affermarsi del movimento operaio e del socialismo, solo per citare alcuni degli importanti eventi e fenomeni di quel periodo.
La vita di Tussy si svolge tra il periodo successivo alla “primavera dei popoli” del 1848 e quello in cui cui si manifesta appieno l’imperialismo delle potenze europee, ovvero tra gli anni cinquanta dell’800 e il 1898, anno della sua precocissima morte per suicidio.
I protagonisti di questa storia familiare e anche molti dei loro amici, interlocutori e sodali sono spesso intellettuali e/o politici girovaghi e squattrinati, spesso esuli, dalla fortissima determinazione a perseguire i loro ideali rivoluzionari spostandosi da un paese all’altro dell’Europa, e non solo dell’Europa, per rincorrere quelle che consideravano le occasioni politiche più propizie per loro o anche per ottenere lavori meno precari e migliori condizioni di vita attiva.
Tussy riceve una formazione intellettuale straordinaria grazie non solo a suo padre, dalle cui labbra pende, ma anche all’amicizia, familiarità, e talvolta protezione, da parte di uomini come Engels, Liebknecht, Bebel, Kautsky, Bernstein e altri ancora che facevano parte delle abituali relazioni politiche e amicali tenute dalla famiglia.
È una condizione di vita e di apprendimento molto particolare che miss Marx vive a lungo e quasi sempre con grande entusiasmo e passione, ed è ciò che le consente, attraverso percorsi di studi e letture di prim’ordine, di diventare traduttrice, giornalista, insegnante, conferenziera, dirigente sindacale e politica e di raggiungere una relativa autonomia economica.
Le lettere contenute nel libro scritte da lei, dai suoi familiari e amici sono molto numerose e rappresentano i principali documenti su cui la Mascarino basa la ricostruzione della vita di Tussy, e non solo di Tussy, per offrire uno spaccato davvero molto interessante che ci fa cogliere la personalità di questa militante e dei suoi referenti, più e meno importanti, e ci riporta a un ambiente e a un’esperienza storica in fieri in quei decenni, cioè agli sviluppi del movimento operaio europeo, sempre più conquistato dagli ideali del socialismo e del comunismo.
L’ultimogenita di Marx, dal punto di vista sociale, appartiene a un’élite costituita da un esiguo numero di donne occidentali del ceto medio che hanno rifiutato il modello tradizionale femminile proposto e imposto loro, basato sulla dipendenza economica e il matrimonio a ogni costo, e pertanto hanno cercato la propria identità e affermazione personale nello studio e nelle competenze professionali, riuscendo a conquistare taluni traguardi sociali prima impossibili e al contempo una coscienza sempre più sviluppata di tipo proto-femminista e femminista. Non sempre hanno raggiunto i traguardi sperati e possibili, nondimeno i sentieri da loro audacemente percorsi non si sono interrotti perché sono stati fondamentali per le successive conquiste femminili e femministe di nuovi spazi, riconoscimenti e diritti.
La scelta dell’autrice di utilizzare i vari e continuativi carteggi di Eleanor consente di vedere bene in lei questo tipo di evoluzione e di ripercorrerne in successione cronolgica le diverse fasi coi loro eventi, che sono quasi sempre da inserire in situazioni complesse e drammatiche da tutti i punti di vista. Insomma, si segue con empatia la vita disgraziata e intensissima di Tussy, ma questa vita è sempre da collocare e interpretare all’interno di uno sfondo macrostorico che la orienta e la condiziona, nel bene e nel male.
Per esempio riecheggiano nel libro le idee e le controversie presenti nella I Internazionale, fondata da Marx nel 1864, e anche della II Internazionale di circa venticinque anni dopo. Una competizione, quella tra anarchici e comunisti, che non riguardava solo gli obiettivi e i metodi politici ma anche le rivalità personali e le differenze di carattere tra i leaders, che Tussy sapeva cogliere molto bene.
Inoltre è rievocata con efficacia una certa atmosfera politica, piena di timori e insieme di speranze, che precede e segue il conflitto franco-prussiano del 1870/71, ovvero quel periodo che va dalla crisi del secondo Impero di Napoleone III alla prima esperienza comunista europea, la Comune di Parigi, che segue la sconfitta di Sedan e precede la III Repubblica. In particolare penso alle pagine dedicate alla Comune parigina, in cui furono coinvolti direttamente il cognato di Tussy e genero malvisto di Marx, Paul Lafargue, e il grande amore mancato di Eleanor, l’esule basco Lissagray, che scrisse anche una storia del tentativo rivoluzionario compiuto nel 1871.
Nonostante l’ammirazione per la difesa della Comune attuata dagli eroici parigini, Tussy aveva condiviso la preoccupazione espressa dal padre a proposito del fatto che “i lavoratori francesi non dovevano farsi illudere dai ricordi del 1792. Non dovevano ripetere il passato, ma costruire il futuro. Era bene che approfittassero con calma e risolutezza delle opportunità offerte dalla libertà repubblicana per dedicarsi alla propria organizzazione di classe”. Tussy però non condivise con la stessa partecipe adesione l’insolita considerazione della madre, la contessa Jenny, che scrisse così a Liebknecht nel maggio 1872: “In tutte queste lotte a noi donne tocca la parte più dura perché più meschina. L’uomo si tempra nella lotta contro il mondo esterno, si tempra faccia a faccia con i nemici e noi ce ne stiamo chiuse a rammendare calzini!”.
Quello che più emerge dal libro e predomina su tutto il resto è senz’altro il rapporto padre/figlia, che è onnipresente nella forma e opprimente nel contenuto: “Tussy…è me “, scrisse Marx con orgoglio ma senza ironia. Fu fatale questo tipo di relazione per Eleanor, soprattutto per il pesante condizionamento, avvertito anche nella sua vita privata, sentimentale, realizzato dal padre in un modo non autoritario e palese, che tuttavia andava oltre limiti ragionevoli e opportuni. Anche in un’età che non conosceva ancora le teorie freudiane.
A proposito di questa situazione psicologica ed esistenziale di Tussy, scrive la Mascarino: “Come potrebbe dirgli (a Marx n.d.a.), senza ferirlo, che si sente in gabbia sotto l’ala protettiva di una famiglia che ama e da cui è amata, ma che non l’ha lasciata vivere il suo grande amore e non capisce (…) la sua ansia di emancipazione?”.
Dovette pagare un prezzo molto alto per tutto ciò e ne ebbe parziale consapevolezza solo in rarissime occasioni, ma se questi barlumi non si trasformarono in una coscienza profonda e in una vera azione concreta e liberatrice andarono comunque nella direzione di quel futuro non troppo lontano per le donne impegnate nella lunga marcia del femminismo.