Parole in divenire
Questo volume a cura di Alberto Sciumé e Aldo A.Cassi, Parole in divenire. Un vademecum per l’uomo occidentale (Giappichelli editore 2016), è un prodotto utile, ma da usare col concorso di una guida intelligente. E non sono sufficienti, a tale riguardo, i contenuti e i servizi aggiuntivi dell’archivio virtuale connesso allo strumento cartaceo. Perché nel libro come nel web le fonti di riferimento per un prodotto che pur sempre ha a che fare con la conoscenza storica restano indefinite. Per tre buoni motivi: perché è difficile attraversare queste “parole in divenire” e attingere l’archeologia del senso; perché l’equilibrio tra sincronia e diacronia non sempre è realizzato; perché la selezione delle fonti come tracce e testimonianze è problematica e risponde a criteri assai disomogenei fra di loro.
Voglio dire che a volte prevale l’esigenza primaria della storicità. E’ il caso della voce Comune, comunità e corpi intermedi curata da Michele Rosboch, di quella Giustizia-legge, curata da Alberto Sciumé, di Fallimento-impresa, curata da Monti, in cui il rapporto fra storia e attualizzazione, continuità e discontinuità è sempre attentamente seguito. Bene anche l’invito di Stefano Calonaci, redattore della voce Feudo, feudalesimo, feudalità, a partire dall’uso dei termini nel linguaggio comune per criticamente storicizzarli. Aldo Andrea Cassi , autore di Inconscio-psicanalisi, interpreta le fonti come le radici filosofiche dell’inconscio e ricostruisce storicamente l’itinerario freudiano. E la “pariola in divenire” ben si riconosce in Rivoluzione di Rossella Cancila. Va detto che generalmente si rivela assai utile il ricorso alle tradizionali, ma ancora efficaci, ripartizioni storiche della civiltà occidentale (classica, cristiana, ecc.) come grandi quadri di riferimento e orientamento didattico.
Altre volte la storicità appare marginale o non si mostra affatto come nel caso delle voci Amore e odio, uomini e donne e Arte e bellezza, di cui è autrice Maria Bettetini: il suo linguaggio suggestivo intriga, ma rende assai difficile il riconoscimento delle “parole in divenire”. E il primato della dimensione giuridico-dottrinaria nella voce Nazione-Stato di Enrico Genta ne disperde l’identificazione della contestualizzazione storica.
La riflessione sull’etimo delle parole riserva poi non poche sorprese e costituisce sempre un utile punto di partenza efficacemente utilizzato da Gian Luca Podestà in Moneta-Credito-Finanza e da Alberto Sciumé in Persona-Soggetto-Natura. Un altro modo intelligente di uso delle fonti è il ricorso alla letteratura. E’ ancora Sciumé ad adottare questa scelta quando si riferisce a Dante per illustrare la dimensione etica della giustizia e a Manzoni per riferirsi alla giustizia come insieme di norme regolatrici della civile convivenza fra gli uomini.
Insomma si tratta di un tentativo coraggioso, per certi versi originale anche se alquanto ambizioso, di offrire un “vademecum per l’uomo occidentale”. Ma il volume evidenzia la difficoltà di realizzare una sintesi tra l’interdisciplinare, il molteplice e il bisogno di unità, oggi indispensabile per fornire quadri conoscitivi di riferimento e orientamento omogenei soprattutto per i giovani.