“IL SECONDO AMANTE DI LUCREZIA BUTI”: LA SINGOLARE AUTOBIOGRAFIA DANNUNZIANA
Noto come l’unico testo “autobiografico” di Gabriele D’Annunzio, “Il secondo amante di Lucrezia Buti” è scrigno di sorprendenti informazioni, più che sulla vita dell’intellettuale pescarese, sulla sua maniera di intendere il ricordo, la memoria e, in generale, l’autobiografia.
Tra il 1874 e il 1881, D’Annunzio è collegiale al convitto Cicognini di Prato e, proprio lì, viene a conoscenza dell’eccezionale vicenda quattrocentesca di Filippo Lippi, pittore e cappellano al convento di Santa Margherita, e di Lucrezia Buti, monaca del medesimo convento. La fuga dei due, la nascita del figlio, l’impossibilità del matrimonio e, soprattutto, il divenire di Lucrezia unica e sola modella immortale per i dipinti del Lippi esercitano in D’Annunzio un fascino particolare. Non è un caso, così, che, visitando ripetutamente il Duomo di Prato allo scopo di ammirarne gli affreschi, egli si autoproclami il “secondo amante” della Buti (il primo, fuor di dubbio, è il Lippi).
Ma deluso rimarrà quel lettore che si aspetterà un racconto dettagliato dell’esperienza pratese: nessun evidente criterio cronologico, nessun memoriale del D’Annunzio sessantenne, un racconto che segue semplicemente l’eco di ricordi passati, che li percorre attraverso la produzione letteraria dello stesso autore e non solo. L’autobiografia de “Il secondo amante di Lucrezia Buti” è la sovrapposizione di vita e scrittura dell’autore che scrive di sé: un’idea che si allontana dal classico “racconto della propria vita”, un’idea che prevede l’intrecciarsi di citazioni e riferimenti a precedenti opere dannunziane e ad opere che fanno parte della preziosa biblioteca dello scrittore.
Il risultato a cui approda D’Annunzio, qualsiasi fosse la sua intenzione iniziale (per cui si potrebbe solo procedere per ipotesi), è la fusione di fonti e testi eterogenei che tuttavia, grazie alla sapienza dell’autore, si rivela priva di fratture interne e si colloca all’interno di un’architettura coerente e stilisticamente curata, permettendo al lettore di conoscere l’autore mediante le sue più care opere.