Sui rapporti della Cina con l’Europa nel medioevo: alcune osservazioni
Una visione eurocentrica della storiografia ha spesso portato a considerare l’Asia, e in particolare la Cina, nazioni culturalmente e amministrativamente inferiori all’Europa. In realtà durante il medioevo europeo la popolazione più numerosa e tecnologicamente avanzata del mondo era la Cina, come ha dimostrato la monumentale opera curata da J. Needham (1954-1985), e più recentemente affermato anche da P. Odifreddi (2010, 14) in un suo recente articolo. Inoltre la letteratura prodotta sia in Cina sia in Europa ha sempre dato l’errata sensazione che la Cina non fosse interessata al commercio. Questa impressione nasce principalmente dalla lettura delle registrazioni imperiali che fornisce un quadro non veritiero. Una conferma proviene da un’analisi della flotta navale cinese in cui bisogna distinguere due diversi livelli: il primo era quello pubblico, diretto personalmente dall’imperatore, e il secondo quello privato, ignorato nei documenti ufficiali, che a differenza della flotta imperiale, mostrava una intensa attività commerciale durante tutto il corso del medioevo europeo (Abu-Lughod 1989, 317-318). Wang (cit. in Abu-Lughod 1989, 319) divide la storia cinese premoderna in quattro diverse fasi durante le quali prevalsero diverse realtà e politiche commerciali con l’estero. Nel primo periodo che va dalle origini al V secolo d.C., la flotta marittima cinese non era ancora particolarmente significativa. Durante questo periodo la popolazione era concentrata nella parte settentrionale del paese e i traffici commerciali si svolgevano attraverso il percorso terrestre della via della seta. Nel secondo periodo tra il V e l’VIII secolo si manifestò una massiccia migrazione della popolazione verso la parte meridionale della Cina, con la conseguente apertura di nuove vie commerciali tra la parte meridionale e settentrionale della Cina. Durante il terzo periodo, dal IX al tardo XIII-XIV secolo, la Cina mostrò il più elevato livello di evoluzione tecnica nel campo agricolo, con la sola rivale dell’India, e parallelamente sperimentò una considerevole fase di espansione della sua economia verso terre più lontane, tra cui l’Europa. Alla fine del XIV secolo, la flotta navale dei Ming era costituita da 3.500 navi in grado di affrontare l’oceano incluse 1.700 navi da guerra e 400 trasporti armati per il grano, ponendosi come la più potente armata navale del mondo, che aveva rapporti commerciali oltre che con i paesi dell’Asia, con l’Europa e con il nord dell’Africa. Per avere un termine di paragone si pensi che la spagnola e più celebre Armada Invencible, voluta nel 1587 da Filippo II, alla fine del XVI secolo era costituita da 130 vascelli.
Una delle circostanze che favorirono i rapporti tra Occidente e l’Oriente tra il I secolo a.C. e il II d.C., fu l’annessione dell’Egitto da parte di Roma (30 a.C.) la quale aprì la strada al commercio attraverso il Mar Rosso. Dopo oltre un secolo di guerra civile Roma sperimentò un periodo di maggiore prosperità che vide aumentare la richiesta di beni di lusso provenienti dall’Oriente, richiesta che non poteva essere soddisfatta dal vecchio e gravoso metodo di navigazione costiera. La scoperta fatta da Ippaolo agli inizi del I secolo d.C. che il monsone consentiva a una nave di attraversare il Mare Arabico in circa quindici giorni, abbreviò la rotta commerciale e facilitò l’accesso ai ben orientali. Negli anni seguenti vi fu un forte incremento dell’attività commerciale, paragonabile solo al rinnovato commercio europeo con l’India di molti secoli dopo, cominciato con la spedizione di Vasco de Gama nel 1498 d.C. (Kulke e Rothermund 1991, 124). Sempre attraverso l’India tra il I secolo a.C. e il II secolo d.C. la Cina riceveva dall’Occidente vini prodotti in varie parti del Mediterraneo, minerali di vario tipo (stagno, rame), corallo e pietre semipreziose, vetro e medicine inviando in cambio sete e altri beni prodotti nel paese asiatico. Di particolare importanza fu la stazione di commercio indo-romana di Arikamedu, sulla costa orientale dell’India, nota ai mercanti provenienti dal Mediterraneo come Padouke, sede di un fiorente mercato in cui arrivavano le merci provenienti dalla Malesia e dalla Cina, destinate a continuare su altre navi il loro viaggio verso l’Estremo Occidente (Torri 2007, 98-101).
Come raccontano le cronache, la Cina fin dalla fine del I millennio a.C. aveva rapporti diplomatici con molte nazioni dell’Asia, dell’Africa e dell’Europa e forse dell’Oceania. A dimostrazione possono essere citati sia il ritrovamento di un frammento di seta cinese in Egitto risalente al I millennio a.C., che attesterebbe i rapporti tra il Vicino e l’Estremo Oriente sia le storie sulla Cina presenti nelle cronache europee, le quali seppure di genere fantastico, cominciarono a circolare fin dal IV secolo a.C. durante il regno di Alessandro Magno (356-323 a.C.), il cui impero arrivava fino al Turkestan cinese dove fondò un’altra Alessandria che chiamò Eschate o Ultima (odierna Chodjend).
