Dopo la peste, il Rinascimento
Riflessioni (post?) pandemiche in tempi di coronavirus
Quello della rinascita è un tema che si ritrova in vari campi del sapere ed è alla base di molti culti e religioni presenti nel mondo. Essa non presuppone necessariamente la morte, ma può intendere anche un cambio di mentalità: come nel passaggio da un’epoca ad un altra, in cui tutto è in continuo mutamento.
Nel corso della storia l’uomo ha di continuo dovuto fronteggiare il problema epidemiologico. I cattivi odori nella classicità erano identificati con il Tartaro, la città infernale della pena ed il tormento.
Nel periodo cristiano il tanfo era sinonimo del peccato, in quanto l’inferno era un luogo in cui le anime subivano un’eterna grassificazione. A differenza delle anime dei santi, i cui corpi emanavano appunto il cosiddetto “odore di santità”: tanto che, nel XVII secolo, Giovanni Battista Morgagni – considerato il fondatore della medicina moderna – identificò nel naso lo strumento che Dio diede all’uomo per metterlo in guardia dal male(1).
La peste era provocata da cause naturali. Quasi fisiologica(2), a volte era vista come una punizione divina nei confronti degli uomini peccatori, tanto che in seguito all’epidemia degli anni 1347-1348 divenne, per usare le parole di Graziano Benvenuto, un topos obbligato nella letteratura del tempo della peste(3). Compiendo una lettura parallela degli eventi storici, l’attuale pandemia da covid-19 si potrebbe accostare alla peste del ‘300 (1346-1353).
Il XIV secolo è, infatti, un periodo molto particolare per l’Europa occidentale sotto il profilo economico, politico e demografico. In ambito economico si assistette al fallimento delle banche dei Bardi e dei Peruzzi, due delle famiglie fiorentine più importanti dell’epoca, tanto da prestare denaro al re d’Inghilterra per intraprende la Guerra dei Cent’anni (1353-1453).
Dal punto di vista demografico la popolazione venne decimata da un alto tasso di mortalità dovuto al morbo della peste. Questo flagello scoppiò in Asia, portato dai roditori, e si propagò a causa delle continue migrazioni dei Mongoli(4).
La peste – con cui la popolazione europea si dovette misurare per l’ultima volta nel 751 dopo Cristo durante l’impero di Giustiniano, di cui abbiamo notizia tramite lo storico Procopio di Cesarea(5) – colpì nuovamente Costantinopoli, Pera, colonia genovese sul Bosforo, e nel 1347 arrivò in Sicilia nella città di Messina.
L’epidemia approdò in Europa mietendo vittime in città mediterranee come Genova e Marsiglia e nell’anno successivo colpì Pisa e Venezia con le sue colonie(6). La peste mieté numerose vittime non solo nella penisola italiana, ma anche in quella iberica, in Francia, Inghilterra, Germania ed Europa centro-orientale(7).
Non produsse, però, effetti esclusivamente negativi. Attraverso la lettura de Il Trionfo della morte, si intuisce come i ricchi del tempo avessero preso in qualche misura coscienza di come, attraverso la carità e le opere di bene, si potesse ottenere la grazia e il paradiso. Di fatto – le opere finanziate dal ceto mercantile, dalle confraternite religiose o dai potenti – portarono per esempio alla nascita e allo sviluppo dei primi ospedali(8).
Gli effetti distruttivi della peste del ‘300 condurranno quindi a una rinascita delle città, della cultura, delle arti e dell’economia. L’epoca rinascimentale venne segnata in ambito culturale dall’anno 1453, quando «l’Europa cambia volto, i Turchi vi si espandono, cacciano via le lettere da Costantinopoli»(9). Con il Rinascimento, età di imprese titaniche, geni e mecenati, cambiò anche il ruolo della donna rispetto al Medioevo: «finalmente, per ben intendere la vita sociale dei circoli più elevati del Rinascimento, è da sapere che la donna in essi fu considerata pari all’uomo»(10).
Soprattutto in ambito educativo la donna «nelle classi più elevate era essenzialmente uguale a quella dell’uomo», distinguendosi per le sue doti letterarie e filologiche, e contribuendo al rilancio della poesia italiana «onde un numero considerevole di donne acquistarono una grande celebrità»(11).
Come accadde in epoca medievale, nel corso di questa crisi si assiste a delle azioni filantropiche da parte di esponenti di vari settori. Tra questi si possono citare personaggi del calibro di Bill Gates, annoverato al primo posto nella classifica degli uomini più ricchi del mondo e fondatore del colosso Microsoft; il sudafricano Elon Musk, patron Tesla, che anche prima del covid-19 aveva cominciato a collaborare con l’azienda tedesca Cura Vac.
