Stessa misura, stesso peso, stesso nome – Tracce per una storia delle riforme ponderali
La scuola di Paleografia e Diplomatica dell’Archivio di Stato di Palermo dedica ogni anno alcune lezioni al tema delle antiche misure del regno di Sicilia. Un percorso didattico, iniziato da Trasselli e da alcuni anni ripreso da me, che si apre sempre con una domanda: a che serve studiare la metrologia? Le risposte possono essere molteplici ma preferisco che siano gli studenti a cercare una risposta consigliando la lettura degli appunti di metrologia e numismatica siciliana di Carmelo Trasselli. Una sintesi delle lezioni da lui tenute negli anni 1968 – 1969 presso la predetta scuola di Paleografia di Palermo. La definizione classica di “sussidio indispensabile per l’interpretazione dei documenti” dallo stesso Trasselli è considerata riduttiva in quanto il confronto tra i sistemi di computo per pesi, misure e monete in uso prima dell’introduzione del sistema metrico decimale mostra come il sistema era molto meno irrazionale di come lo hanno presentato i detrattori. La lettura del volume di Kula (W. Kula, Le misure e gli uomini dall’antichità ad oggi, Laterza, Roma-Bari, 1987) apre una nuova prospettiva allo studio della metrologia utilizzata come chiave di lettura politica dei processi di dissoluzione degli Stati di antico regime. Applicare acriticamente il modello Kula allo studio del processo di trasformazione che caratterizza in Sicilia la transizione dai sistemi premetrici a quello decimale sarebbe errato. Parlare di lotta di classe in Sicilia sarebbe una forzatura metodologica e storiografica, mentre è indiscutibile che l’obiettivo di imporre una sola misura in tutto il Regno è una costante che accompagna tutti i tentativi di consolidare la centralità dello Stato. Il controllo da parte del sovrano del sistema ponderale costituisce una premessa necessaria per la riduzione dei particolarismi locali e per l’esercizio di un forte potere centrale. La storia del sistema ponderale siciliano, infatti, è caratterizzata da un susseguirsi di norme promulgate dal sovrano, puntualmente respinte e rintuzzate dai ceti e dalle autonomie di governo locale. Feudatari, consoli delle arti, mercanti e altri rappresentanti dei ceti combattono vivamente tutti i tentativi di imporre le misure del re a scapito delle realtà preesistenti.
Le prammatiche di riforma emanate nel Seicento cadono nel nulla; bisogna aspettare la stagione riformatrice dei Borbone per il primo organico e ben supportato progetto di riforma ponderale. Caracciolo e Caramanico iniziano la battaglia per una sola misura nel Regno, ma la transizione dalle antiche misure al sistema metrico decimale in Sicilia è portata a compimento, realmente, in un arco temporale che va dal 1806 al 1861. Due sono i passaggi che caratterizzano questo cambiamento: il primo è incentrato sulla promulgazione nel 1809 di un Codice metrico-ponderale unificante di tutte le misure in uso sino a quel momento nel Regno, legato al mantenimento di un sistema premetrico basato sui numeri complessi; il secondo consiste nell’elaborazione, nel 1861, delle tabelle di conversione dal Codice del 1809 al sistema metrico decimale.
Un approccio all’intera tematica stimolante in quanto sgombra il campo dei tecnicismi ponderali e dell’illusione di realizzare tabelle di conversione per improbabili equivalenze fra il sistema decimale e la complessa realtà dei sistemi metrici di antico regime. Si è aperto un cantiere di lavoro molto stimolante nel quale l’affermazione del “metro” rappresenta una delle tessere del mosaico del processo culturale e sociologico della costruzione dell’Europa dopo il Congresso di Vienna. Un’ultima riflessione: il “metro” conquista l’Europa ma non valica le sponde della Manica. Il mondo anglosassone rimane saldamente ancorato ai precedenti sistemi ponderali, basato sui numeri complessi, che riescono a sopravvivere sino ai giorni nostri.
Accompagno queste considerazioni con del materiale liberamente consultabile, grazie ai link inseriti nel blog, per offrire delle “tracce” per un dibattito e un confronto su un nuovo modo di leggere il processo riformistico dei sistemi ponderali italiani ed europei che caratterizza la dissoluzione degli stati di antico regime.
Tracce
Le tracce che si propongono:
- Un approccio alla metrologia siciliana con la lettura di C. Trasselli, Appunti di metrologia e numismatica siciliana, Archivio di Stato di Palermo, 1969 (Appunti di metrologia e numismatica siciliana);
- Lo stato attuale delle ricerche sulla riforma ponderale borbonica siciliana con il Prologo in Giuffrida, Stessa misura, stesso peso, stesso nome La Sicilia e il modello metrico decimale (secoli XVI – XIX), Carocci, Roma, 2014. (prologo Giuffrida).
- Le tabelle nelle quali si sviluppano le misure e i relativi sottomultipli della riforma ponderale prevista dalla legge del 31 dicembre del 1809 in Giuffrida, Stessa misura, cit. (tabelle riforma 1809).
- La relazione predisposta per la legge di riforma nel 1809 da Giuseppe Piazzi, Domenico Marabitti e Paolo Balsamo quali componenti della Deputazione dei pesi e delle misure in Sistema metrico per la Sicilia presentato a sua Maestà dalla deputazione dei pesi e delle misure, Palermo, 1840 (Sistema metrico per la Sicilia presentato a sua Maestà dalla deputazione dei pesi e delle misure).
- Una memoria del 1843 nella quale emerge lo scontro con Napoli e la Sicilia per l’adozione di un sistema metrico-ponderale diverso da quello Siciliano basato sul sistema decimale. (Osservazioni sul progetto di estendere alla Sicilia il nuovo sistema di pesi e misure stabilito nei domini continentali del regno).
- Testamento dell’Abbate Giuseppe Piazzi, padre della riforma ponderale siciliana del 1809, morto a Napoli il 22 luglio 1826 (testamento Piazzi)