Rivoluzione americana, la Guerra di indipendenza e la nascita degli Stati Uniti
Con la Rivoluzione americana ebbe inizio il lento processo di disgregazione delle grandi potenze coloniali e con esso il definitivo tramonto dell’aristocrazia europea
La Rivoluzione americana
Tredici colonie contro la potenza dell’impero britannico. Un esercito di volontari privi di addestramento e male equipaggiati contro l’armata di una delle maggiori nazioni europee.
La cosiddetta “Guerra di indipendenza” è per gli americani un evento fondamentale della loro storia, un conflitto basato sui valori di libertà e uguaglianza che gli Stati Uniti vorrebbero incarnare.
La Rivoluzione americana e la dichiarazione di indipendenza
Firmata nel pieno del conflitto contro la madrepatria, il 4 luglio del 1776 (il celebre Independence Day), dal governatore del Massachusetts John Hancock, la carta, redatta dai cosiddetti “Padri fondatori” (Thomas Jefferson, John Adams, Benjamin Franklin, Roger Sherman e Robert Livingston), rappresenta l’atto costituente degli Stati Uniti d’America. Una nuova nazione repubblicana e democratica, la cui nascita sancì l’inizio dello spostamento di potere e influenza sociale ed economica dal Vecchio al Nuovo continente.
Dalla Guerra dei sette anni alla Rivoluzione americana
Combattuta tra il 1756 e il 1763, la Guerra dei sette anni rappresentò il primo conflitto su scala globale tra le potenze del vecchio continente. Gli scontri combattuti in Europa ebbero riflesso ovunque fossero presenti protettorati, enclavi e colonie, che entrarono a loro volta in guerra accendendo focolai in Asia, Africa e America. Nel nord del Nuovo mondo, la Francia perse il controllo del Canada, di alcune isole caraibiche e della regione intorno al delta del Mississippi, evento che influirà non poco sulla successiva Rivoluzione americana.
Le tredici colonie prima della Rivoluzione americana
Già divise tra territori del nord, più colti e industrializzati, e regioni del sud di stampo agricolo e conservatore, le tredici colonie americane erano New Hampshire, Massachusetts Bay, Rhode Island, Connecticut, New York, New Jersey, Pennsylvania, Delaware, Maryland, Virginia, Nord Carolina, Sud Carolina e Georgia. E possedevano, già al tempo della rivoluzione, le caratteristiche politiche, economiche e sociali che le avrebbero portate, quasi un secolo dopo, a scatenare la guerra civile.
La situazione politica prima della Rivoluzione americana
Le tredici colonie britanniche avevano lottato al fianco della madrepatria contro i francesi, ma, nonostante i meriti ottenuti dai coloni, questi ultimi continuavano a non avere una propria rappresentanza presso il governo inglese. La Gran Bretagna si ostinava a vedere i propri possedimenti extraeuropei come semplici territori da sfruttare. Tanto che, nel tentativo di appianare i debiti contratti durante la Guerra dei sette anni, la Corona impose a tutte le colonie nuove tasse.
La Rivoluzione americana: dalle nuove tasse al blocco commerciale
Lo Sugar Act (una tassa che si applicava su zucchero, vino, caffè e liquori) e lo Stamp Act (che riguardava invece le marche da bollo) vennero accolte con sfavore nelle colonie, soprattutto in quelle del nord America, che si opposero con sufficiente fervore da farle revocare. Un oltraggio che la Corona decise di punire danneggiando le esportazioni delle colonie con un blocco navale, imponendo solo i vascelli della marina inglese potessero attraccare nei porti coloniali.
La Rivoluzione americana: il Boston Tea-Party
Il primo vero segno di insofferenza da parte della popolazione delle tredici colonie fu la manifestazione del 16 dicembre 1773 presso il porto di Boston. Un gruppo di rivoltosi, travestiti da nativi americani, riuscì a intrufolarsi su tre mercantili inglesi gettando in mare l’intero carico di tè. In risposta il governo britannico bloccò completamente il porto della città, dando il via a una escalation di piccole scaramucce, culminanti negli scontri dell’aprile 1775 a Lexington.
La Rivoluzione americana e la Guerra di indipendenza
Ufficialmente, la Guerra di indipendenza americana ebbe inizio il 19 aprile 1775 e terminò il 3 settembre 1783. Nel conflitto contro l’impero britannico di re Giorgio III, oltre le tredici colonie nord americane, si schierarono anche la Spagna, la Francia e l’Olanda, che videro nella rivolta coloniale un modo per intaccare il predomino dell’Inghilterra. Oltre a ufficiali esperti per l’addestramento delle truppe, le flotte di queste nazioni si coalizzarono per aiutare gli insorti rompendo il blocco navale inglese ai porti del nuovo mondo.
