Medici ciarlatani, magici intrugli e vaccini hi-tech
No-vax ieri e oggi: cinque considerazioni da tenere presenti
Nel bel contributo di Domenico Cassano, che segue, emergono alcuni elementi che dovremmo tutti tenere presente nell’analisi critica degli attuali movimenti no-vax.
- Il fenomeno è antico e la considerazione del rapporto presente-passato deve guidare la comprensione critica movimenti che si oppongono alla vaccinazione anticovid.
- Come all’origine della modernità – in cui il rapporto fra magia e scienza non fu solo conflittuale – anche nelle terapie antipandemiche fra Sette e Ottocento furono frequenti gli scambi e le connessioni fra scienza medica e rimedi suggeriti dalle usanze di popoli cosiddetti “primitivi”.
- Fondamentalismi e radicalismi religiosi ispirano, ieri come oggi, l’opposizione al vaccino.
- A fronte dei no-vax di parte della scienza medica e delle false credenze di massa c’è l’intervento delle istituzioni che promuovono campagne vaccinali.
- Il potere politico, pur influenzato dalla pressione di settori scientifici e di gruppi dell’opinione pubblica, in ultima istanza dà priorità al valore della salute pubblica rispetto a quello della libertà individuale.
Aurelio Musi
Parte prima: un breve excursus sui movimenti no-vax tra XVIII e XIX secolo
Strano destino, quello dei vaccini: l’innovazione sanitaria che più di tutte ha inciso favorevolmente sul tessuto socio-economico della collettività, oltre che sulla salute umana, continua ad essere a tutt’oggi preda di infondati pregiudizi quanto ingiusto bersaglio da parte di movimenti di opposizione. Un fenomeno complesso che affonda le sue radici in molteplici ragioni di natura etica, religiosa, politica e sociale.
Nella storia secolare delle vaccinazioni, le prime controversie risalgono agli inizi del ‘700, allorquando il dottor Zabdiel Boylston, per contrastare un’epidemia di vaiolo che imperversava nel 1721 a Boston, nel Nord America, sperimentò la pratica della variolizzazione (iniettare in individui sani materiale proveniente dalle lesioni di soggetti infetti) in due schiavi e nel proprio figlio tredicenne. Tale tecnica gli era stata suggerita da un suo concittadino, il reverendo Cotton Mather che, avendo notato una cicatrice sul braccio del suo schiavo, Onesimo, aveva appreso da quest’ultimo che si trattava di un metodo assai diffuso nella medicina africana, utile a preservare per sempre dal contagio del virus.
L‘indignazione dei fondamentalisti – che videro calpestato il principio della predestinazione – fu tale che lo sventurato medico venne costretto a esercitare la sua professione di notte, sotto mentite spoglie, subendo perfino un attentato (il lancio di una bomba nella propria abitazione) dal quale uscì fortunatamente illeso – pur riuscendo a vaccinare circa 250 persone.
Analoghe problematiche sono riscontrabili nel Regno Unito. Nel 1796, la preparazione ad opera del dottor Edward Jenner di un vaccino con materiale bovino, meno virulento rispetto a quello umano, suscitò il disappunto dei benpensanti, che mal tollerarono la contaminazione dell’uomo con elementi di derivazione animale. Tanto più che si trattava di mucche, considerate creature inferiori.
I risultati di tali ricerche confluirono nella pubblicazione di un testo, An Inquiry into the Causes and Effects of the Variolae Vaccinae, del 1798, in cui il dottor Jenner illustrò benefici e vantaggi di questa metodica innovativa. Ad esso si ispira la stesura di un pacchetto di leggi – i cosiddetti UK Vaccination Acts – varate lungo un periodo che va dal 1840 al 1907, nel corso del quale vennero adottate misure sempre più restrittive in merito alla vaccinazione. Resa inizialmente gratuita per le “classi inferiori e non istruite” (1840), successivamente obbligatoria (1853). Per gli inadempienti erano previste sanzioni pecuniarie fino alla reclusione (1874), mentre in caso di sospetta malattia contagiosa si imponeva il ricovero coatto (Notification of Infectious Diseases Acts del 1889 e 1899).
Tali norme – pur storicamente innovative perché sancivano per prime la volontà istituzionale di gestire la salute dei propri concittadini – trovarono forte opposizione negli ambienti liberali in quanto considerate lesive della libertà personale, contravvenendo al principio dell’autodeterminazione.
