Messina dopo il terremoto, o di quando il danno supera la beffa – seconda parte
In quei tragici giorni, divenuti poi mesi, furono in molti, istituzioni comprese, a sottovalutare gli effetti del terremoto in nome di una esagerazione innata dei siciliani, definiti “inattendibili” e “incompetenti”
In Sicilia vengono attivati tre comitati di soccorso: uno a Palermo, uno a Messina e uno a Reggio Calabria. La Croce Verde, la Croce Bianca, la Croce Rossa e l’Ordine dei Cavalieri di Malta si occupano di trasportare i feriti negli ospedali limitrofi, visto che sia il nosocomio civile che quello militare sono crollati a causa del terremoto. I comitati di soccorso mantengono a proprie spese i profughi. La società San Vincenzo de Paoli istituisce di tasca propria una casa di lavoro «per soccorrere, aiutare e assistere le donne che sono prive di qualsiasi appoggio e alle quali mancherà la sussistenza appena finito il sussidio definitivo elargito loro dal comitato di soccorso […] assicurando così la vita a tante derelitte nella forma più civile sollevandole altresì con la dignità del lavoro e disponendole a trovare un’occupazione lucrativa nella società»17.
Aiuti concreti, oltre che dagli eserciti inglese e russo, giungono anche dal sindaco di Londra, che lancia una campagna straordinaria di raccolta fondi presso i suoi concittadini. Con questo sistema vengono racimolate 54.773 sterline inviate, successivamente, al duca di Bronte Alexander Nelson Hood. Questi, dopo aver costituito delle commissioni18 formate da cittadini inglesi residenti in Sicilia, si occupa di investirle nella ricostruzione. L’aiuto prestato dalle commissioni è duplice: si cerca di dare ai superstiti la possibilità di raggiungere i loro parenti nelle Americhe, ma anche di aiutare chi invece è costretto a restare, offrendo somme che servano a comprare tutto il necessario per riavviare i loro commerci.
L’evento catastrofico, infatti, ha notevoli ripercussioni sul tessuto sociale ed economico delle due città meridionali. Nel caso di Messina, i danni provocati dal sisma vanificano i rilevanti progressi che la città aveva fatto dal punto di vista commerciale e industriale: dalle banche alla costruzione di uno stabilimento per la distillazione dell’alcool, la città aveva iniziato un’interessante ripresa economica19.
Moltissimi perdono le loro attività e la mancanza di lavoro incrementa il fenomeno migratorio verso le Americhe. Non nasconde alcune perplessità e preoccupazioni a riguardo il viceconsole statunitense a Milano, Bayard Cutting jr, che, in una lettera all’ambasciatore USA a Roma, chiede a quest’ultimo se l’America sia in grado di accogliere questi emigrati oppure se abbia intenzione di respingerli20.
In effetti, sono numerosi i documenti che siamo riusciti a reperire nell’archivio della Real Prefettura di Palermo e che attestano le molte partenze dei messinesi a causa del disastro. Il collegamento con le Americhe viene garantito dalla Compagnia di navigazione generale italiana società riunite Florio e Rubettino. Cinque i piroscafi messi a disposizione per i viaggi dei superstiti che fanno richiesta al comitato di soccorso per convertire il sussidio in biglietti per la traversata: Lombardia, che copre la tratta Palermo (con trasbordo a Napoli) – New York; Duca di Genova (nuovo piroscafo a doppia elica) da Napoli a New York; Umbria da Palermo (con trasbordo a Genova) a Buenos Aires toccando i porti di Barcellona, Tenerife, Rio de Janeiro, Santos e Montevideo; Regina Elena (con trasbordo a Genova) verso Buenos Aires toccando i porti di Barcellona, San Vincenzo e Montevideo e da Palermo (con trasbordo a Genova) a Rio de Janeiro e Santos toccando i porti di Barcellona e Tenerife. Il costo dei biglietti si aggira intorno alle 100-200 lire per la terza classe.
Tra i nomi dei sopravvissuti che scelgono di lasciare Messina, spicca quello di Antonina Iannello, doppiamente colpita dal disastro: a causa del sisma, infatti, la donna perde il marito e una macchina con cui fabbricava calze, attività che, fino a quel momento, le aveva assicurato un discreto guadagno. Dopo aver usufruito per cinque mesi del sussidio e del ricovero da parte del Comitato di soccorso, il 24 maggio del 1909 Antonina presenta al questore regolare domanda di finanziamento per l’acquisto di un biglietto per New York, dove il figlio Angelo, residente in 352 T. 13 Street, avrebbe potuto accogliere lei e gli altri figli sopravvissuti.
