Napoli nel racconto della politica 1945-1997
AURELIO MUSI
I libri sulla storia politica di Napoli dal dopoguerra ad oggi non mancano. Ma questo di Luigi Musella, Napoli nel racconto della politica 1945-1997 (Carocci 2016), mostra una fisionomia che si fa apprezzare per alcuni elementi di originalità. L’autore mette in discussione luoghi comuni. Racconta la politica attraverso le biografie e le mitografie dei personaggi, degli uomini in carne ed ossa: e, ben si sa, a Napoli soprattutto, la personalità conta più di ogni altra cosa nella rappresentazione del potere. La stampa e i media non sono considerati solo importanti documenti di riferimento, ma anche e soprattutto strumenti per la creazione di miti positivi e negativi del personaggio presso l’opinione pubblica. Il lavoro di Musella, altresì, nella sua certosina, paziente ricostruzione dei mutamenti negli equilibri e negli assetti del governo napoletano, rappresenta uno strumento di primaria importanza per ricostruire precisamente i passaggi, a volte tortuosi, della politica locale durante la seconda metà del secolo scorso. Infine molte considerazioni offerte dall’autore, come quelle sul populismo, risultano ancora attuali.
Naturalmente non tutti questi elementi sono organicamente e in modo soddisfacente trattati e fusi nel libro di Musella. Sicuramente riuscito è il ritratto di Antonio Gava. I motivi della sua progressiva egemonia e i termini del suo sistema di potere sono organicamente ricostruiti: dall’occupazione del partito della Dc locale al controllo del governo provinciale, quindi di quello comunale. Persiste, secondo Musella, il modello notabiliare: le novità della più sofisticata organizzazione, inaugurata da Antonio Gava, coesistono con il tradizionale ricorso ai legami di natura personale. Tuttavia l’attenzione dell’autore si concentra soprattutto sulla demonizzazione del personaggio ad opera della stampa non solo di opposizione, ma anche più legata a correnti interne alla Dc in contrasto con Gava. Viene costruito così il suo mito negativo, “il capo del partito delle tessere e delle clientele”. Una più corretta storicizzazione induce Musella a vedere ombre e luci nel personaggio Gava. A formulare, ad esempio, un giudizio sostanzialmente positivo sulla progettazione strategica per Napoli nella seconda metà degli anni Sessanta: viabilità, piano di sviluppo industriale, proposta per il centro direzionale furono solo alcuni elementi di quella progettazione.
Alla stampa l’autore attribuisce anche la creazione di altri miti, positivi e negativi. Quelli relativi ad Achille Lauro innanzitutto. Il mito positivo fa leva su fattori diversi: l’esaltazione della “nazione napoletana” contrapposta agli interessi settentrionali; la simpatia di cui gode il comandante presso il popolo, il “suo” popolo; la sua capacità di trattare da pari a pari con poteri diversi, di “non fare anticamera” ( ed “è Napoli che non fa anticamera”), di “fare qualcosa” per la città mentre prima c’era l’inerzia totale. E per contrasto la stampa di opposizione crea il mito negativo: Lauro espressione della Napoli “lazzarona”, cattivo amministratore e protettore degli speculatori.
Naturalmente – e ben lo evidenzia Musella – il successo e la presa sull’opinione pubblica della mitografia del personaggio creata dai media sono dipendenti dalle condizioni di crisi in cui vengono formandosi. Così è per il “compagno” Valenzi, il sindaco onesto, “diverso” per una Napoli “cambiata” dopo la crisi del colera del 1973, simbolo di laboriosità e ordine dopo la destra laurina “becera e ingorda” e il “clientelismo” dei Gava. Così è ancora per Bassolino dopo lo scandalo di Tangentopoli e Mani pulite.
Non sempre risulta chiaro dalla prospettiva dell’autore quanto di questa realtà costruita, prodotto dell’elaborazione e dell’attenzione da parte dei media, abbia a che fare con la realtà oggettiva e se e come effettivamente influenzi l’opinione pubblica. Mancano inoltre l’anello di congiunzione e la possibilità del confronto fra gli equilibri e i mutamenti politici locali e quelli nazionali.
Temi da approfondire, dunque: e il lavoro di Musella offre un meritorio contributo nella direzione giusta