Il percorso che stiamo costruendo per il nostro periodico L’identità di Clio si arricchisce di un nuovo importante pilastro: un supplemento che chiameremo I cassetti di Clio e che si affianca al settimanale.
La scelta di ampliare l’offerta d’informazione del nostro settimanale è nata con forza nel corso di questo momento difficile di quarantena, che ci ha spinto a rivedere la nostra programmazione. E a farci portatori di un ventaglio più variegato di articoli sui diversi temi che hanno attraversato, in modo più o meno palese, le giornate trascorse al chiuso delle nostre stanze davanti agli schermi dei PC o dei telefonini.
Un’oscurità che è resa più densa, più corposa, dal crollo della socialità, dall’assenza dell’incontro fisico con i propri interlocutori, dal susseguirsi di lezioni, esami o riunioni sempre e solo via web. Una realtà che ci priva del contatto fisico con gli studenti: mediata da un’icona, da una voce, da uno schermo. La rete sottrae pause caffè, cappuccino e del cornetto: le tazze di caffè virtuali o i bicchieri degli aperitivi condivisi sugli schermi sono dei pallidi surrogati che non appagano il gusto. Così come i “party telematici” privano della vicinanza fisica degli amici.
Una quarantena, la nostra – più lunga di quella praticata a Venezia nel Cinquecento – che ci sta sfibrando. La socialità è andata in frantumi, le certezze infrante, siamo circondati dal buio profondo e tangibile che caratterizza la galleria di una miniera che sprofonda nelle viscere della terra. In questa oscurità quasi solida si stanno sviluppando sentimenti contrapposti: l’adattamento alla vita nel buio della galleria del quotidiano, il desiderio di rivedere la luce e, nello stesso tempo, il terrore di uscire dall’oscurità per andare verso la luce. Inconsciamente abbiamo il terrore di andare fuori perché non sappiamo cosa ci attenda: la luce radiosa del giorno o il buio della notte.
In questi giorni, in cui l’uso del tempo si è dilatato, ho avuto la possibilità di rileggere alcune novelle di Pirandello che disegnano magistralmente stati d’animo e personaggi, soffermandomi in particolare su “Ciaula scopre la luna”. È la storia di un povero “caruso” che viveva, confortato dal buio, nella galleria di una miniera di zolfo; e che aveva il terrore, ogni volta che risaliva gli scivolosi gradini che lo riportavano in superficie, di uscire dall’imboccatura della miniera. “Pauroso della prossima liberazione”: un sentimento che si dissolve quando, una notte. esce in superficie ed è avvolto dalla luce della luna che squarcia le tenebre. “E Ciàula si mise a piangere, senza saperlo, senza volerlo, dal gran conforto, dalla grande dolcezza che sentiva, nell’averla scoperta, là, mentr’ella saliva pel cielo, la luna, col suo ampio velo di luce”.
Il supplemento “I cassetti di Clio” nasce in questo momento buio per cercare di dare un contributo alla ricostruzione del tessuto lacerato della cultura, delle sue filiere di distribuzione (librerie, edicole), del sistema museale e di quello che, più in generale, riguarda la fruizione dei beni culturali. Realtà avvolte dal buio più profondo, traumatizzate, che hanno bisogno di un forte supporto per rilanciarsi. Ma, soprattutto, di ricostruire l’intera filiera inventandosi nuovi percorsi: come avviene sempre dopo un evento traumatico ed epocale come è quella dello pandemia da coronavirus.
Il primo supplemento, che oggi variamo, è dedicato a una analisi del tema delle pandemie. Non poteva essere altrimenti: le ferite inferte dall’infezione necessitano di una riflessione e, soprattutto, del riallineamento della nostra memoria storica con quella biologica, ricostruendo l’asse temporale e spaziale che ha caratterizzato il nascere e l’espandersi di ogni contagio. Peste, colera, tifo, spagnola, Hiv, ebola hanno segnato brutalmente le comunità europee ed extraeuropee, anche se abbiamo rimosso tutto e dimenticato le fosse comuni dove sono stati sepolti miglia di morti.
Il tempo e lo spazio sono i protagonisti della realtà del quotidiano che stiamo vivendo. Il virus irrompe nelle nostre vite sconvolgendo i ritmi e alterando anche le cadenze spaziali e temporali a cui eravamo abituati e, soprattutto, scalfendo le nostre certezze per il futuro. La domanda ricorrente è: cosa succederà dopo? Quali scenari si dispiegheranno nel prossimo futuro? In molti me lo chiedono. Io, a mia volta, ho girato la domanda a storici, politici, filosofi, giornalisti e la risposta è stata unanime: senza passato, senza presente non c’è futuro.
Passato, presente, futuro sono tre “cassetti” che in questo speciale cercheremo di aprire e di riempire per scandire un percorso al termine del quale, ovviamente, non potremo dare certezze ma solo strumenti per riflettere sui diversi scenari che il virus, al momento della sua ritirata, lascerà sul campo.
Il primo cassetto che apriremo sarà sul Presente, con gli interventi di Aurelio Musi, di Fabrizio D’Avenia e di Gabriele Salemi; guarderemo poi nel cassetto del Passato con Orazio Cancila, Elisa Novi Chavarria, Ninni Giuffrida e Laura Sciascia; il Futuro è un cassetto nel quale regna una penombra che cercheremo di rischiarare con gli interventi di Mario Varvaro, Ivan Scuderi e Daniele Leto.
La redazione augura una buona lettura.
Il cassetto del passato contiene gli interventi di Laura Sciascia, Elisa Novi Chavarria, Orazio Cancila e Ninni Giuffrida
Il cassetto del presente contiene gli interventi di Aurelio Musi, Fabrizio D’Avenia e Gabriele Salemi
Il cassetto del futuro contiene gli interventi di Ivan Scuderi, Danilo Leto, Andrea Cozzo e Mario Varvaro
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