Altri nomi – reperiti nei fascicoli della Real Prefettura, conservati all’Archivio di Stato di Palermo – testimoniano quanto la decisione di lasciare per sempre la terra natale sia la più frequente tra coloro i quali hanno perso tutto a causa della tragedia. In data 3 giugno 1909 il comitato di soccorso delibera, ad esempio, l’erogazione di 1.100 lire così ripartite: lire 200 per Iannello Angelo; lire 550 per Di Stefano Andrea; lire 200 per D’Andrea Placido e lire 150 a Micale Salvatore21.
Ma c’è anche chi, come la Sofia Marchesa di Francia, vedova Parisi, si lamenta dell’esiguo sussidio ricevuto dal comitato di soccorso e richiede un cospicuo aumento, adducendo motivazioni alquanto discutibili:
«[…] Il povero nulla perde in simili disastri perché nulla possiede: e a lui è bastevole il sollievo del momentaneo bisogno. La persona agiata, in vece, perde in un attimo quel poco che a essa è servito sino al momento del disastro a vivere senza gravi privazioni; e si ritrova da un momento all’altro sbalzata dalla vita comoda nei più tremendi, sconfortanti e umilianti bisogni […]. Non è a ritenersi da veruno che la beneficienza pubblica non deve giungere in sino a me, soltanto perché non sono una mendicante: questo sarebbe apprezzamento errato o meglio ingiusto! Io ho ben diritto, come tutti, a essere soccorsa; e l’aiuto deve giungermi proporzionato alla mia condizione sociale, al mio danno, ai miei bisogni»22.
Quella mattina del 28 dicembre 1908 vengono rase al suolo due importanti città del Mezzogiorno. Ma la polvere densa e soffocante che avvolge il paesaggio spettrale sopravvissuto al sisma non riesce a coprire l’inadeguatezza del nostro Paese, allora come oggi, impreparato a fronteggiare improvvise e devastanti catastrofi. Dopo 29 giorni dal disastro, le ferrovie, le poste e i telegrafi sono ancora chiusi; le banche, l’industria e il commercio bloccati. Senza soluzione appaiono, ancora dopo mesi, il problema degli sfollati e la difficile questione della costruzione delle baracche.
Al cittadino superstite, rimasto senza casa si prospettano infatti due possibilità: può affidarsi al Genio Civile per la costruzione – e questa scelta può significare condannarsi ad aspettare tempi lunghissimi – oppure presentare regolare domanda al questore per la concessione di alcune tavole di legno onde poter provvedere da sé alla fabbricazione. Pur essendo il molo pieno di tavole, però, i cittadini hanno grosse difficoltà a farsele concedere. Probabilmente, si preferisce destinarle alla costruzione degli edifici pubblici23 oppure, come sottolinea Arnaldo Cipolla sulle colonne del Corriere della Sera del 3 febbraio 1909, prendono corpo le solite forme di favoritismo, a causa delle quali i più deboli vengono penalizzati a vantaggio di altri meno bisognosi24.
L’occasione drammatica del sisma apre una serie di riflessioni, di una attualità ancora cocente: la necessità di una trasformazione profonda del sistema edilizio nella penisola, attraverso controlli legislativi e interventi non più differibili era e resta un obiettivo prioritario. Gli sprechi, la lentezza della macchina burocratica, la mancanza di infrastrutture sono tutti problemi che legano, con un unico filo conduttore, l’Italia di ieri a quella di oggi. Inoltre, emerge con forza, da queste carte, la condizione marginale del Sud Italia e i rapporti tra questo e il resto della penisola. Nel caso della Sicilia questo senso di isolamento, di incomunicabilità con l’Italia, appare ancora più marcato e tocca l’apice nei momenti di grave crisi25.
Nel 1908, dinanzi a un evento che avrebbe segnato per sempre la vita dei suoi cittadini, la Sicilia antigiolittiana e nasista26 risponde ai ritardi dei soccorsi nazionali con la costituzione di comitati che siano in grado di gestire da soli la crisi. Anche Reggio, le cui condizioni sembrano ancora più gravi rispetto a quelle dell’isola, cerca di sopperire alla disastrosa condizione viaria che rende impossibile l’intervento dei soccorsi, con la gestione autonoma della crisi.
