Modica, arte e architettura
Una caccia al tesoro lunga tre decenni. Tanto è durata la minuziosa ricerca che giorno dopo giorno ha spinto lo storico dell’arte Paolo Nifosì a “rubare” ogni suo momento libero per rintanarsi nei locali degli Archivi di Stato, tra i polverosi schedari dei notai modicani e nelle sacrestie delle innumerevoli parrocchie alla ricerca dei segreti dell’antica capitale della Contea. Dall’oblio ha fatto emergere più di mille notizie inedite ora condensate nel più completo studio mai pubblicato sulla Modica dal Cinquecento all’Ottocento: “Modica, arte e architettura”, edito da DmBarone (373 pagine, 100 euro).
Tra le straordinarie scoperte, la più clamorosa riguarda Gian Lorenzo Bernini, forse il massimo scultore barocco, autore di una statua scomparsa da Modica e finita in chissà quali loschi traffici antiquari. Dedicata al culto di Santa Teresa d’Avila, era stata commissionata a metà del 1600 dal Governatore della Contea don Francesco Bolle Pintaflor e dalla moglie Eugenia Barona Zaprada e Padigla per la Chiesa di Santa Maria delle Grazie. Il contratto di committenza venuto alla luce grazie a Nifosì precisava che l’”opera di rilievo di bronzo, fatta dal Cavalero Bernino Romano, di altizza di palmi tri in circa col suo piedistallo d’habbano, ottangolare, con l’intermedio del lapislazzaro” non potrà per nessuna ragione essere spostata dall’altare centrale della chiesa. Mai e poi mai. Neanche – precisa il documento – con l’autorizzazione del Papa, del Generale dell’Ordine dei Carmelitani o di qualunque altra autorità civile o religiosa. Imposizione vana se è vero come è vero che non se ne ha più traccia dopo gli inventari del 1782 e del 1802, anche questi disseppelliti da una montagna di carte ingiallite.
Nessuno, fino alla pubblicazione del libro di Nifosì, aveva perfino memoria di una presenza berniniana in Sicilia. Legittimo chiedersi ora quanto fosse simile alla Transverberazione di Santa Teresa d’Avila della chiesa romana di Santa Maria della Vittoria a Roma. Il capolavoro di sensualità del Bernini riesce a trasmettere visivamente le stesse parole della santa: “Un giorno mi apparve un angelo bello oltre ogni misura con una lunga lancia in mano. Questa parve colpirmi nel cuore, tanto da penetrare dentro di me. II dolore era così reale che gemetti più volte ad alta voce, però era tanto dolce che non potevo desiderare di esserne liberata. …” Non pochi si sono azzardati a parlare di un orgasmo di marmo e spiace non sapere quanto l’opera modicana somigliasse alla coeva romana. Sul mistero, ancora più fitto della scomparsa della Natività del Caravaggio rubato dalla mafia, da ora potranno esercitarsi gli studiosi.
Il volume, con le splendide foto di Luigi Nifosì, dischiude quindi una realtà inattesa che non si limita alle pur splendide facciate barocche o ai più antichi portali gotici ma scava in profondità nella storia della città. Nifosì da studioso dell’arte si è trasformato in archeologo, economista, antropologo per offrirci uno spaccato assolutamente originale delle contaminazioni parentali tra i vari gruppi, delle relazioni culturali ed economiche oltre i confini della Contea, del potere della Chiesa locale e delle singole confraternite. Tanto da far scrivere in introduzione a Don Corrado Lorefice, oggi arcivescovo di Palermo e fino a novembre vicario foraneo di Modica, che la “magistrale ricostruzione” evidenzia l’importante ruolo avuto nei secoli dalla città. Nel gioco di incontri e scontri tra le diverse Matrici di San Giorgio e San Pietro e tra conventi e monasteri, le pagine di Nifosì ci svelano le liturgie religiose quasi meglio di un testo di teologia offrendoci assieme ai dettagli iconografici la memoria delle interminabili dispute sulla doppia natura di Cristo, i riti mariani, la vita dei santi e la passione dei reliquari, con l’arrivo dai cimiteri romani di tante reliquie.
La trentennale ricerca dell’autore ha permesso, grazie al ritrovamento dei documenti di pagamento, anche l’attribuzione all’architetto del Rinascimento Antonello Gagini di due sculture in marmo della chiesa del Carmine e la sicura datazione del famoso polittico di Bernardino Nigro. Ma la monumentale opera di Nifosì è anche storia delle maestranze locali con nomi e aneddoti di scultori, stuccatori, argentieri, ebanisti, che emergono da secolari silenzi, come Mauro Galfo, Frate Marcello da Palermo, frate Giniparo, Silvestro Calisti. Solo per citarne alcuni. Ed è una storia sociale a tutto tondo, perfino con la “lista della spesa” per l’accoglienza nel 1643 del conte Enriquez Cabrera, viceré di Sicilia: capponi, galline d’India, maiali, polli, piccioni, pesci di mare e del lago di Lentini, vino di Siracusa tenuto al fresco con la neve di Buccheri e uova, tante uova: 40 mila. Evidentemente, all’epoca ancora non si temeva il colesterolo alto.