Il Regno delle Due Sicilie, la storia e il periodo
Il Regno delle Due Sicilie: costituzione e dissoluzione della monarchia assoluta che governò l’Italia meridionale dalla Restaurazione all’Unità d’Italia
Il Regno delle Due Sicilie: il periodo storico
I primi di maggio del 1815, Gioacchino Murat, re di Napoli e cognato di Napoleone Bonaparte, viene sconfitto dall’esercito austricaco nella battaglia di Tolentino. Una disfatta che porterà al tramonto del dominio napoleonico, durato un decennio, sul regno di Napoli. Con il successivo trattato di Casalanza, siglato il 20 maggio 1815, i territori del napoletano tornano sotto il dominio Borbonico, determinando la condizione per la nascita del Regno delle Due Sicilie.
Il Regno delle Due Sicilie: il congresso di Vienna
Nello stesso periodo, tra il novembre del 1914 e il giugno del 1915, una volta sconfitto ed esiliato Bonaparte, le principali potenze europee si riuniscono a Vienna per stabilire il futuro dell’Europa. E per farlo, cercano di riportare indietro l’orologio della storia. Il periodo noto come Restaurazione non è altro che il tentativo di ripristinare il potere sottratto da Napoleone alle monarchie assolute, un anacronismo che finirà per ritorcersi contro i suoi stessi fautori.
Due corone per un re
L’arco vitale del Regno delle Due Sicilie ha una durata di soli 45 anni: dal 1816 al 1861, attraversando il tumultuoso periodo delle guerre d’indipendenza italiane e del Risorgimento.
La nascita del regno si deve alla condizione storica che vide Ferdinando di Borbone ritrovarsi contemporaneamente a essere sovrano sia del regno di Napoli (con il titolo di Ferdinando IV di Napoli) che del regno di Sicilia (con il titolo di Ferdinando III di Sicilia). Un’anomalia che porterà all’unificazione delle due corone sotto lo stesso sovrano: Ferdinando I delle Due Sicilie.
Il Regno delle Due Sicilie: un nuovo vecchio regno per un nuovo vecchio sovrano
La storia delle “Due Sicilie”, nasce nel 1130 quando i due regni, di Napoli e di Sicilia, venivano indicati come “al di là del faro” e “al di qua del faro”, condividendo alternandosi sotto il dominio degli Aragonesi e successivamente dei Borbone.
Quando Ferdinando I riprende il potere, dopo la caduta di Bonaparte e dei suoi alleati, ristabilisce la monarchia assoluta e sposta a Napoli la capitale, rendendo la Sicilia componente subalterna del regno, annullando il potere del parlamento siciliano e la costituzione da lui stesso promulgata nel 1812.
Lo stemma araldico del regno
Assumendo lo status di nuovo regno unificato, le “Due Sicilie” e il loro sovrano ottengono un nuovo stemma araldico, il cosiddetto “Grande stemma del Regno delle Due Sicilie”, considerato oggi uno dei più completi esempi dell’arte araldica. Un simbolo composito, che riunisce in se non solo gli attributi (araldici) dei due regni ripercorrendo la linea cadetta dei Borbone (quella italiana), ma ne ricostruisce la discendenza diretta dalla casata di Spagna. Lo stemma assume quindi valenza filologica nella storia delle dinastie reali europee, ricostruendo uno dei periodi più complessi dal punto di vista degli intrecci nobiliari del vecchio continente.
Il Regno delle Due Sicilie: la bandiera
Tre sono le incarnazioni della bandiera del Regno delle due Sicilie e tutte vedono campeggiare al centro lo stemma araldico dei Borbone delle due Sicilie. La prima, adottata tra il 1816 e il 1848 presenta un campo bianco per richiamare il colore dinastico, che viene successivamente affiancato dal rosso e il verde del tricolore italiano. Nella seconda versione, utilizzata brevemente tra il 1948 e il 1949, viene infatti aggiunto un doppio bordo, spesso e rettangolare, in cui viene racchiuso lo stemma del regno. Lo stesso simbolo sarà al centro della terza bandiera, impiegata nel 1860-61, dove il rosso e il verde sono diventate le spesse bande laterali proprie dell’odierno tricolore italiano.
La caduta del Regno delle Due Sicilie
Nel vano tentativo di ritornare all’Ancien régime, i monarchi europei cercano di ristabilire un equilibrio che gli ideali della Rivoluzione francese avevano di fatto spezzato per sempre. Anche per questo il 1800 viene ricordato come un secolo caratterizzato da moti rivoluzionari ed insurrezionalisti capaci di scalfire le grandi Corone continentali e infrangere il potere territoriale delle piccole monarchie periferiche. Questo porta alla nascita di nuovi regni basati principalmente sulle idee identitarie di popolo e nazione trasmesse dai rivoluzionari del 1789. Un processo che nella penisola italiana culminerà con la caduta del Regno delle Due Sicilie, i cui territori verranno annessi a quelli del nascente Regno d’Italia di ascendenza sabauda.
La spedizione dei Mille
Sotto il dominio di Francesco II, il Regno delle Due Sicilie crolla a causa dell’intrinseca fragilità interna. La debolezza del governo locale, la corruzione e la stanchezza del popolo quanto dell’esercito permettono a Giuseppe Garibaldi di compiere la sua storica impresa. L’epopea garibaldina infrange l’immobilità del regno, che capitola quasi senza opporsi agli invasori.
Per una serie di mirabolanti colpi di fortuna, guidati dalle mani compiacenti di molti ufficiali della marina e dell’esercito borbonici, i Mille liberano la Sicilia risalendo la penisola fino al napoletano, dove l’eroe dei due mondi ottiene la resa della dinastia che domina il meridione d’Italia.
Il Regno delle Due Sicilie: per approfondire
Pubblicato nel gennaio 201, il libro di Aurelio Musi ”Napoli e Sicilia, 1848“ (edito da Palermo University Press nella collana “Frammenti”), è adatto per esplorare il complesso arazzo di eventi susseguitisi dall’alba al tramonto del Regno delle due Sicilie, analizzando quel 1848 che segnò una svolta nei rapporti tra le due anime del regno, in un momento nel quale l’unità d’Italia era ancora in bilico, legata a una serie di trame internazionali che sarebbero giunte a compimento solo nel decennio successivo.