Concludiamo questa incursione dell’Identità di Clio nella saga dei Florio con una lettura delle vicende che hanno caratterizzato il rapporto con le donne.
Concludiamo questa incursione dell’Identità di Clio nella saga dei Florio con una lettura delle vicende che hanno caratterizzato il rapporto con le donne.
Vissute nel periodo che va dal momento di massimo splendore al declino della famiglia Florio, Franca e Giulia rappresentano due facce opposte quanto complementari del ruolo rivestito dalla celebre dinastia nella società palermitana della Belle époque. In un periodo di mutamenti sociali, tra cui l’arrivo in Italia delle prime suffragette (nel 1903), il ruolo delle donne di casa Florio muta rispetto al secolo precedente.
La famiglia Florio non è soltanto la protagonista della realtà economica della Sicilia di fine Ottocento. È anche la forgia in cui si crea una serie di eventi sportivi, che hanno come protagonisti i nuovi mezzi di locomozione: macchine, biciclette e aerei.
Nato a Palermo il 18 marzo del 1883 e morto ad Épernay (Francia) il 6 gennaio del 1959, stando allo storico Vincenzo Prestigiacomo, il giovane rampollo di casa Florio avrebbe sviluppato la passione per i motori frequentando da giovane la casa del barone Guccia, primo palermitano a possedere un’auto.
Il gusto di sapersi divertire fu in gran parte una “invenzione” dei Florio. Con Ignazio e Franca subentrava la meraviglia di uno stile di vita che coinvolse l’intera città. La pura ricerca del piacere estetico e dello sfarzo destò l’entusiasmo dei Reali in visita a Palermo e incontrò il favore dei viaggiatori, inserendo la città fra le mete turistiche meritevoli di essere frequentate.
La storia dei Florio rappresenta un capitolo fondamentale negli avvenimenti di Palermo e dell’isola, un’epopea che va dalla seconda metà dell’Ottocento fino al secondo dopoguerra. Quella della famiglia Florio è una narrazione di altri tempi. Un’avventura generazionale che prende il via nella prima metà dell’era vittoriana, un periodo di grandi cambiamenti sociali e politici.
La famiglia Florio ha di fatto caratterizzato gli ultimi vent’anni dell’Ottocento e il Novecento, diventando un simbolo della Belle époque siciliana e non solo.
Un’avventura, la loro, cominciata da Bagnara Calabra con Paolo Florio, poi consolidata e trasformata in un impero da Vincenzo Florio il “facchino fortunato”, e dal figlio Ignazio I. E tramontata con il figlio di quest’ultimo, Ignazio Florio jr.
Giuseppe Lanza di Scalea era figlio di Maria Arabella Salviati (1922-2012) e di Francesco Lanza (1912-1988).
Era discendente per linea materna dalla rinomata famiglia dei Florio: Maria Arabella infatti era la figlia di Costanza Igiea, la terzogenita di Franca e Ignazio Florio.
Un mito che si autoalimenta con il desiderio di rivivere i momenti più affascinanti di una dinastia che corre consciamente o inconsciamente verso l’autodistruzione, verso il baratro della rovina economica non riuscendo a sintonizzarsi con la profonda trasformazione dell’economia mondiale. La leggenda si costruisce su due pilastri come l’affascinante Franca e Ignazio Florio.
La ristampa del volume di Orazio Cancila per Rubbettino e nuovi spunti di riflessione
Una bella favola che delle favole non ha il lieto fine. Un mito fondato su un’imprenditoria navale che stava rapidamente cambiando con la comparsa delle imbarcazioni a vapore, ma anche sulle attività commerciali legate allo zolfo, alle spezie, al vino, al tonno che proveniva dalle tonnare.
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