Sicilie del vino nell’Ottocento: Rosario Lentini presenta il suo ultimo libro
I Woodhouse, gli Ingham-Whitaker, il duca d’Aumale e i Salaparuta
La Sicilia: l’isola che nell’Ottocento si rese protagonista di una scena mediterranea caratterizzata dall’avanzata napoleonica che mise a ferro e fuoco l’Europa. E che fiorì, grazie ad un periodo di riforme nel campo politico influenzato dalla presenza inglese che portò a un cambiamento dell’assetto istituzionale del parlamento siciliano.
Questi anni di riformismo, noti come decennio inglese (1806-1815), culminarono nel 1812 con la Costituzione di stampo liberale, concessa dal sovrano Ferdinando IV di Borbone (1751-1821), che mise fine alla feudalità in Sicilia. All’interno di questo periodo storico cominciano ad affermarsi le famiglie imprenditoriali provenienti dall’Inghilterra, come Woodhouse e Ingham-Whitaker, che concentrarono energie e investimenti sulla nascente industria vinicola siciliana. Nella penombra delle cantine del marsalese veniva prodotto il vino, sangue della terra, a tutt’oggi orgoglio siciliano. Così lo storico Rosario Lentini nel suo volume Sicilie del vino nell’Ottocento. I Woodhouse, gli Ingham-Whitaker, Il duca d’Aumale e i duchi di Salaparuta racconta una Belle Epoque siciliana fatta non solo di sfarzo e ricchezza, ma anche di duro lavoro.
Attraverso la consultazione e lo studio delle fonti archivistiche, Lentini mette in luce come l’Ottocento per la Sicilia sia un momento di forte cambiamento anche nel campo della viticoltura con la produzione del marsala.
Vari sono gli aspetti legati e sottolineati sulla produzione vinicola: per esempio la viticoltura su “piede” americano; la difficoltà rappresentata dalla Philloxera vastatrix, un parassita che distrugge la coltivazione delle viti; le combinazioni delle varie tipologie di uva, che caratterizzavano e caratterizzano ai giorni nostri il paesaggio. Dalla quale «si ottenevano produzioni difficilmente comparabili con quelle contemporanee, sia per effetto dell’assenza dei criteri di selezione delle uve da vendemmiare, tranne poche eccezioni di coltivazione – per esempio la malvasia delle Eolie – sia perché i processi di vinificazione erano, in genere, piuttosto rudimentali.».
Altro aspetto fondamentale che viene approfondito dall’autore sono i protagonisti che stavano dietro alla produzione del marsala, ovvero le famiglie imprenditoriali inglesi Woodhouse e Ingham-Whitaker. Ad esse non può non aggiungersi la famiglia Florio attraverso l’amicizia che legava Benjamin o Beniamino Ingham (1784-1861) e Vincenzo Florio (1799-1868). Come sottolinea Orazio Cancila, nel volume I Florio Storia di una dinastia imprenditoriale, «il fondatore della grande Casa Florio ammetteva sempre volentieri di dover molto ai consigli di Ingham» – che basarono la propria fortuna sulla produzione di questo vino liquoroso, le cui origini andavano di pari passo con i vini portoghesi e spagnoli.
Nei capitoli finali Rosario Lentini pone la sua attenzione su due figure importanti per la storia del vino in Sicilia: Enrico d’Orleans (1822-1897) duca d’Aumale, figlio del re di Francia Luigi Filippo d’Orleans (1773-1850) e Maria Amalia di Borbone (1782-1866) e la nobile famiglia degli Alliata, duchi di Salaparuta. Aumale realizzò un’impresa efficiente tramite cui poté dare una spinta alla tradizione enologica siciliana da esponente della “scuola” francese. Come suo rappresentante egli, in seguito all’ampliamento dei suoi terreni e implemento della produzione, introdusse la fattura dei vini da pasto. Dopo aver investito gran parte delle sue energie in Sicilia, morì a Zocco nel 1897.
La storia degli Alliata nel campo dell’industria enologica cominciò con Giuseppe (1787-1844), settimo duca di Salaparuta, definito “il precursore”, a cui si deve la fondazione nel 1824 delle cantine a Casteldaccia. Negli anni ’60 del Novecento, la tradizione è stata portata avanti dall’erede dell’azienda Topazia Alliata (1913-2015), la cui precisione e dedizione fa arrivare sulle nostre tavole ancora oggi sontuosi vini come il Corvo e il Duca di Salaparuta. Lo scrittore italiano Libero Bovio in una frase disse: “l’acqua divide gli uomini, il vino li unisce”. Sicilie del vino nell’Ottocento. I Woodhouse, gli Ingham-Whitaker, il duca d’Aumale e i duchi di Salaparuta racconta non solo le storie di famiglie imprenditoriali, ma le Sicilie di ognuno di esse unite dallo stesso sangue pompato dalla terra: il vino.
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