La scuola e le relazioni lacerate
Quelle reti da reinventare
L’identità di Clio in questi mesi ha cercato di aprire alcune finestre sui mutamenti e sulle ferite provocate dall’offensiva scatenata dal covid-19 nei confronti degli umani, che rappresentano il supporto necessario per la sua replicazione e diffusione.
Rileggendo i contenuti dei nostri articoli e degli speciali nei quali abbiamo cercato di dar conto nel nostro settimanale del coronavirus, emergono chiaramente i danni collaterali che l’infezione ha provocato: psicologici, economici e, soprattutto, relazionali. Le reti relazionali intorno alle quali avevamo costruito il nostro vivere quotidiano sono state lacerate in modo irreparabile. Le difficoltà che si incontrano per ricostruirle sono numerose e spesso insormontabili.
Reti relazionali che sono essenziali per la crescita soprattutto dei giovani, per cui la scuola rappresenta il luogo privilegiato di incontro, di scontro, di crescita. Il compagno di classe, quello di banco costituiscono snodi di crescita fondamentali, in positivo o negativo. Allo stesso modo, lo snodo rappresentato dall’influenza formativa del docente ha un peso non indifferente nel percorso di approccio dello studente ai percorsi didattici.
La determinazione di dare inizio all’anno scolastico è una scelta obbligata in quanto l’imperativo categorico è riaprire il cantiere per la ricostruzione di percorsi formativi profondamente segnati dal blocco imposto dal covid-19.
L’opzione di servirsi delle reti del cyberspazio per assicurare la continuità didattica ha avuto dei problemi spesso insuperabili che hanno compromesso in molti casi non solo la didattica ma soprattutto l’apprendimento. Una realtà che si è riscontrata soprattutto nell’ambito della istruzione primaria e che ha avuto ricadute negative principalmente nella realtà dei quartieri a rischio delle grandi città dove, parallelamente al disagio sociale di famiglie che non potevano supportare i propri figli con basi informatiche adeguate, veniva meno il rapporto costruttivo con la “maestra” o con il “maestro”. Il quale, in presenza, poteva anche percepire i segnali di inquietudine spesso indicatori dell’esistenza di problemi psicologici, sociali e fisici di rilievo.
La redazione ha voluto riflettere su questi temi attraverso diverse testimonianze sul ritorno in classe dei nostri ragazzi: un passaggio che segna un momento di svolta del modo di affrontare la convivenza con la pandemia. In questo contesto proponiamo anche una lettura di Giovanni Carosotti sull’introduzione di un nuovo curriculo “non disciplinare” di educazione civica con il quale si vuole fronteggiare il disimpegno giovanile nei confronti dell’azione e della cultura politica. Un’iniziativa importante ma che diventa difficile attuare e che richiede una riflessione sull’organizzazione didattica.
L’Identità di Clio ha voluto analizzare il rientro a scuola proprio partendo dai ragazzi e dal loro mondo: da come hanno vissuto il lockdown alla nuova, e speriamo provvisoria, realtà priva di fisicità.
Dal bullismo (anche nella variante virtuale), costato la vita al giovane Willy Monteiro Duarte, alla pratica degli sport da combattimento che affascina tanti ragazzi. Abbiamo voluto sentire gli istruttori di quelle pratiche che, se non affrontate con equilibrio (a cominciare dai maestri) possono portare a un culto della fisicità che è sfociato nella violenza.
Scoprirete qual è il loro punto di vista. E poi l’analisi di Maria Lisma, psicoterapeuta in prima linea con i bambini e gli adolescenti. Infine, un articolo a metà tra storia e riflessione: dopo la pandemia, può esserci la rinascita come dopo la peste il Rinascimento?
Tutti temi da affrontare senza condizionamenti e che ruotano a vario titolo attorno al mondo dell’istruzione: non dobbiamo dimenticare il ruolo fondamentale che ha la scuola non soltanto per garantire una solida preparazione culturale e professionale dei ragazzi, ma anche per il consolidamento di una cultura politica consapevole sola garanzia per il futuro della nostra democrazia.
Massimo D’Azeglio – nell’affermare “abbiamo fatto l’Italia, ora dobbiamo fare gli italiani” – pensa proprio al ruolo fondamentale che la scuola e i maestri dovranno avere per la formazione di una coscienza unitaria e consapevole del nuovo Stato unitario. Rientrando in classe sarebbe opportuno rileggere il libro Cuore di Edmondo de Amicis non già come edulcorato ritratto, bensì come testimonianza del ruolo incisivo degli educatori nella convinzione che il cittadino consapevole che la coscienza unitaria della nuova Italia si forma sui banchi di scuola.
Per ribadire il ruolo chiave che hanno in questo processo di formazione i docenti, ricordiamo che Napoleone nel 1811 istituisce la scuola Normale superiore di Pisa con l’obiettivo primario di plasmare gli educatori in grado di potere formare i giovani “cittadini” e dare loro consapevolezza del loro ruolo portante nella società.