Presentazione del volume “Descendit ad Inferos” della Collana Frammenti di Palermo University Press
Si è svolta la seconda presentazione della rassegna culturale Sicilia in Frammenti promossa dalla casa editrice Palermo University Press con il secondo frammento “Descendit ad Inferos”.
A questo evento hanno preso parte: il Professore Antonino Giuffrida, docente di Storia Moderna e fautore della realtà della casa editrice dell’Università degli Studi di Palermo; il Professore Andrea Le Moli, docente di Storia della Filosofia, in qualità di moderatore; il Professore Padre Carmelo Torcivia, docente di Teologia e il Professore Gianclaudio Civale, professore associato presso l’Università degli Studi di Milano, studioso dell’Inquisizione spagnola e autore del volume.
A fare da sfondo alla presentazione odierna è stata la Biblioteca centrale “Alberto Bombace” della Regione Siciliana, casa del Collegio Massimo dei Gesuiti fino all’espulsione dell’ordine religioso avvenuta nel 1767 e da quel momento sede della neonata Università degli Studi di Palermo, fino al suo riadattamento come biblioteca nel 1778. Gianclaudio Civale guida il lettore, potremmo dire quasi tenendolo per mano, all’interno della realtà della Palermo spagnola e nello specifico delle carceri dell’Inquisizione spagnola di Palazzo Chiaramonte-Steri, sede odierna del Rettorato dell’Università di Palermo.
Questo volume è il prodotto di una ricerca non solo di archivio, tramite l’analisi delle carte dell’Inquisizione spagnola presenti a Madrid, ma anche di un’ attenta analisi dei graffiti prodotti dai detenuti (Reos) o per dirla con le parole di Giuseppe Pitrè, scopritore di quest’ultimi, dei palinsesti presenti all’interno del complesso carcerario – importante è quello del poeta Michele Moraschino, avvocato caduto in disgrazia, che si dedicò successivamente alla carcerazione all’ attività poetica, che verrà finanziato dal nuovo inquisitore di Palermo.
In conclusione lo scopo della ricerca è stato quello di dare voce a coloro che hanno vissuto con un animo carcerato dietro alle sbarre, o ancora meglio, donando loro quel minimo di dignità che ogni uomo merita comunque.