Torri e palazzi, così Palermo volle sognarsi medioevale
Dal campanile della cattedrale ai Quattro Pizzi dell’Arenella: il boom del neogotico vide il restyling dei monumenti simboleggiando un primato della “nazione” siciliana
di Sergio Troisi
A un certo momento, agli inizi dell’Ottocento, prima in modo timido poi sempre più convinto, Palermo prese a sognarsi in abito medievale, e a costruire palazzi aristocratici e altoborghesi, chiese, torri e cappelle sepolcrali secondo una grammatica neogotica di volta in volta erudita e fantastica, filologica o approssimativa. Accadeva in tutta Europa – il fenomeno è entrato nei libri di storia col termine Gothic revival -, in Francia come in Germania o in Inghilterra e naturalmente in Italia, e come negli negli altri paesi europei quello che poteva sembrare una semplice divagazione del gusto, un esercizio raffinato sull’onda della memoria, della storia e della nostalgia, si caricava in realtà di precise indicazioni politiche, di contrapposizioni e di polemiche più o meno sottese.