Referendum: cos’è e come funziona in democrazia
Il referendum, lo strumento di democrazia diretta che permette ai cittadini di esprimere il loro parere sulle leggi che promuove il Parlamento italiano: classificazioni e origini dal 1946 al primo referendum abrogativo sul divorzio fino ai giorni nostri.
Cos’è un referendum? La definizione
Il referendum è la richiesta fatta al corpo elettorale di esprimersi direttamente su una determinata questione con immediati effetti giuridici. È uno strumento di cosiddetta democrazia diretta, cioè una delle forme attraverso cui la Costituzione prevede che il popolo eserciti la sovranità senza l’interposizione di rappresentanti.
Gli altri strumenti di democrazia diretta sono l’iniziativa legislativa popolare e la petizione.
Classificazione dei quattro tipi di referendum
La Costituzione italiana prevede quattro tipi di referendum:
- referendum di revisione costituzionale (art.138 Cost.), espressione di “potere costituito”, ha carattere eventuale e si può inserire nell’ambito del procedimento di mutamento della Costituzione, chiamato, in linguaggio tecnico, di revisione costituzionale
- referendum abrogativo di una legge o di un atto avente forza di legge già in vigore, o di singole disposizioni in essi contenute. “È un atto-fonte dell’ordinamento dello stesso rango della legge ordinaria” (Corte costituzionale sent. 29/1987)
- referendum consultivo previsto dagli articoli 132 e 133 Cost. per la modificazione territoriale di Regioni, Province e Comuni
- referendum abrogativi o consultivi su leggi e provvedimenti amministrativi delle Regioni, che possono essere previsti e disciplinati dagli Statuti regionali
Il mandato imperativo: vado “ad referendum”
Si è soliti far risalire le origini del referendum alle prassi invalse in alcuni Cantoni svizzeri e, in generale, nelle assemblee medievali.
Lì vigeva il principio del cosiddetto “mandato imperativo”: i delegati eletti dal popolo, per far approvare definitivamente dai loro elettori le decisioni prese in nome del popolo, oppure per discutere di argomenti su cui non avevano ricevuto un mandato preciso, tornavano “ad referendum”, ossia “per riferire” ai loro elettori ed ottenere da essi l’approvazione o, appunto, il mandato. Già in origine, quindi, il referendum venne istituito come limitazione del meccanismo della rappresentanza.
Il 2 giugno 1946: così l’Italia diventò una Repubblica
Il 2 giugno 1946 gli italiani, e per la prima volta le italiane, votarono il referendum sulla forma istituzionale dello Stato italiano.
I dati: nel 1946 gli aventi diritto al voto erano 28 milioni (28.005.449), le donne ebbero un ruolo ed un peso determinanti, votarono infatti 12.998.131 donne, contro 11.949.056 di uomini.
I votanti furono quasi 25 milioni (24.946.878), pari all’89,08%. Tra questi 12.718.641 (pari al 54,27%) si espressero a favore della Repubblica, 10.718.502 (pari al 45,73%) a favore della Monarchia.
L’Italia cessava di essere una monarchia e diventava Repubblica.
Il primo referendum abrogativo in Italia: il divorzio
Il 12 e 13 maggio 1974 si è svolto in Italia il primo referendum abrogativo. Promosso dalla Democrazia cristiana di Amintore Fanfani, si proponeva di abrogare la legge 898/1970, che istituiva il divorzio come uno dei casi di scioglimento del matrimonio.
Ad essere messa in discussione era la cosiddetta legge Fortuna-Baslini dal nome dei due deputati, Loris Fortuna (socialista) e Antonio Baslini (liberale) primi firmatari delle proposte legislative che furono abbinate nel corso di un lungo iter di approvazione parlamentare.
I dati: si recarono alle urne 33.023.179; votarono contro l’abrogazione della legge 19.138.300 elettori (59,26%). I voti favorevoli furono 13.157.558 (40,74%).
Referendum abrogativi, i più significativi in Italia
In Italia i referendum abrogativi hanno segnato vere e proprie svolte del sistema politico e degli assetti istituzionali.
Dopo il primo referendum abrogativo sul divorzio, tra i più significativi si annoverano:
- 1978, referendum sul finanziamento pubblico ai partiti: l’81,2 % degli aventi diritto si recò alle urne e il 56,4% ha votato contro l’abolizione del finanziamento, mentre il 43,6% si espresse favorevolmente. Il quorum fu raggiunto.
- 1981, referendum sull’aborto: vi furono due differenti quesiti referendari. Il primo, presentato dai Radicali, che voleva rendere l’accesso all’aborto meno complicato, e il secondo, presentato dal “Movimento per la vita”, che aveva come obiettivo l’aggiunta di limitazioni alla normativa vigente. In entrambi i casi hanno vinto i no. ll quorum fu raggiunto.
- 1991, referendum sulla riduzione delle preferenze alla Camera dei deputati: il 95,6% dei votanti si espresse a favore della riduzione, e solo il 4,4% votò contro. Il quorum fu superato con il 62,5 % degli elettori.
- 1993, referendum sul finanziamento pubblico ai partiti: il quesito, presentato dal partito Radicale, vide il 90,3% degli elettori favorevoli all’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti contro il 9,7% dei restanti votanti. Il quorum fu raggiunto.
- 1995, referendum sulla privatizzazione Rai. I cittadini italiani si espressero a favore dell’abrogazione della legge che rendeva pubblica la Rai: Il 54,9% votò a favore mentre il 45,1% si espresse contro. Il quorum fu raggiunto.
- 2001, referendum sulla gestione dei servizi pubblici, sull’acqua pubblica e sull’energia nucleare: gli elettori italiani furono chiamati a dire la loro sulle modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, sulla terminazione della tariffa del servizio idrico integrato e sull’abrogazione delle nuove norme che consentivano la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare. Il quorum fu raggiunto con il 54,8% degli aventi diritto e tutti i quesiti referendari vennero approvati, con oltre il 90% degli elettori favorevole.
- 2016, referendum sulle trivelle: è stato chiesto agli italiani se volessero abrogare la parte di una legge che permetteva a chi ha ottenuto concessioni per estrarre gas o petrolio da piattaforme off-shore entro 12 miglia dalla costa di rinnovare la concessione fino all’esaurimento del giacimento. Con l’affluenza del 31,2 % dei votanti, il referendum non è stato valido: l’85,5% ha votato a favore mentre solo il 14,2% contro.