Nel 101 d.C. gli eserciti dell’impero cinese mossero verso Occidente e, seguendo una rotta già aperta da un avventuroso diplomatico, Chang-k’ien, si impadronirono di una serie di oasi, estendendo il proprio controllo sull’Asia centrale fino alla valle di Jaxartes (l’odierno Syrdaria), stabilendo così contatti diretti via terra fra la Cina e l’Occidente. Fu questo sviluppo che portò alla nascita di quella via della seta che congiungendo la Cina al mondo mediterraneo, fu una delle rotte commerciali fino all’inizio del XVII secolo (Hansen 2017; Lo Muzio 2017, 309-313).
Dal VII secolo d.C. furono frequenti i rapporti con i paesi arabi, tradizionali mediatori di cultura tra l’Oriente e l’Occidente. La prima ambasceria ufficiale araba in Cina risale al 651. In quell’occasione una cronaca della dinastia Tang (618-907 d.C.) descrive gli Arabi «di corporatura possente, scuri di pelle e col viso incorniciato da una folta barba. Le loro donne sono molto belle e di pelle chiara, per legge devono portare un velo sul viso. Per ben cinque volte al giorno onorano le loro divinità celesti» (Foccardi 1992, 55).
Nel XIII secolo un ruolo molto importante nei rapporti con l’Europa fu svolto dall’invasione dei Mongoli, i quali, insieme agli arabi, sono stati tra i mediatori della cultura tra l’Oriente e l’Occidente. In particolare a seguito dell’invasione della Cina da parte di Gengis Khan e la fondazione della dinastia Yuan (1279-1368), il dominio mongolo si spinse fino alla conquista della Persia arrivando alle porte dell’Occidente europeo, costituendo un filo conduttore tra i paesi del Vicino Oriente e la Cina, e da con l’Europa.
Ai Mongoli, secondo alcuni autori, si deve anche l’introduzione della stampa in Europa, ancora oggi argomento molto controverso. La stampa a caratteri mobili, inventata in Cina nel 1045 da Bi Sheng (Luo 1999, 104-105; Pastena 2017, 113-114; Tsien 1987, 201-202), potrebbe essere arrivata in Europa dai paesi del Vicino Oriente, dove era diffuso l’utilizzo dei sigilli intagliati nel legno e inchiostrati, o direttamente dalla Cina per il tramite dei Mongoli, che in quel periodo governavano in Persia (Carter 1955, 155-175; McMurtrie 1953, 93-95; Moran 1978, 17; Tsien 1987, 306-319). Sappiamo infatti che nel XIII secolo la Francia e il papato inviarono alcune ambascerie presso i Mongoli, come testimoniano i racconti di viaggio di Giovanni da Pian dal Carpine (2010) e Guglielmo di Rubruck (2011), ma non conosciamo le reali influenze della cultura mongolo-cinese su quella europea.
Abu-Lughod, Janet. 1989. Before European Hegemony. The World System A.D. 1250-1350. New York-Oxford: Oxford University Press.
Carter, Thomas Francis. 1955. The Invention of Printing in China and its Spread Westward. Revised by L. Carrington Goodrich. Second Edition. New York: The Ronald Press Company.
Foccardi, Gabriele. 1992. Viaggiatori del regno di mezzo. Torino: Einaudi.
Guglielmo di Rubruk. 2011. Viaggio in Mongolia. A cura di Paolo Chiesa. Milano: Mondadori.
Hansen, Valerie. 2017. The Silk Road. A New History wit Document. New York-Oxford: Oxford University Press.
Kulke, Hermann e Dietmar Rothermund. 1991. Storia dell’India. Milano: Garzanti.
Lo Muzio, Ciro. 2017. Archeologia dell’Asia centrale preislamica. Dall’età del bronzo al IX secolo d.C. Milano: Mondadori.
Luo, Shubao, edited by. 1999. An Illustrated History of Printing in Ancient China. Compiled by The Printing Museum of China. Translated by Chan Sin-wai. Hong Kong: City University of Hong Kong Press.
McMurtrie, Douglas C. 1953. The Book. The Story of Printing & Bookbinding. Third edition. Oxford: Oxford University Press.
Moran, James. 1973. Printing Presses. History and Development from the Fifteenth Century to Modern Times. Berkeley and Los Angeles: University of California Press.
Needham, Joseph. 1954-1985. Science and Civilisation in China. Cambridge: Cambridge University Press.
Odifreddi, Piergiorgio. 2010, “Un caso emblematico di eterogenesi dei fini” In Ciao. Cultura italiana a Oriente. Mensile dell’Istituto italiano di cultura di Pechino, 1, 2:11-14.
Pastena, Carlo. 2017. Il libro asiatico. Palermo: Biblioteca centrale della regione siciliana.
Pian del Carpine. 2010. Historia Mongalorum: Viaggio di F. Giovanni Da Pian del Carpine AI Tartari nel 1245-1247. Whitefish (Montana): Kessinger Publishing.
Torri, Michelguglielmo. 2007. Storia dell’India. Roma-Bari: Editori Laterza.
Tsien Tsuen-Hsuin. 1987. “Paper and printing.” In Joseph Needham. Science and Civilisation in China, v. 5, pt. I: Paper and printing. Cambridge: Cambridge University Press.