Nella musica seriale di Anton Webern, gli eventi sono isolati, rarefatti, il tessuto musicale è frammentato, come spezzato: è il “puntillismo” postdodecafonico. Nella pittura del “puntinismo” – siamo negli anni Settanta dell’Ottocento – i colori si scompongono in piccoli punti.
Il tempo e lo spazio sono stati stravolti nel periodo dell’epidemia da Coronavirus. Dal tempo “puntillistico”, come in alcune forme della musica postdodecafonica – compulsivo, intasato, frenetico, sempre carente rispetto a progetti e desideri, tutto identificato e risolto nella scheggia del frammento quotidiano – siamo passati alla solitudine forzata che favorisce il tempo libero, largo, quasi ascetico, scandito da ritmi naturali, biologici.
Tutto appare fermo nell’attesa di qualcosa che sta per arrivare. Chi è solo si può sentire più o meno solo: perché la solitudine può essere avvertita come una maledizione, un’eccezione, o può favorire la consapevolezza di essere uguali agli altri. Ben diversa è la solitudine di chi vive negli epicentri del contagio: qui la pulsione di morte prende il tempo, i pensieri, il futuro. Anche lo spazio è stravolto, vuoto, semideserto, obbligato: da esso non si può fuggire.
La pandemia si fa storia presente e ci induce a ripensare un tema al centro della storia: il tema del tempo. Dobbiamo storicizzarlo, questo presente. Anche se ci siamo immersi fino al collo. Anche se le condizioni del vissuto differenziano il malato, l’intubato, il paziente in terapia intensiva da chi si trova lontano dagli epicentri della pandemia, ma la sua esistenza è alimentata dalla paura del contagio che stravolge l’esistenza, e quindi i ritmi della quotidianità.
Stiamo vivendo una congiuntura in cui tempo biologico e tempo storico si sovrappongono. La “dialettica della durata”, teorizzata ormai oltre mezzo secolo fa da Fernand Braudel, sta svolgendosi con ritmi e modalità differenti rispetto a quanto pensato dallo storico delle Annales. Non è più possibile distinguere fra breve, media e lunga durata; tutto è rimescolato; il tempo puntillistico e il tempo quasi immobile, quasi impercettibile nei suoi ritmi, nei suoi battiti convivono in equilibrio precario, instabile.
Oggi il tempo storico si contrae e si dilata, ci obbliga a ripensare gli stessi fondamenti della conoscenza storica: l’Identità di Clio ne è pienamente coinvolta. Mai come in questo momento la storia è sempre più scienza della vita.
È qui il senso complessivo dell’iniziativa che proponiamo ai lettori del nostro magazine online.
Aurelio Musi
Ciclicità e irreversibilità dei fenomeni naturali
L’uomo e il sogno di possedere il tempo
Di calendari scanditi, tempi pubblici e privati
L'identità di Clio è una rivista online che vuole informare, diffondere e discutere di informazione, cultura, libri, arte e tradizioni, coniugando il rigore e il metodo delle scienze umane e naturali con il gusto della divulgazione.
Direttore scientifico: Aurelio Musi | Direttore responsabile: Antonino Giuffrida
Rivista registrata pesso il Tribunale di Palermo il 17/10/2017 al numero 18/2017