Umberto Eco e l’insegnamento della storia
La “perdita della memoria”, l’ “assenza di memoria” è una tragedia del nostro tempo. Umberto Eco ci ha appena lasciato e, mai come in questo momento, appare condivisibile la sua sofferta constatazione. Il nostro “presente senza storia” – individuato da Aurelio Musi nell’editoriale di questo blog – prefigurava per Eco uno dei mali del futuro e lo spingeva a impegnarsi a 360 gradi per modificarne la rotta. Emergeva prepotentemente in lui l’esigenza di arginare la deriva, spesso silenziosa, di una società appiattita sull’oggi, un oggi inconsistente, incerto e fragile, esposto alla valanga di sollecitazioni prodotte da un’innovazione che non sempre si è in grado di gestire.
Ecco, quindi, l’impegno dello studioso appena scomparso per il recupero della storia, da lui intesa in una dimensione interdisciplinare, nella convinzione che “ogni storia è tutte le storie”. Nella coincidenza tra la storia globale e le sue ramificazioni settoriali risiedeva, per Eco, la chiave per interpretare la funzione didattica della storia e per sperimentare le modalità vincenti per la sua fruizione. Una sfida affrontata con entusiasmo, anche mediante la realizzazione di Encyclomedia, un’opera collettiva multimediale che offre un ampio affresco della Storia della civiltà europea dalle origini ai nostri giorni. In questa imponente iniziativa editoriale confluisce l’idea di fondo che Umberto Eco aveva della storia, quale attivatrice di riflessioni, di spirito critico, di senso identitario, di capacità di comprensione del reale. L’efficacia della storia può però essere garantita solo da una divulgazione ampia, accattivante, ma rigorosa, che, parallelamente al suo avanzamento sul piano della ricerca accademica, ne consenta la sua diffusione presso un’utenza vasta ed eterogenea. Sorgeva così un ambizioso progetto, nato dalla sua idea dell’interconnessione delle culture, dalla sua conoscenza enciclopedica e dalla sua passione per le nuove tecnologie della comunicazione: secondo l’intento di Eco, una “fusione tra Enciclopedia e Multimedia”, una “Enciclopedia multimediale”, per l’appunto, in grado di avvalersi non solo di testi, ma anche di immagini, suoni, diagrammi mobili, di tutti i sistemi di comunicazione e le possibilità tecnologiche offerte dal computer e da internet.
Accanto alla difesa del libro cartaceo, Umberto Eco apprezzava infatti le straordinarie potenzialità della rete, purché sottoposta a una consapevole operazione di “filtraggio”. Egli affermava che “in internet non solo c’è tutto, ma c’è troppo”. Compito degli educatori è fornire alle nuove generazioni le competenze per filtrare, selezionare, disciplinare le informazioni. Da qui l’idea dell’insegnamento della storia come “disciplina della memoria”, un concetto in cui è insito lo statuto epistemologico della scienza storica come ricostruzione attraverso l’uso informato delle fonti. Un ricorso consapevole alle informazioni presenti sul web costituiva per Eco una preziosa opportunità di accesso alla conoscenza per ampi strati della popolazione, così come era fermamente convinto che il linguaggio e gli strumenti multimediali offerti dal computer potessero agevolare l’apprendimento della storia. La sua preoccupazione nasceva da una constatazione che ognuno di noi, nella quotidianità dell’esperienza di docente, si trova amaramente a fare: le difficoltà che gli studenti, perfino giunti all’università, manifestano nello “spazializzare” il tempo, nel raffigurarsi la linea del tempo, nel comprendere la contemporaneità di eventi, personaggi, fenomeni. Studenti che arrivano per esempio – come notava Eco – a sovrapporre cronologicamente “i centurioni con i tre moschettieri”, e che quindi possono trarre grandi vantaggi dalle caratteristiche dei sistemi multimediali, che permettono di interconnettere informazioni, collegare ambiti e discipline, spaziare da un periodo all’altro della storia e da un luogo all’altro dello stesso periodo. Tutto ciò favorisce l’acquisizione di uno dei cardini della storia, la doppia dimensione diacronica e sincronica, assimilabile attraverso operazioni di collegamento opportunamente programmate, guidate e sostenute dai docenti.
In un periodo in cui, sconfortati, assistiamo alla progressiva contrazione degli spazi per la storia nei programmi scolastici e nei curriculum universitari, in cui ci troviamo a dover difendere la sua utilità ai fini formativi, culturali, sociali e civili, la lezione di Umberto Eco ci offre prospettive nuove, ci carica di speranza, ci infonde coraggio nel perseguire l’obiettivo di insegnare ai giovani a comprendere chi siamo, da dove veniamo, dove possiamo andare, per passare – negli auspici di questo blog – “dal presente senza storia al presente come storia”.