Scontri e guerriglia durante la Guerra di indipendenza americana
Nelle fasi iniziali della Rivoluzione americana, a lottare per l’indipendenza delle tredici colonie erano solo le milizie locali, corpi di volontari privi di un vero addestramento militare, tra cui i famosi minuteman del New England (elementi di fanteria leggera altamente mobili).
Per questo motivo le prime battaglie campali videro genericamente la vittoria degli inglesi (sebbene a volte con un alto costo in termini di vite umane), obbligando le brigate di miliziani ad adottare un diverso metodo bellico, sfruttando la migliore conoscenza del territorio per tendere imboscate alle colonne inglesi in marcia, oppure attaccandone gli accampamenti durante la notte e da direzioni inattese.
La Rivoluzione americana: gli schiavi contro i nativi americani
Una delle aggiunte fondamentali alle brigate della milizia continentale furono gli schiavi liberati. Afroamericani cui veniva promessa la libertà (sebbene inizialmente venissero offerti come reclute dai ricchi possidenti terrieri) in cambio del servizio di un anno presso i reggimenti di irregolari.
Nel corso del conflitto, queste unità di volontari spesso privi di un vero addestramento militare ricoprirono il ruolo di esploratori, spie, sabotatori e battitori, venendo impiegati anche in opposizione alle forze mercenarie di nativi americani assoldate dai britannici.
La Rivoluzione americana: l’esercito coloniale
Il cosiddetto “esercito coloniale”, ossia una forza armata organizzata, addestrata ed equipaggiata, capace di combattere le battaglie d’attrito (fondamentali per vincere il conflitto contro gli inglesi), venne costituito solo il 31 maggio del 1775. I soldati vennero reclutati con una ferma di tre anni e gli ufficiali appresero le nozioni di tattica militare da ufficiali francesi e veterani americani, che avevano combattuto proprio contro i nuovi alleati francofoni nella Guerra dei sette anni. Tra questi spiccava la figura di George Washington, un brillante tattico militare e proprietario terriero, che il 15 giugno 1775 venne nominato comandante delle forze continentali.
Le principali battaglie della Guerra d’indipendenza
La Rivoluzione americana vide numerosi scontri tra le forze in campo, coinvolte su numerosi fronti, dal Canada a nord alla Georgia a sud. Molte di queste battaglie danno oggi il nome a famose unità navali della marina americana, dall’incrociatore lanciamissili Ticonderoga alla portaerei Saratoga.
Ecco gli scontri più importanti del conflitto:
- 19 aprile 1775, in seguito alle scaramucce a Concord, a Lexington avviene il primo vero scontro tra britannici e coloniali. La battaglia, vinta dagli americani, segna l’inizio della guerra;
- 10 maggio 1775, gli americani conquistano il forte Ticonderoga;
- 17 giugno 1775, la battaglia di Bunker Hill (nei pressi di Boston) viene vinta dagli inglesi, che tuttavia subiscono perdite gravissime;
- 30 giugno-28 novembre del 1776 si svolge la campagna di New York, che vede vittoriosi gli inglesi dopo una lunga serie di manovre navali, alternate alle battaglie terrestri avvenute sulle isole che oggi compongono i cinque distretti della città;
- 26 dicembre del 1776, a Trenton, George Washington in persona manda in rotta gli alleati Assiani (mercenari tedeschi) degli inglesi e conquista la città;
- 7 ottobre 1777, la vittoria americana a Saratoga;
- 28 settembre 1781, con la battaglia di Yorktown, i neonati Stati Uniti d’America costringono gli inglesi alla resa conquistando la definitiva indipendenza dall’ex madrepatria.
I principali protagonisti della Rivoluzione americana
Se dal punto di vista militare George Washington (accompagnato dal marchese de la Fayette) è stato il comandante in campo delle forze coloniali, contrapposto al britannico Thomas Gage, i veri protagonisti della Rivoluzione americana sono i suoi ispiratori. Da Benjamin Franklin agli altri Padri fondatori, passando per i leader politici come John Hancock, che per primi decisero di opporsi alla madrepatria, guidando le tredici colonie in un conflitto vinto con il coraggio e la determinazione prima che dalle armi e la tattica militare.
Le conseguenze della Rivoluzione americana
Il 14 luglio 1789, a Parigi, un gruppo di rivoltosi prende d’assalto la fortezza della Bastiglia. Questo segna l’inizio della Rivoluzione francese e con essa il grande cambiamento che porterà al crollo delle monarchie continentali. Questa è la vera e più importante conseguenza della Rivoluzione americana, molto più determinante per la storia mondiale rispetto alle conquiste geopolitiche dei neonati Stati Uniti e dei loro alleanti.