Le testimonianze e i racconti dei superstiti ci offrono lo spaccato davvero drammatico di un Paese diviso dalla duplice natura: l’Italia degli inizi del Novecento non riesce a risolvere le innumerevoli contraddizioni in cui versa la sua “periferia”; il Mezzogiorno resta un’appendice problematica, l’arto paralizzato di un corpo stanco: abbandonato, isolato, degradato. Per parafrasare Antonio Salandra, che denuncia sul Corriere della Sera la grave situazione di Reggio Calabria all’indomani del terribile evento: occorse il terremoto del 1908 per scoprire le miserie del Mezzogiorno.
Spiace constatare che ancora oggi, a un secolo di distanza, l’atavica marginalità del Sud resti una condizione attuale cui l’inefficienza di certe politiche miopi e corrotte, insieme con una macchina burocratica lenta e farraginosa, non riescono a dare risposte risolutive.
Leggi la prima parte dell’articolo
Note
17 Archivio di Stato di Palermo, Real Prefettura, Divisione Gabinetto, Fascicolo 1794
18 Il duca inglese Alexander Nelson Hood scrive al sindaco di Londra una relazione, nella quale spiega dettagliatamente il funzionamento delle Commissioni e il modo in cui vengono utilizzati i fondi raccolti nella capitale inglese: «L’obiettivo principale era soccorrere velocemente e direttamente i bisognosi, sotto la personale responsabilità dei membri delle Commissioni, in nome della nazione inglese. Per raggiungere questo risultato in maniera efficace fu creata a Taormina una Commissione, denominata Taormina English Relief Committee, con l’obiettivo di visitare il litorale messinese e i remoti villaggi delle retrostanti montagne. Un’altra commissione, creata nel castello di Maniace e denominata “The duchy of Bronte Committee”, aveva l’obiettivo di visitare le città e i villaggi sul versante orientale dell’Etna. La prima era composta dal colonnello Shaw Hellier (vice presidente), dalla signora e dalla signorina Hill, dal barone di Policastello (tesoriere), dal reverendo E. Cawood (cappellano inglese a Taormina), dal signor Robert Hchnes, dal signor Dyson Laurie e dal dottor Dashwood e signora. I membri della seconda commissione erano il signor Dyson Laurie, il signor G. Beek e il signor G. Skinne». In merito alle Commissioni, dunque, se ne formano due: una a Taormina e un’altra presso il Castello di Maniace rivolta ai paesi e alle città sul versante est del monte Etna. A.S.P., Archivio Nelson, vol. 450, Fascicolo: Taormina Committee account of exspenses. Lettera di corrispondenza tra il duca di Bronte e il sindaco di Londra, 30 aprile 1909
19 «Certo la posizione di Messina è incantevole, il suo traffico prosperava e varie linee di navigazione vi approdavano, il ferry-boat la congiungeva al continente di cui era come un prolungamento, la Banca d’Italia, la Commerciale, il Banco di Sicilia vi avevano sedi importantissime e case di commercio vi fiorivano; anche le industrie cominciavano ad avervi esponenti importanti e appunto pochi mesi addietro si era inaugurato un colossale stabilimento per la distillazione dell’alcool che era costato cinque milioni ed è distrutto» F. Mercadante (a cura di), op. cit., p. 287
20 «La questione più spinosa riguarda gli italiani che hanno perso qualcuno della propria famiglia – magari chi porta il pane a casa – ma hanno diversi parenti in America e vogliono recarsi colà. A volte pensano che i parenti manderanno danaro per il loro viaggio; ma allora quando dovrebbero spedirlo, visto che questa povera gente sta per essere deportata con navi da carico? L’ho detto al console americano a Napoli o Palermo e ho fornito lettere di identificazione ai postulanti. A volte non si può fare assegnamento sui parenti per avere il denaro, ciò nondimeno sono disposti a ospitare le famiglie. Potremmo mai predisporre dei viaggi anche se lo desiderassimo? E questi immigranti sarebbero respinti? Qualora venissero accettati, come possiamo scoprire se i parenti in America sono veramente desiderosi di avere la famiglia con loro? Di norma, scoraggiamo chi manifesti l’intento di emigrare in America e diciamo che non ci sono fondi (ma in qualche caso telegrafo per chiedere ai parenti americani); ma è solo una strategia dilatoria. È totalmente logico per le povere creature che qui hanno perso tutto ricorrere agli altri parenti negli Stati Uniti. Se abbiamo il danaro, se la legge lo permette, e se siamo capaci di difenderci dalle pressioni indiscriminate, dovremmo aiutarli» Lettera di Bayard Cutting jr a Lloyd C. Griscom del 7 gennaio 1909 in G. Boatti, op. cit., Mondadori, 2004, p. 313
