I ritratti di quattro protagonisti del Museo salnitriano
Storia per immagini di Salnitro, Spitaleri, Sterzinger e Di Blasi
Partendo dal rinvenimento, nel maggio del 2003, dei ritratti dei primi due artefici della costituzione del Museo salnitriano (Ignazio Salnitro e Melchiorre Spitaleri) – custoditi nei magazzini della galleria regionale di Palazzo Abatellis di Palermo – vengono poste a confronto tali opere con altri due quadri abbastanza noti. Questi ultimi raffigurano i nuovi protagonisti dell’istituto gesuitico: il teatino bavarese Giuseppe Sterzinger e il benedettino Salvatore Maria Di Blasi, conservati rispettivamente nella Biblioteca centrale della Regione Sicilia “A. Bombace” ed a Palazzo Abatellis.
Comune denominatore dei quattro oli su tela sono le iscrizioni poste come didascalie, che attraverso la loro analisi consentono di cogliere in modo più esaustivo non solo la valenza simbolica dei dipinti, ma anche ciò che i personaggi significano culturalmente per l’ambiente cittadino. I settecenteschi ritratti, quasi dimenticati, di Salnitro (l’ideatore) e Spitaleri (l’organizzatore) partecipano in modo univoco al profondo messaggio pedagogico intrinseco all’originaria Wunderkammer gesuitica.
Le immagini di Sterzinger e di Di Blasi sono invece espressione del momento successivo all’allontanamento della Compagnia di Gesù dalla Sicilia e di una nuova visione culturale laica, che scaturisce dalle nuove istanze politico-filosofiche, mutuate dal continente. Bisogna troncare il legame con la precedente concezione – considerata superata o forse mai realmente compresa – attraverso la gestione dei rappresentanti di due ordini da sempre ostili ed in competizione con i “Soldati di Cristo”: i teatini ed i benedettini.
Il tedesco si occupa negli anni (1783-1788) soprattutto della gestione della biblioteca e per nulla dell’ex museo gesuitico, che versa in un totale abbandono. Dopo l’istituzione fallimentare della Giunta gesuitica ed il conseguente avvicendamento della Deputazione dei Regi Studi, il museo è a corto di denaro anche per il disinteresse del sovrano di Napoli. Pertanto, Sterzinger si dedica al riordino e alla sistemazione della biblioteca, così come viene evidenziato dal libro che tiene in mano.
A partire dal 1788, alla guida del Salnitriano – ormai disgiunto dalla biblioteca – subentra “senza alcun salario” Di Blasi, il quale riceve la comunicazione ufficiale del viceré illuminato Francesco Maria D’Aquino, principe di Caramanico, soltanto nel 1793. Nell’iscrizione più breve, essenziale e probabilmente più tarda delle altre, non si parla dei due musei gestiti dal benedettino.
Vengono tuttavia evidenziati grazie alla resa iconografica i suoi numerosi interessi: l’attività di paleografo, archivista e bibliotecario presso le abbazie di Cava dei Tirreni, di Catania e di San Martino delle Scale; la passione archeologico/numismatica, che lo conduce in giro per l’Italia, facendo scambi con altri eruditi della penisola sia per San Martino che per il Salnitriano.
I quattro ritratti, quindi, insieme alle rispettive iscrizioni, indicano simbolicamente due momenti della storia del museo gesuitico, che hanno come linea di demarcazione il 1760, corrispondente ad un forte mutamento culturale per la città di Palermo.