Amore, liquore e morte: la strage di San Valentino
Una lotta all’ultimo sangue proprio nel giorno in cui gli innamorati usavano regalarsi una bottiglia con frasi romantiche
Eros e Thanatos, l’istinto di vita contrapposto a quello di morte.
Secondo Sigmund Freud essi rappresentano le opposte pulsioni che regolano la società umana. Costanti cosmiche, eterne e immortali, analizzate approfonditamente dal filosofo ne “Il disagio della civiltà”.
In questo volume del 1929, il padre della psicanalisi espone una tesi secondo cui l’umanità sopravvive solo attraverso il precario equilibrio tra le suddette forze antitetiche. Queste oscillano a tra la tendenza autodistruttiva, chiamata la “belva interiore”, e la necessità degli esseri umani di nutrire valori e ideali. Elementi indispensabili per la costruzione della sovrastruttura logica, definita dall’autore come una gabbia o una maschera, atta ad incatenare la violenza presente in ciascuno di noi. Rendendo così possibile lo sviluppo della vita associativa.
In questa dinamica di rapporti ed equilibri universali, si inserisce dicotomicamente uno degli eventi più celebri e cruenti della storia americana. Avvenuta, forse per ironia della sorte, il 14 febbraio dello stesso anno in cui Freud pubblicava il proprio studio sul rapporto tra amore e morte, la strage di San Valentino rappresenta uno snodo fondamentale nell’evoluzione dei rapporti criminali tra Italia e Stati Uniti.
Attraverso questo efferato delitto, Alphonse “Al” Capone sarebbe diventato l’indiscusso signore del crimine di Chicago, segnando però anche l’inizio del proprio declino. Indubbiamente la violenza inaudita nell’esecuzione dei componenti di una gang rivale alterò la percezione della gente nei suoi confronti, rendendolo improvvisamente il nemico pubblico numero uno e privandolo del supporto assoluto avuto fino a quel momento sia dai politici corrotti che dalle persone comuni.
La storia del giovane Al Capone
Facciamo un passo indietro per capire come e perché il giorno di San Valentino sia stato scelto come data per la violenta affermazione della supremazia di Scarface sui propri avversari. Soprannominato così per via della cicatrice da rasoio sul volto, guadagnata agli inizi della carriera criminale, Capone nacque il 17 gennaio 1899 da una coppia di immigrati italiani e crebbe per le strade della Grande Mela, venendo presto in contatto con le bande dei Five Points di Manhattan.
Pur essendo entrato giovanissimo nel mondo del crimine, non sarebbe mai diventato il più famoso gangster di tutti i tempi se non fosse cresciuto in pieno proibizionismo. L’epoca d’oro del crimine americano infatti coincide con gli anni compresi tra il 1919 e il 1933, un periodo di grande crescita per la criminalità, soprattutto grazie alla promulgazione del Wolstead Act (datato 30 giugno 1919). Con questa legge, fortemente voluta dai gruppi conservatori ultracattolici dell’America puritana, vennero messi al bando la produzione, la vendita ed il trasporto di bevande alcoliche su tutto il territorio nazionale. Si trattò di uno schiaffo cui i cittadini americani non erano preparati ed un Paese come gli USA, fortemente basato sulla libertà individuale, questa vittoria da parte di pochi si rivelò per il governo una lama a doppio taglio. Stando alle vanterie del criminale Giacomo Colosimo, i cui camion con la scritta “Milk” giravano per Chicago in pieno giorno trasportando tonnellate di liquori, il Wolstead Act rappresentò un miracolo per tutti i contrabbandieri del Paese.
La richiesta costante di approvvigionamento necessitava di mano d’opera sempre maggiore, che andava a ingrossare i ranghi della malavita e presto il trasporto via mare degli alcolici da Canada e Messico non fu più sufficiente per soddisfare la richiesta interna. In questo clima di proliferazione della malavita nacquero numerose distillerie clandestine, responsabili dei vari liquori surrogati, come il Moonshine, rendendo sempre più ricche le bande già presenti sul territorio, arrivando a provocare un numero crescente di scontri tra gang rivali.