21 A.S.P., Real Prefettura, Div. Gab. n. 2980; fascicolo 1800
22 ivi, Fascicolo 1808, Lettera della Signora Sofia Marchesa di Francia vedova Parisi al Presidente del Comitato di soccorso con richiesta di cospicuo aumento del sussidio
23 «Sarebbe molto meglio e certamente più serio e più onesto che i funzionari dicessero: le tavole son venute e tutto il molo ne è pieno, ma intendiamo adoperarle per gli uffici pubblici, ai privati non ne diamo e se ne diamo a qualcuno è per eccezione. E dire che queste tavole sono per la popolazione danneggiata, che non può abitare in casa propria e che sono state elargite in gran parte dalla carità internazionale», ASP, Archivio Nelson, vol. 450, Fascicolo Taormina Committee account of expenses. Giornale di Sicilia. La commedia burocratica per la concessione delle tavole, articolo di G. Mondio
24 «Infatti si sono verificati e si stanno verificando ancora delle cose inaudite; la distribuzione delle costruzioni di legno è stata fatta in modo da permettere che, d’un sol colpo, sorgessero tutti i favoritismi, tutte le ingiustizie che nelle condizioni odierne generano vere crudeltà. Ho scoperto della gente, e numerosa, che ha ricevuto delle comode baracche e ha trovato modo di ricevere del legname per costruire delle complementari; altri ne hanno avute addirittura due e anche tre e si gloriano di cotesto abuso come di una vittoria ottenuta nella confusione provocata dall’urgenza, dalla farragine delle domande», A. Cipolla, Le vittime dell’egoismo, in Corriere della Sera, 3 febbraio 1909, in F. Mercadante (a cura di), op. cit., pp. 227-228
25 «Italia e Sicilia, pur colloquiando e interagendo da secoli, puntualmente, nei momenti più difficili, giungono a non comprendersi. Quasi che l’eccesso di “fortissima e consapevole identità” dell’isola non potesse mai incontrare, nelle sovranità politiche e istituzionali alle quali fa riferimento e delle quali è parte – prima il Regno di Napoli, poi quello d’Italia – attenzione adeguata. O almeno proporzionata alla densità con cui l’isola connota i suoi lunghi periodi di silenzio e di autonomia corrucciata, intervallata da fasi dove irrompe con ricchezza travolgente di apporti, di problematiche, di linfa vitale collettiva e individuale, nel contesto di quell’Italia che talvolta pare ben più lontana del tratto di mare che la separa dall’isola» G. Boatti, op. cit., p. 196
26 Sulla nota vicenda di Nunzio Nasi, trapanese ministro dell’Istruzione, accusato di peculato, malversazione e falso, condannato dal governo Giolitti e difeso, nelle principali città siciliane, al grido di «Viva Nasi, a morte Giolitti!», vedi E. Providenti, Pirandello impolitico, Roma, Ed. Salerno, 2004
Bibliografia
L. Albertini, Le origini della guerra del 1914, Gorizia, 2019.
S. Attanasio, 28 dicembre 1908, ore 5.21: terremoto, Acireale 1988.
G. Boatti, La terra trema, Mondadori, 2004.
M.T. Di Paola, L’emergenza come fatto politico: l’intervento della marina inglese nel terremoto di Messina del 1908, Società Messinese di Storia Patria, Archivio Storico Messinese, vol. 67, 1994.
Mercadante F. (a cura di), Il terremoto di Messina. Corrispondenze, testimonianze e polemiche giornalistiche, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1962.
E. Providenti, Pirandello impolitico, Roma, Ed. Salerno, 2004.
P. Villari, Corriere della sera, 30 dicembre 1908.
J.W. Wilson e R. Perkins, Angels in Blue Jackets, The Navy at Messina 1908, Chippenam 1985.