La rivalità culturale degli ordini religiosi e la nascita del museo Salnitriano – parte prima
Il primo approccio nei confronti dello studio del museo gesuitico è stato indirizzato al tentativo di ricostruire la storia, lo sviluppo e l’organizzazione del Salnitriano, l’identificazione ed il reperimento degli oggetti, che ne costituivano le raccolte. L’elemento fuorviante all’inizio del lavoro è stato per assurdo la conoscenza del più noto museo romano di Athanasius Kircher.
Tanto si è scritto sul museo e sulla figura affascinante del gesuita tedesco di Fulda, considerato un novello Leonardo da Vinci del ‘600 per la sua straordinaria cultura enciclopedica e per gli innumerevoli interessi. Ma più si approfondiva la ricerca e si cercava di trovare delle analogie tra i due istituti e più si percepivano delle differenze sostanziali, dovute non soltanto a motivi di natura geografica, ma soprattutto storico-politico-sociali.
Se per conoscere e comprendere la disposizione e consistenza del museo Salnitriano fondamentali sono stati i documenti d’archivio trovati a Roma presso l’Archivum Romanum Societatis Jesu(1) ed a Bologna nella Biblioteca dell’Università(2), ancora più illuminante è stata la lettura di un documento in stampa inserito all’interno di un epistolario pubblicato nel 1785 dal gesuita Francesco Antonio Zaccaria. Il religioso è docente di Lettere, Retorica, Grammatica ed autore di una “Storia letteraria d’Italia“(3), che riproduce dissertazioni, lettere ed altri scritti di genere vario, prodotti da Antonio Maria Lupi, Prefetto degli Studi del Collegio dei Nobili di Siena e del Seminario Romano, inviato nel 1733 da Roma come Maestro di Retorica e Prefetto degli Studi del Collegio dei Nobili di Palermo(4).
Lo scritto descrive in modo dettagliato le norme e l’organizzazione del Collegio dei Nobili del capoluogo siciliano: “Il Regolamento, gli Esercizj di pietà, di Lettere, e di Virtù Cavalleresche saranno al più che sia possibile, conformi a quelli del sì celebre Seminario Romano; la di cui costante riuscita per più di un Secolo, e mezzo fa sperare simile il progresso di questo Nobile Collegio Palermitano.
Chi dunque desidera esservi ammesso, dovrà essere veramente Nobile, e per tale conosciuto concordemente, secondo le leggi, e condizioni stabilite da alcuni Signori Titolati de’ più Savj; ai quali i PP. della Compagnia, prima di ricevere alcuno nel Convitto, ne rimetteranno il giudizio“.
Il testo prosegue con una serie di disposizioni pratiche legate al vitto, all’alloggio ed al culto da adempiere all’interno del collegio (vestiario, corredo, mobilio, orazioni, etc.); vengono indicate, inoltre, anche le materie studiate dai convittori (“Gramatica, e Rettorica; la Filosofia Morale, e Specolativa; le Meteore, la Matematica; le due lingue Greca, ed Ebrea; la Legge Canonica, e la Teologia Scolastica, e Morale […] oltre allo Studio de’ Concilj, dell’Istoria, della Geografia, della Cronologia, e di altre Scienze proprie de’ Nobili, che loro insegneranno i Padri della Compagnia, lo studio ancora della Legge Civile, che verrà ad insegnare un perito Dottore […] Nella medesima maniera dovranno riconoscersi i Maestri di lingue forastiere, di suono, di canto, Cavalletto, Picca, Bandiera“).
Condizione indispensabile per frequentare il collegio è la sicura appartenenza alla nobiltà ed i giovani vengono accolti a partire dall’età di 8/9 anni sino e non oltre l’età di 18 anni. Il Collegio Romano ed il museo Kircheriano vengono presi come modelli per l’organizzazione della scuola e del museo siciliano. Gran parte della futura classe dirigente, l’intellighenzia palermitana e addirittura alcune delle figure significative per la storia del Salnitriano studiano presso la scuola gesuitica.