Quando Capone si trasferì da New York a Chicago, all’età di vent’anni, la guerra tra italiani e irlandesi per il controllo del mercato era in pieno svolgimento; dieci anni dopo, ormai divenuto il boss della banda in cui era cresciuto, Scarface decise di porre brutalmente fine alla contesa. Dopo anni di lotte costanti, attraverso cui gli affari degli irlandesi e dei loro alleati erano stati progressivamente ridotti, la festa di San Valentino del 1929 rappresentò l’occasione per Capone di infliggere il colpo di grazia ai rivali messi ormai alle strette.
Secondo alcuni, la scelta della data sarebbe da attribuire esclusivamente alla partenza di Scarface per Miami, in modo da avere un solido alibi agli occhi della legge. Ma, analizzando i fatti, la decisione di agire il 14 febbraio possiede un carattere fortemente simbolico e complementare a motivazioni di tipo pratico, legate proprio alle dinamiche del contrabbando di alcolici.
In occasione di San Valentino, le famiglie americane erano solite regalarsi bottiglie di whisky con stampate sulle etichette frasi augurali. Rappresentando questa usanza, soprattutto durante il proibizionismo, una fetta consistente dei guadagni annuali per le bande di trafficanti, nelle settimane precedenti la festa degli innamorati, Capone aveva fatto in modo l’ultimo dei suoi rivali, George “Bugs” Moran, incontrasse difficoltà sempre crescenti nell’approvvigionamento di alcolici.
Bloccarne gli affari era il modo più sicuro per attirare in trappola il nemico. Scarface fece giungere all’avversario una soffiata sulla disponibilità di un grosso carico di whisky, indispensabile per rifornire il magazzino degli irlandesi.
La mattina del 14 febbraio 1929 Chicago si era svegliata sotto una spessa coltre di neve, un dettaglio questo che avrebbe salvato la vita dello stesso Moran. Avendo concordato la consegna dei “cartoni” alle 10.30 del mattino presso l’Heyer’s garage, al 2122 di North Clarke Street, il boss irlandese avrebbe avuto bisogno di un taxi per raggiungere in tempo il North Side della città e per sua fortuna, anche a causa del maltempo, non riuscì a trovare una vettura. Dovette quindi coprire a piedi la distanza che separava il suo albergo dal magazzino, arrivando fortunosamente in ritardo.
Davanti alla porta del garage, Moran vide una vettura con due poliziotti in attesa, pronti ad entrare non appena arrivato il camion con i rifornimenti. Una concomitanza sospetta, che portò il boss irlandese a restare nascosto. Convinto gli agenti avrebbero confiscato il whisky, mandando a monte la vendita, il criminale si rassegnò alla propria sfortuna restando in disparte.
Per i suoi uomini sarebbe stato meglio i due agenti appena scesi dalla macchina fossero stati veri poliziotti. Invece facevano parte del commando inviato da Capone per uccidere gli ultimi luogotenente di Moran, riunitisi nel garage aspettando l’arrivo del carico e del loro capo.
Stando alle ricostruzioni della polizia, i finti poliziotti sarebbero riusciti ad entrare con la scusa di concordare un lavoro e ricevere una mazzetta, distraendo così i criminali dai loro complici, nascosti nel camion pieno di liquore. Si trattò di una brutale dimostrazione di forza: colte alla sprovvista, le vittime vennero disarmate e messe faccia al muro per poi essere crivellate impietosamente di colpi, trasformando il garage in un mattatoio. Moran si salvò solo per la presenza nella stanza di un uomo a lui molto somigliante e dato per morto, il boss irlandese lasciò immediatamente Chicago, morendo poi nel 1957, all’età di 63 anni.
Tanti sono i significati che è possibile rintracciare nel massacro: tra questi, la decisione di usare San Valentino come giorno per una strage rappresenta non solo un’efferata dimostrazione di forza, ma anche una prova di abilità e capacità organizzativa. Un gesto dalla forte valenza simbolica, usato da Capone per consolidare il proprio potere. Questo nonostante il rifiuto nell’ammettere la paternità del piano e degli ordini: serviranno infatti quarant’anni affinché l’ex gangster Alvin Karpis riveli la verità, confermando le responsabilità di Scaface nella strage che lo rese per anni il boss incontrastato di Chicago.
La vittoria del Thanatos sull’Eros, il trionfo della tendenza autodistruttiva sull’equilibrio dettato dalla ragione. L’altro volto di una ricorrenza dalla forte connotazione emotiva e sociale, il cui valore venne del tutto ribaltato quel 14 febbraio del 1929. Un evento che porta la firma di un uomo morto in carcere dopo essere stato braccato per anni dalla legge.