Memorie d’archivio. Gli studenti ebrei dell’Università di Palermo
Le carte esposte alla Sala delle verifiche dello Steri raccontano la storia di Jankel, Walter, Chiaia
«Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo che lavora nel fango che non conosce pace che lotta per mezzo pane che muore per un si o per un no. Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome senza più forza di ricordare vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via, coricandovi, alzandovi. Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi.»(1).
Nel suo romanzo-poesia Se questo è un uomo (1947), lo scrittore ebreo Primo Levi (1919-1987) affermò che l’unica cura contro il male del mondo è la memoria, attraverso il quale l’uomo non rischia di ripetere gli stessi errori. Il 5 settembre del 1938 il governo fascista emanò il R.D.L. n.1390, Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista (GURI n. 209, 13 settembre 1938) convertito in legge senza modifiche con L. 99/1939. In seguito all’approvazione delle leggi razziali, il Consiglio dei ministri sanciva una serie di divieti, come la proibizione dei matrimoni misti e l’esclusione dagli impieghi statali, parastatali e di interesse pubblico e di norme che decretavano l’esclusione ed espulsione di bambini e giovani ebrei da ogni grado di istruzione, oltre all’espulsione dalla docenza nelle scuole e Università italiane(2).
Il 18 settembre dello stesso anno, Benito Mussolini (1883-1945) dichiarò a Trieste(3):
«La nostra posizione è stata determinata da questi incontestabili dati di fatto. L’ebraismo mondiale è stato, durante sedici anni, malgrado la nostra politica, un nemico irreconciliabile del Fascismo. In Italia la nostra politica ha determinato, negli elementi semiti, quella che si può oggi chiamare, si poteva chiamare, una corsa vera e propria all’arrembaggio.»
Le parole del duce furono un chiaro segnale di adesione alla politica di repressione e discriminazione, che in Germania cominciò nei confronti degli ebrei con la “Notte dei cristalli” del novembre 1938.
E a Palermo? Durante l’inaugurazione dell’anno accademico 1938-1939, il Magnifico Rettore Giuseppe Maggiore, docente di diritto penale alla Regia Università degli Studi, sostenne con forza quanto detto a Trieste da Mussolini nel suo discorso tenuto all’Aula Magna dell’attuale facoltà di giurisprudenza.
Il discorso di Maggiore, riportato dall’annuario dell’anno accademico, non solo ribadiva quanto disse Mussolini («l’ebraismo mondiale è stato durante sedici anni il nemico inconciliabile del fascismo»)(4) ma riprendeva soprattutto le idee contenute nel Manifesto della razza (1938). Queste parole rappresentarono l’inizio della fine: furono causa di espulsioni non solo tra i docenti di religione mosaica, ma anche di studenti come Jankel Chasis e Walter Fabish. Le figure e le storie di questi giovani ebrei sono state ricostruite con l’ausilio una documentazione conservata all’archivio storico dell’Università di Palermo. Tramite l’analisi delle carte raccolte è possibile di restituire non solo la memoria storica, ma un’identità e una voce a questi uomini che – provenienti dalle zone dell’Europa centro orientale per l’imperversare della scellerata politica razziale – vennero messi ai margini di una società fino a quel momento accogliente.
Attraverso la catalogazione di alcuni documenti come libretti universitari, diplomi di laurea e fotografie è stato possibile fare un viaggio nel passato per riscoprire le vite di alcuni studenti ebrei.
Jankel Chasis era uno studente proveniente da Wilno (ora Vilnius), a quel tempo facente parte del territorio polacco, in cui aveva conseguito la maturità. Cominciò i suoi studi in medicina presso all’Università tedesca di Praga dal 1928 al 1933; in seguito all’ascesa di Hitler fu costretto a trasferirsi con la sorella Chaia a Palermo, dove nel 1935 conseguì la laurea in medicina. Con la promulgazione delle leggi razziali fece ritorno in Polonia, ma, nel 1939, a seguito della conquista della Polonia da parte della Germania, venne arrestato e internato all’interno del lager di Orainenburg. Rimase imprigionato all’interno del campo di concentramento fino al 1945, fino alla liberazione da parte degli alleati. Una volta libero, Chasis decise di andare in Israele per combattere, ma prima fece una piccola tappa a Palermo per richiedere un duplicato del diploma di laurea. Nel 1947 ricevette la licenza per esercitare la professione medica a Netanya, luogo in cui si persero le sue tracce.
La stessa sorte toccò al medico polacco Walter Fabish, Laureato summa cum laude in medicina e chirurgia a Berlino nel 1929, lavorò come assistente ausiliario e docente di chimica all’Università del Berlino. Nel 1933 fu costretto a lasciare il suo lavoro e a trasferirsi nel 1934 con la moglie Lise a Palermo, dove la sua fama lo precedeva. Iscrittosi alla facoltà di medicina e chirurgia della città, si laureò con il massimo dei voti (1934) vincendo il premio Albanese – alla migliore tesi in medicina – con una tesi dal titolo Tolleranza di levulosio e galattosio nel bambino immaturo. Dopo la laurea cominciò a operare nel campo della medicina pediatrica sotto l’attenta guida di Maurizio Ascoli (1876-1958); nel 1939 venne arrestato e internato. Nello stesso anno venne trasferito in un campo di prigionia in Punjab (India) dove divenne il medico del maharaja. In seguito il comandante del campo lo ingaggiò nel Royal Army Medical Corp con il grado di tenente. Congedato da maggiore alla fine della guerra, Walter Fabish si trasferì nel 1948 nella città inglese di Nottingham, dove, affetto dal morbo di Alzheimer, visse fino 1991.
La mostra realizzata ed inaugurata il 26 gennaio alla Sala delle verifiche dello Steri, per la Giornata della memoria rappresenta un modo, tramite la Terza missione promossa dall’Università degli Studi di Palermo, di ricordare e far conoscere la storia degli studenti dimenticati.
Note:
1 Cfr. P. Levi, Se questo è un uomo, Edizioni Einaudi, Torino, 2014, p. 2.
2 Cfr. Corriere della Sera, Milano, 1938 XVII.
3 Cfr. il video del discorso di Trieste conservato nell’archivio digitale dell’Istituto Luce. https://www.archivioluce.com/2019/09/18/il-discorso-di-trieste/
4 Cfr. Relazione letta dal Magnifico Rettore Prof Giuseppe Maggiore Per l’Inaugurazione dell’Anno Accademico 1938-39 Il Giorno 12 Novembre 1938 XVII, contenuta in R. Università degli Studi di Palermo, Annuario Accademico Anno 1938-39 XVII, Tipografia Michele Montana, Palermo, 1939 A. XVII, p. 13.