In testa ai cambiamenti più vistosi c’è il mondo del lavoro: molte amministrazioni e aziende hanno deciso di continuare ad utilizzare la formula del lavoro agile. Tale metodo ha portato, soprattutto in campo aziendale, a un potenziamento delle piattaforme di commercio sul web e dei siti di vendita all’ingrosso e al dettaglio.
Lo storico israeliano Yuval Noah Harari ha analizzato come il lavoro dei prossimi anni si evolverà ed evidenzia che l’intelligenza artificiale (I.A.) cambierà tutto e sostituirà l’uomo stesso. Di fatto lo studio portato avanti dai neuroscienziati su alcune zone del cervello ha evidenziato come nel 2050 i computer potranno svolgere mansioni da psichiatri o guardie del corpo(12).
A fronte di ciò è doveroso domandarsi quale sarà il destino dell’uomo, figlio delle rivoluzioni industriali e della sfida tecnologica, in questo periodo di crisi in cui il coronavirus ha messo in ginocchio l’economia e il mercato del lavoro. E in seconda battuta se l’uomo del XXI secolo sarà in grado di risollevarsi, come l’uomo del Rinascimento, pianificando una rinascita come homo faber, forgiando il suo destino.
Note:
1 Cfr. D. Palermo, I pericolosi miasmi Gli interventi pubblici per la disciplina delle attività generatrici di esalazioni nel Regno di Sicilia (1743-1805), New Digital Frontiers, Palermo, 2018, p. 11.
2 Ibidem, p. 12.
3 Se prendiamo in analisi alcuni autori come Lucrezio, Boccaccio, Manzoni e Camus, troviamo questo topos letterario. Lucrezio, grazie allo storico Tucidide, delineò gli effetti della peste nell’Atene del 430 a.C. Di fatto il poeta latino descrive come la gente morisse per le strade sputando sangue e di febbre altissima e di come i parenti abbandonassero i defunti per paura del contagio e i cadaveri seppelliti in fosse comuni. Lo stesso panorama viene descritto da Boccaccio nel suo Decameron, in cui la peste venne vista come una punizione divina inflitta agli uomini per il decadimento morale e la mancanza di pudore nella società. Anche ne I Promessi Sposi, Alessandro Manzoni descrisse le cause fisiche della propagazione del morbo, la presenza delle istituzioni addette alla salvaguardia della popolazione, ma vi è la denuncia verso queste per l’incapacità nel trovare dei metodi curativi, tanto che si arrivò a trovare un colpevole, gli “untori”. Ne La Peste Albert Camus utilizzò la malattia come l’allegoria del male e della lotta contro di esso; tanto che il medico Rieux, protagonista insieme al signor Torrau, cercherà di sconfiggere il flagello. Ma alla fine, quest’ultimo si nasconderà e il medico capirà che la peste è come il male. Essa si nasconde e a un certo punto tornerà ad insidiare e attaccare gli uomini.
4 La peste derivava dalle pulci dei roditori. I parassiti attaccavano gli animali domestici con cui l’uomo ha sempre convissuto. A tal proposito si vedano J. Diamond, Armi, acciaio e malattie Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni, Einaudi, Milano, 2014, p. III, G. Cosmacini, Storia della medicina e della sanità in Italia: dalla peste nera ai giorni nostri, Edizioni Laterza, Roma-Bari, 2005, p. 7.
5 Cfr. S. Cunha Ujvari, Storia delle epidemie, Bologna, Odoya, 2002, p. 45.
6 Cosmacini, op. cit., pp. 5, 12-13, 15.
7 Cfr. W. Naphy, A. Spicer, La peste in Europa, il Mulino, Bologna, 2006, p. 27.
8 Si vedano i saggi di D. Santoro, Investire nella carità. Mercanti e ospedali a Messina nel Trecento, in L’ospedale, il denaro e altre ricchezze. Scritture e pratiche economiche dell’assistenza in Italia nel tardo medioevo (a cura di) M. Gazzini, A. Olivieri, Reti Medievali Rivista, 17, 1,(2016), pp. 345-366, P. Nanni, L’ultima impresa di Francesco Datini. Progettualità e realizzazione del «Ceppo pe’ poveri di Cristo», Id., pp. 281-308; T. Frank, The Lands of Saint Mary. The Economic Bases of the Hospital of Santa Maria dei Battuti. Treviso, 15th-16th Century, Id., pp. 249-279.
9 Cfr. Voltaire, Remarques sur l’histoire, Editore Gallimard, Parigi, 1957, p. 44.
10 Cfr. J. Burckhardt, Die Kultur der Renaissance in Italien, Basel 1860, trad. it. La civiltà del Rinascimento in Italia, Firenze 1968, pp. 361-362.
11 bidem, p. 363.
12 Cfr. Y. N. Harari, 21 Lezioni per il XXI secolo, Bompiani, Milano, 2018, pp. 43-47.