Ruggero Settimo: Padre della Patria
Ruggero Settimo nasce a Palermo il 19 maggio 1778, terzogenito di Traiano Settimo, principe di Fitalia. Un nobile cadetto avviato, all’età di 13 anni, alla carriera di ufficiale di Marina presso la reale Accademia di Marina di Napoli. La marina borbonica costituisce una palestra molto importante per il giovane non solo per la sua preparazione di ufficiale ma, soprattutto, per la sua formazione politica. Fermenti carbonari e massonici sono presenti in modo diffuso tra i quadri dell’esercito e della marina e il giovane guardiamarina crescerà in questo contesto politicamente molto stimolante. Il fascicolo matricolare, conservato presso la Biblioteca della Storia Patria, permette di scandire i passi salienti della sua carriera: nel 1799 è promosso a Tenente di Vascello e gli si affida il comando del brigantino Lipari; poi capitano di fregata. La sua esperienza di comandante si affina nelle crociere di pattugliamento del Canale di Sicilia per fronteggiare le navi dei corsari barbareschi e per garantire la sicurezza del naviglio siciliano.
Il punto di svolta nella carriera del brillante capitano di fregata si avrà non per i suoi successi militari, bensì per le sue scelte politiche. Il Settimo si inserisce in quel movimento di resistenza al Re che trova in Carlo Cottone, principe di Castelnuovo, uno dei principali rappresentanti. Nel 1812 aderisce al Club degli amici della Costituzione inglese fondato da Giovanni Aceto e del quale fa parte anche Cesare Airoldi. Concorre quindi ad avviare quel processo di revisione politica e culturale che avrebbe portato ad inserire nella Costituzione del 1812 il riconoscimento di alcune libertà civili e politiche a favore dei cittadini siciliani. La sua scelta lo porta ad essere eletto alla Camera dei Comuni in qualità di deputato di Palermo e ad avere assegnato il portafoglio di Guerra e Marina. Un’esperienza brevissima di pochi mesi (luglio-ottobre 2013) che si conclude con una dimissione con la quale si esprime il dissenso politico del suo gruppo contro le posizioni assunte dalla Corte e dalla regina Carolina nei confronti della politica del Governo. Dimissioni ritirate su pressione di Lord Bentinck che gli fa affidare l’incarico di Ministro per la Guerra e la Marina. Il ritorno del sovrano a Napoli e la cancellazione della Costituzione del ’12 incrinano i rapporti tra la monarchia e Ruggero Settimo che segue la decisione del Principe di Castelnuovo di ritirarsi dalla politica attiva e di dedicarsi ad opere filantropiche.
Ruggero Settimo, ritiratosi dalla politica attiva, si dedica al sogno del principe di Castelnuovo: realizzare l’Istituto agrario Castelnuovo ai Colli pensato come scuola di formazione per formare tecnici in grado di modernizzare l’agricoltura siciliana. L’impegno richiede ben 18 anni e solo nel 1847 l’Istituto agrario apre i battenti.
La rivoluzione del 1848 lo riporta sulla scena politica: la nomina a presidente del Governo e di Padre della Patria nel marzo di quell’anno segnano un momento di esaltazione ma anche la definitiva chiusura di un percorso politico. Le truppe del Borbone riconquistano Palermo e il complesso mosaico di coloro che erano stati coinvolti nel processo rivoluzionario è costretto ad andare in esilio insieme a Francesco Crispi, La Farina, Carini, Michele Amari e molti altri. Malta e il presidio inglese lo accolgono tributandogli il dovuto omaggio e gli offrono ospitalità sino al 1863 anno della sua morte.