Presentazione del libro “Per la raccolta museale del Teatro Massimo di Palermo di Cristina Costanzo
«L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita, vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l’avvenire», Così recita l’incisione sull’architrave del portico del Teatro Massimo di Palermo, come monito a futura memoria, essa sovrasta gli attoniti turisti che con il naso all’insù ammirano la straordinaria monumentalità dell’opera più famosa dell’architetto palermitano Giovan Battista Filippo Basile, costruita secondo i canoni della bellezza neoclassica.
Palermo, che quest’anno è stata insignita dal titolo di capitale italiana della cultura, ha visto ieri, sabato 13 gennaio, un grande evento culturale. Presso la magnifica cornice della sala del palco reale è stata presentata la terza perla della sfavillante collana “Artes” della casa editrice Palermo University Press.
Ne hanno discusso con l’autrice, Cristina Costanzo; l’editore, Ninni Giuffrida; la direttrice della Collana, Prof.ssa Maria Concetta Di Natale e il Sovrintendente del Teatro Massimo Francesco Giambrone. Presso il salotto del palco reale, davanti ad un folto pubblico, si è discusso non solo della pubblicazione, un resoconto sulla raccolta museale del Teatro Massimo, ma di un nuovo rilancio culturale dell’intera città.
La raccolta museale, inaugurata da Pietro Mascagni il primo maggio del 1940, fu chiusa tre anni più tardi sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Non riaprì mai più. Nell’intervento dei relatori il teatro è stato interpretato come un luogo di produzione culturale, che è allo stesso tempo fabbrica viva di spettacoli e custode di una memoria condivisa. È così che scorrendo le pagine di questo libro, con l’autorevolezza e il rigore della ricerca scientifica delle fonti, il lettore troverà l’urgenza e la necessità di ridar vita a un Museo del Teatro capace di accogliere e rendere fruibile un patrimonio ricchissimo, prezioso e di grande valore.
La redazione dell’Identità di Clio, spera sia arrivato il momento d’interrompere questo lunga pausa durata più di settant’anni.