In aggiunta, il frequente riscontro di gravi e fatali reazioni avverse alimentò diffidenze e dubbi sulla reale efficacia dei vaccini. Goffe procedure furono causa di infezioni secondarie – come l’epatite, la tubercolosi e la sifilide – in una temperie popolata da ciarlatani che propagandavano rimedi di strada, unica opzione disponibile per i meno abbienti, esclusi dalle cure per l’assenza di un sistema sanitario operante.
Un censimento del 1841 nel Regno Unito indica che l’aspettativa di vita media superava di poco i 40 anni e che il 15% dei bambini moriva prima dell’età di un anno; inoltre un terzo dei medici praticava la divina arte ippocratica senza alcun titolo. Una regolamentazione ufficiale si ravvisa a partire dal 1858, allorquando viene varata una legge che introduce un Registro nazionale dei medici.
In molte città nacquero movimenti no-vax, tra cui la Anti-vaccination League istituita nel 1869 a Leicester, fiorente cittadina delle Midland orientali, dove si assistette allo svolgimento di affollati raduni con disordini e tafferugli tali da dar luogo all’esecuzione di circa 6.000 procedimenti penali. Il Leicester Mercury, quotidiano della omonima regione, riportò il caso del signor Banford che, dopo aver assistito all’ammalarsi, a seguito di una vaccinazione, dei primi due figli di erisipela (una malattia cutanea) nonché alla morte del terzogenito, “è stato multato di 10 scellini, con l’opzione di sette giorni di reclusione per aver rifiutato di sottoporre il suo quarto figlio al vaccino” (1872).
I pareri di medici, illustri e non, occupavano le pagine delle numerose riviste a carattere antivaccinale, quali l’Anti-Vaccinator (1869), il National Anti-Compulsory Vaccination Reporter (1874) e il Vaccination Inquirer (1879).
William Collins, illustre medico londinese, nel 1882 scrive: “Non ho fiducia nella vaccinazione, anzi la guardo con grande disgusto e credo fermamente che sia spesso il mezzo per veicolare molte nauseanti e ripugnanti malattie…”. Analoga l’opinione di Sir William Ossler, unanimemente considerato uno dei padri della medicina moderna: “la sifilide è senza dubbio trasmessa dalla vaccinazione”.
E ancora, Chandos Leigh Hunt, autrice di un opuscolo dal titolo Vaccination Brought Home to the People, del 1876, afferma: “Se il diavolo si diverte a torturare, deve davvero divertirsi con la vaccinazione!”.
Risultato di una tale campagna di “contro-informazione” è l’emanazione, nel 1898, di nuove norme che, oltre a prevedere pratiche di vaccinazione più sicure, di fatto ne eliminavano l’obbligo, il che comportava come conseguenza la riduzione del numero dei vaccinati. Alla fine di quello stesso anno vennero rilasciati più di 200.000 certificati di liberatoria a obiettori di coscienza, gran parte dei quali rappresentati da soggetti di sesso femminile e appartenenti alla classe operaia.
Tutto ciò comporterà un aumento dei casi di contagio e di morte a seguito del diffondersi di un’epidemia di vaiolo agli inizi del Novecento.
Analoghi movimenti di opposizione nascono negli Stati Uniti, quali The Anti-Vaccination Society of America (1879), seguita dalla New England Anti-Compulsory Vaccination League (1882) e l’Anti-Vaccination League of New York City (1885).
A seguito della diffusione di nuove ondate pandemiche, nel 1901 il Boston Board of Health impose la vaccinazione obbligatoria ai soggetti delle classi meno abbienti mentre l’anno successivo il Cambridge Board of Health del Massachusetts la estese a tutti i residenti in città.
Negli annali giudiziari dell’epoca è riportato il caso di Henning Jacobson che disattese tale normativa ricorrendo al tribunale e successivamente, dopo il primo diniego, alla Corte suprema dello Stato: anche quest’ultima gli negherà il diritto della libertà individuale dando priorità alla salute pubblica.
L’annoso dibattito se rendere obbligatoria o meno la vaccinazione rimane aperto anche oggi, ma qui la partita in gioco è tra libertà personale e obblighi sociali: sarebbe auspicabile limitare la prima in nome del bene comune.
Di fatto, si registra una crescente tendenza a disattendere una pratica che ha consentito l’eradicazione dal pianeta di devastanti malattie infettive, in primis il vaiolo, il cui ultimo caso è stato registrato nel 1977 in Somalia: una condizione preoccupante che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito “una delle dieci principali minacce alla salute globale”.
Accogliere con umiltà e riconoscenza la grande eredità che ci ha lasciato 250 anni fa il medico di campagna, Edward Jenner: poter vivere in un mondo senza più temibili epidemie. E le odierne vicende legate al Covid-19 ne sono la triste testimonianza