“Nullus locus sine genio”: Palermo e il suo Genio
Da quest’anno per volere dell’amministrazione comunale, il 12 gennaio Palermo festeggerà il Genio. Ma chi o che cosa rappresenta il Genio di Palermo? Un uomo barbuto e coronato, assiso in trono, un serpente che si nutre al suo petto: è il Genio di Palermo, patrono laico tutela della città. Da sempre, è considerato il simbolo di tutti i cittadini di Palermo, a prescindere dalla loro razza, dal loro credo e dalla loro estrazione sociale. Sotto un profilo civico, dunque, questa figura assume un significato universale, perché lega quanti siano nati in diverse epoche nel capoluogo siciliano. Eppure è possibile scorgere in questa figura dei significati assolutamente originali, che rimandano ad antichi culti pagani, presenti nell’isola prima dell’affermazione del Cristianesimo. Il genius loci era per i Romani una divinità minore: a differenza del Lare, che difendeva l’abitazione propria di un individuo, il genius loci proteggeva il luogo, naturale o meno, in cui si dimorava o vi si trovava a vivere. Il Genio è espressione dell’identità popolare: il suo significato sociale, quindi, è quello di un vero e proprio santo protettore laico della città, tanto che nell’immaginario collettivo è contrapposto alla tutrice religiosa di Palermo, Santa Rosalia. Il riferimento al Genio è infatti contenuto nel grido “Viva Palermo e Santa Rosalia” che accompagna il Festino in onore della Patrona. Infatti, “Viva Palermo” equivale a dire “Viva il Genio”: la credenza vuole che il Genio sia in realtà la divinizzazione del condottiero punico Palermo, fondatore del capoluogo, e la statua sarebbe dono di Scipione l’Africano alla città, valida alleata nella guerra contro Annibale. Sacro e profano dunque: così è stato, per esempio, quando nel 1596 si decise di tagliare a croce il più antico quartiere cittadino, il Cassaro, per celebrare la vocazione cristiana di Palermo. A questo atto, l’amministrazione contrappose il suo nume eterodosso, in modo da creare una convivenza eclettica tra cristiano e religioso e laico e sociale, ponendo i due protettori nella facciata di protezione del palazzo comunale. A Palermo esistono otto sculture del genio: le più antiche sono quelle all’ingresso del Porto e a Palazzo Pretorio, di cui non si conosce la datazione. Le altre invece, realizzate tra il XV e il XIX sec. sono le seguenti: il Genio del Garraffo; il Genio di Piazza Rivoluzione; quello di Villa Giulia; il Genio dell’Apoteosi di Palermo a Palazzo Isnello, dipinto da Vito D’Anna nel 1760; il Genio di Villagrazia o di Villa Fernandez e infine, il più recente (fine del XIX sec.), il Genio del mosaico, realizzato da Pietro Casamassima come pannello musivo della Cappella Palatina, al Palazzo dei Normanni. Nonostante la nebulosa in cui è avvolta la storia, il Genio è ancora vivo nella sua città, la scruta da diverse prospettive, maestoso nelle edicole, nelle fontane e nei mosaici, e incarna questa città dalla storia multiforme e ancora profondamente misteriosa e affascinante.
Per approfondire:
- Di Giovanni, Palermo restaurato (XVII secolo), Palermo, Sellerio Editore, 1989;
- Pitrè, Almanacco popolare palermitano, Palermo, Edizioni Ristampe Siciliane, 1985;