Spalato tra il 1420 e il 1476: storia di una comunità
Ermanno Orlando ricostruisce il fascino di una città aperta e cosmopolita, arricchita da un vasto sistema di relazioni
La ricerca di Ermanno Orlando sulla storia urbana di Spalato tra il 1420 e il 1476 si sviluppa attraverso un filtro non propriamente “tradizionale” nel suo volume, pubblicato nel 2019 dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti – Verlag der Österreichischen Akademie der Wissenschaften, Venezia-Wien.
Come rileva l’autore stesso, Strutture e pratiche di una comunità urbana. Spalato, 1420-1479 è infatti un lavoro che – per il suo approccio e per l’interesse evidenziato verso le categorie mutuate dall’antropologia, dalla sociologia, dall’economia e dalla demografia – può essere ascritto fra gli studi di storia delle comunità (1).
La peculiarità e l’originalità del suo studio risiedono non soltanto nel posizionare al centro dell’indagine storica un concetto denso e dalle plurime significazioni come quello di comunità, ma soprattutto nell’individuare la scala ridotta come oggetto su cui dispiegare una ricerca ed enuclearne gli sviluppi demografici, le reti relazionali, le conflittualità e la struttura del potere.
Qui mi sembra opportuno rimarcare che l’impianto del libro riprende e accoglie tutte quelle sollecitazioni espresse in un fertile dibattito sviluppatosi tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso sulla rivista “Quaderni Storici”, che ha visto tra i protagonisti Carlo Ginzburg, Giovanni Levi, Carlo Poni, Edoardo Grendi, Osvaldo Raggio e Jacques Revel, i cui capisaldi trovarono un pronto riscontro editoriale nel progetto della collana “Microstorie” della casa editrice Einaudi.
Non si tratta, dunque, della pura e semplice esaltazione del motto “small is beautiful”, oppure di una contrapposizione tra il generale e il particolare, tra il macro e il micro, tra il grande e il piccolo. Tali polarità rilevano la base, l’oggetto su cui si articola l’indagine storica, ma la novità dell’approccio assume un carattere squisitamente metodologico che si fonda sull’assunto che le teorie generali enucleate dallo studio di un fenomeno possono essere corroborate dai dati provenienti dallo studio di vicende particolari.
Anche per l’indagine storica vale quindi la considerazione che le analisi che si soffermano sul macro e sul micro non sono antagoniste bensì complementari. Come già nel Seicento rifletteva Blaise Pascal: “Une ville, une campagne, de loin est une ville et une campagne; mais, à mesure qu’on s’approche, ce sont des maisons, des arbres, des tuiles, des feuilles, des herbes, des fourmis, des jambes de fourmis, à l’infini. Tout cela s’enveloppe sous le nom de campagne” (2).
La città di Spalato, per un tratto dell’età moderna, rappresentò un importante centro commerciale dove confluivano e venivano scambiati prodotti provenienti dalla Turchia, dalla Bosnia, da Ancona, dalle Marche e dal Regno di Napoli. Per farne un “fiorente e ricco” mercato, la Repubblica veneziana non esitò ad accordare alla città portuale l’esenzione dei dazi sulle merci in entrata tra il 1592 e il 1645 (3).
Il libro prende in esame i caratteri del regime politico, dello sviluppo demografico e dell’attività economica di Spalato tra il 1420 e il 1479. La prima data indica il tempo in cui avviene la effettiva inclusione della città nel Commonwealth veneziano (4). Il 1479 viene scelto dall’autore come data conclusiva in cui la Repubblica pone fine al conflitto contro gli Ottomani, iniziato nel 1463, per stabilire il dominio sul Mediterraneo orientale e sui Balcani.
La guerra contro i Turchi assume una importanza non solo per le relazioni che si prefigureranno tra i due contendenti ma anche per le ripercussioni del conflitto sull’intera area balcanica, sui suoi confini, sul clima di incertezza, sul senso di inquietudine che si riverbera soprattutto nei nuclei urbani di questa area e in particolar modo a Spalato, sulla crescita della popolazione, sulla coesione sociale ed economica degli anni a venire (5).
I documenti presenti negli archivi relativi a questa market town rappresentano una fonte straordinaria per ricostruire i legami di solidarietà, i rapporti di protezione e le modalità in cui essi si strutturavano all’interno di una rete di relazioni la quale integrava la struttura gerarchica con i poteri dispiegati dell’aristocrazia locale. Dalla documentazione emergono distintamente il sistema di relazioni, che prendono la forma di solidarietà più coese, come quelle fondate sulla comune appartenenza familiare, oppure di quei rapporti meno esclusivi che delineano reticoli clientelari cementati da relazioni economiche, o, ancora, quelli fondati sulla comune appartenenza cetuale di coloro che erano impegnati nell’attività politica.
Il lavoro riprende con straordinaria e ammirevole attrattiva quelle sollecitazioni che già Giovanni Levi aveva posto all’attenzione della ricerca storica in un suo saggio apparso su “Annales. Economies, sociétés, civilisations” nel 1989, intitolato Les usages de la biographie e, inoltre, accoglie anche gli stimoli offerti da Gérard Delille nella sua monografia su Famiglia e potere. Una prospettiva mediterranea (6).
Inevitabilmente, nel dettagliato affresco ricomposto da Ermanno Orlando non può che riecheggiare anche la peculiare vivacità di una città dove il bilinguismo e la religione influenzano i profili sociali del nucleo stesso e dove le contrapposizioni interne alle istituzioni condizionano e determinano la coesione e i legami tra i gruppi (7).
Note:
1 E. Orlando, Strutture e pratiche di una comunità urbana. Spalato, 1420-1479, Venezia-Wien, Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti – Verlag der Österreichischen Akademie der Wissenschaften, 2019, p. 12.
2 B. Pascal, Pensées, in Id., Oeuvres complétes, a cura di J. Chevalier, Paris, Gallimard, 1954, p. 1096.
3 V. Foretić, Le relazioni commerciali delle città dalmate sotto il dominio veneziano con le città dello Stato della Chiesa e del regno di Napoli dal XV al XVIII secolo, in «Rivista Storica del Mezzogiorno», XV-XVI (1980-1981), Relazioni del Congresso internazionale sui rapporti tra le due sponde adriatiche, Le relazioni economiche e commerciali, atti del convegno (Lanciano, Atri, Chieti, L’Aquila, 13-17 aprile 1980), pp. 140-141.
4 Nel 1409 Ladislao d’Angiò-Durazzo, che con Sigismondo di Lussemburgo si contendeva la corona del regno d’Ungheria, vendette alla Repubblica di Venezia, per 100.000 ducati, la città di Spalato, la quale entrò sotto il controllo veneziano soltanto nel luglio 1420.
5 E. Orlando, Strutture e pratiche di una comunità urbana. Spalato 1420-1479, cit., p. 11.
6 Edito a Bari da Edipuglia il 1° luglio del 2011.
7 E. Orlando, Strutture e pratiche di una comunità urbana. Spalato, 1420-1479, cit., pp. 17-18.