Per comprendere l’importanza ed il significato culturale del museo palermitano è necessario capire le dinamiche filosofico-dottrinali che hanno favorito la nascita del Collegio dei Nobili, istituito il 9 ottobre del 1728. Lo scritto del Lupi, inoltre, pubblicato a Palermo presso la stamperia di Stefano Amato proprio in quell’anno, riferisce già dell’esistenza di “170 somiglianti Convitti“, distribuiti presso le più importanti “Città Cattoliche“, l’ultimo dei quali nell’ottobre del 1727 a Madrid(5).
Nel 1714 il Parlamento Siciliano auspica un rinnovamento didattico-pedagogico atto a formare una classe dirigente moderna, criticando apertamente l’aristotelismo dogmatico impartito nelle scuole della Compagnia di Gesù, che sino ad allora hanno gestito l’istruzione in Sicilia (27 collegi di istruzione secondaria)(6). La richiesta, fatta prima a Vittorio Amedeo di Savoia (figg. 1-2), viene nuovamente avanzata all’imperatore d’Austria, Carlo VI d’Asburgo (fig. 3), nel 1723(7).
Qualche anno dopo, nel 1728, nasce a Palermo il primo Collegio dei Nobili dei padri Teatini, dove insegnano studiosi lombardi, veneti e toscani, influenzati da un programma riformatore ispirato al “protoilluminista” Ludovico Antonio Muratori (fig. 4), e nel 1737 sorge un terzo Collegio degli Scolopi, favorito e promosso da Ferdinando II Tomasi (1697-1775), Principe di Lampedusa, suocero del capo della massoneria palermitana Antonio Lucchese Palli, Principe di Campofranco (1716-1803)(8). Entrambe le scuole sembrano orientate verso i nuovi fermenti culturali, che si sviluppano nel continente europeo, e tentano di seguire le teorie scientifiche di Newton e la filosofia di Leibniz(9).
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Note
1 Sicula Historia 1728-1768, Collegium Panormitanum, 1741/42, XXI, pp. 30-31.
2 Lettera di Giuseppe Maria Gravina a Ferdinando Bassi custodita presso la Biblioteca dell’Università di Bologna ai segni 296 (233), vol. III, cc. 253 r. – 254 v..
3 F. A. Zaccaria, Storia letteraria d’Italia, Venezia, 1750-1759.
4 A. M. Lupi, Dissertazioni lettere ed altre operette, Faenza, 1785; R. Graditi, “L’idea originaria del Museo Salnitriano, in F. P. Rizzo (a cura di), SEIA. Quaderni di studi storico-archeologici dell’antichità, n. s. XVII-XVIII, 2012-2013, Bari – S. Spirito, 2014, pp. 80-81; A. Lo Nardo, Antonio Maria Lupi, in A. Armetta (a cura di), Dizionario enciclopedico dei pensatori e dei teologi di Sicilia. Dalle origini al sec. XVIII, Caltanissetta – Roma, 2018, vol. VII, pp. 2990-2992.
5 Lupi, Dissertazioni, cit., I tomo, pp. IX-XIV.
6 R. Graditi, Il museo ritrovato. Il Salnitriano e le origini della museologia a Palermo, Palermo, 2003, p. 34, nota n. 4.
7 Lupi, Dissertazioni, cit., I tomo, pp. IX-XIV.
8 Cfr. A. Brigaglia-P. Nastasi, Tentativi di rinnovamento nell’insegnamento delle scienze nei collegi gesuitici siciliani nella prima metà del XVIII secolo: M. Spedalieri, M. Cammareri, F. Plata, G. Barca, P. Marino, F. Arena, in AA. VV., La Sicilia del Settecento, Messina 1986, I, p. 155; I. Nigrelli, Controversie religiose, riformismo e “avanzamento della scienza” in Sicilia dall’interdetto all’espulsione dei Gesuiti, in AA. VV., Filippo Arena e la cultura scientifica del Settecento in Sicilia, Palermo 1991, pp. 158-159.
9 Graditi, Il museo ritrovato, cit., pp. 45, 49 nota n. 164.