Italia e Cina, quel ponte di dialogo che non si è mai interrotto
Alla presentazione del libro di Renata Vinci presenti anche i tanti gli studenti cinesi che contribuiscono allo sviluppo dell’università di Palermo. E della città
La Sicilia in Cina è il titolo del frammento 21 edito dalla Palermo University press. Una felice intuizione della autrice Renata Vinci che prova, in questo volume di estremo interesse, a ribaltare il punto di osservazione: non più l’Occidente che guarda alla Cina ma l’inverso.
Attraverso la puntuale citazione delle fonti a stampa cinesi, la Vinci ha condotto l’attento uditorio dello Steri all’interno dei generi della letteratura di viaggio e della trattatistica geografica alla scoperta dell’Occidente ribaltandone la visione tradizionale che ne abbiamo. E sottolineando, inoltre, che questa conoscenza dell’Occidente da parte della Cina ha contribuito all’evoluzione del sistema politico-costituzionale.
Accadde nel momento di crisi del sistema imperiale, durante il regno dell’imperatrice vedova Cixi, che si intendeva rafforzare grazie all’adozione della cultura tecnologica occidentale da innestare nella solida base dell’ideologia confuciana. Si sottolinea che il confucianesimo è adottato come linguaggio strumentale per l’adozione della cultura occidentale.
Altro elemento che l’autrice mette in evidenza è l’attenzione che i cinesi tributano alla Sicilia la cui immagine viaggia verso l’Oriente in un primo momento per il tramite delle testimonianze dei mercanti arabi e dei missionari sia gesuiti sia protestanti. E che nel XIX secolo giungono direttamente e senza intermediazioni grazie all’impegno dei suoi funzionari, letterati e intellettuali che cominciano a viaggiare in prima persona e a redigere puntuali relazioni o elaborati letterari.
La descrizione della Sicilia, del suo vulcano, dei suoi abitanti riecheggia sotto le volte della cappella Chiaromontana dello Steri dove Renata Vinci ha approfondito il percorso compiuto dai viaggiatori cinesi. Quello che colpisce non è la descrizione delle bellezze naturali, dei profili dei monti che somigliano ad animali, della bellezza delle donne o della dolcezza dei suoi frutti bensì l’interesse per il Risorgimento e per le sue icone, da Mazzini a Garibaldi. Liang Qichao approfondisce la storia degli eventi che hanno caratterizzato la formazione dello Stato unitario italiano dal Congresso di Vienna fino alla presa di Roma rammaricandosi “che la sua Cina non abbia dato i natali a simili eroi”. Affronta anche il tema dei moti del 1848 in Sicilia sottolineando che “i siciliani, impugnando le armi, circondarono il palazzo reale e l’ostinato conservatore re Ferdinando in seguito per salvarsi non poté far altro che promulgare una costituzione”.
Alla presentazione del libro – commentato da Mari D’Agostino e Laura Auteri, insieme all’autrice – ha partecipato anche di un gruppo di studenti cinesi che da otto mesi studiano e lavorano presso la nostra università, contribuendo a realizzare un importante ponte culturale tra Sicilia e Cina che dal 1225 ad oggi non si è mai interrotto.
Si conclude con una foto ricordo la presentazione di “La Sicilia in Cina”, un libro che si deve leggere per capire l’altro.