Un progetto per un museo delle tonnare siciliane
Perché un museo delle tonnare siciliane? Perché manca la visione unitaria di una delle più importanti attività di pesca della storia del Mediterraneo. Per rendersene conto basti fare riferimento alle identità e caratteristiche dei numerosi microcosmi produttivi che si sono costituiti nel corso dei secoli, autentici scrigni di cultura materiale e preesistenze architettoniche – come ancora si rilevano lungo le coste dell’Isola – funzionali al ciclo della cattura e lavorazione dei tonni.
L’identità della tonnara
La tonnara – termine omnicomprensivo includente il luogo fisico di svolgimento della pesca, il sistema di reti fisse, il malfaraggio (complesso architettonico) e, in senso lato, tutto il lavoro umano che vi si svolgeva – è stata protagonista di lungo periodo della vita economica e produttiva, complementare e al contempo alternativa, rispetto alle attività agricole. Le testimonianze architettoniche visibili – nonostante l’usura dei secoli, l’incuria umana o, peggio, gli interventi demolitori – sono in grado di stupire l’osservatore e di lasciare immaginare quanta ricchezza abbiano prodotto. Si sono progettati e realizzati nel tempo edifici appositi, con magazzini, spazi e ambienti funzionali alle diverse fasi di lavoro. Le architetture delle tonnare erano razionalmente dimensionate ai volumi produttivi che si registravano nel sito; costruite, quindi, in rapporto alla buona tenuta dei ricavi.
Naturalmente, la connotazione identitaria delle tonnare non è determinata solo dagli edifici sopravvissuti all’incuria e alle modifiche intenzionali. Questi luoghi prevalentemente abbandonati e inattivi, hanno una forza comunicativa intrinseca che può essere amplificata dall’acquisizione e dal rilevamento di dati, di informazioni e di reperti pertinenti (archivistici, bibliografici, iconografici, sonori, strumentali, ecc.), per dare spessore alla riproposizione di un mondo scomparso e rendere possibile il recupero di memoria storica a beneficio della collettività. Sotto questo profilo, la pesca del tonno, più di qualunque altra attività, ha forse il primato della quantità di fonti documentarie utilizzabili cui si è aggiunta, dalla seconda metà dell’800, anche una vasta produzione fotografica ad opera di professionisti e di dilettanti, richiamati soprattutto dal rito cruento della mattanza.
Se si fa riferimento alle fonti d’archivio, agli autori più attendibili, alla cartografia storica e ai toponimi riscontrabili, si perviene alla quantificazione di circa 80 tonnare dal Medioevo a fine ‘700, cui corrispondevano tanto il grande impianto quanto la piccola tonnarella. Di alcune di esse è rimasto solo il nome e risulta persino difficile scoprirne l’esatta dislocazione; di altre è accertata la discontinuità di produzione, fino al completo abbandono delle strutture architettoniche.
Un progetto per un museo delle tonnare siciliane
Quale Paese del Mediterraneo o regione italiana può vantare una tradizione così ricca e longeva e così tante comunità che si sono dedicate alla pesca del tonno?
É tempo, dunque, di progettare un museo degno di questo nome, al di là dei pochi esempi periferici, non solo per finalità didattiche e di fruizione turistica, ma anche per preservare meglio ciò che ancora resiste lungo tutto il perimetro delle coste siciliane; un museo che valga da osservatorio al servizio delle comunità interessate, da coinvolgere fin dalle prime fasi della realizzazione, costruendo una rete di relazioni e di rapporti con studiosi locali e associazioni culturali. In tal modo anche la singola vicenda di storia della pesca del tonno potrà essere riguardata in un contesto espositivo unitario ed essere reinterpretata in modo più comprensibile e coerente. Gli edifici delle tonnare, pur se non assolvono più alla loro funzione originaria, rimangono a presidio e testimonianza di una straordinaria esperienza di civiltà del lavoro che è imperativo morale consegnare alle future generazioni, affinché possano riconoscersi anch’esse nel territorio in cui vivranno. Un museo, quindi, la cui creazione ho proposto già da qualche anno, in uno dei luoghi più suggestivi della Sicilia occidentale, all’interno dell’ex Stabilimento Florio di Favignana, recuperato e restaurato con i fondi europei; un museo delle due antiche tonnare delle Egadi e di tutte le altre di Sicilia rilevate e conosciute, nel quale si acceda fisicamente per visitare e osservare immagini e reperti esposti, ma anche virtualmente per compiere ricerche e per studiare. Si dovrebbero immaginare due percorsi per accedervi: uno tra le mura dello stabilimento e l’altro sul web. D’altronde, un primo importante passo in questa direzione, pur se antecedente e indipendente dalla formulazione della presente proposta, è stato compiuto con l’allestimento, curato da Renato Alongi, della sala video-installazione imperniata sulle narrazioni di 18 personaggi (donne e uomini) un tempo lavoranti presso lo Stabilimento, sia con la formazione di una sezione archeologica. Il passo ulteriore dovrebbe prevedere l’approntamento di un database della bibliografia riguardante le tonnare siciliane, nonché la digitalizzazione di cartografia e di documenti manoscritti; per esempio, nel caso di Favignana e Formica, di quelli notarili più antichi, dei fondi ottocenteschi del Decurionato, poi Consiglio Comunale, dei registri parrocchiali, delle carte aziendali durante la gestione novecentesca dei genovesi Parodi. Inoltre, a Favignana è già disponibile la preziosa dotazione documentaria privata del residente ex dipendente dello Stabilimento, Giuseppe Guarrasi. Da queste premesse, il museo delle tonnare avrebbe tutti i requisiti per aspirare a diventare memoria storica di un pezzo fondamentale della civiltà materiale preindustriale siciliana e dell’economia plurisecolare della pesca del tonno.
Tracce
Le tracce che si propongono
1) Una traccia da seguire per meglio conoscere le motivazioni che stanno alla base della proposta di costituire un museo delle tonnare siciliane la si trova nel breve saggio di Rosario Lentini presentato alla II conferenza “The sea Heritage, uses and representations”, organizzata dalla Faculdade de letras da Univedrsidade do Porto e svoltatasi ad Oporto il 20 e il 22 ottobre 2011, dal titolo The Tuna-fishing Structures in Sicily: an Identarian Architectural Heritage. Se ne propone il testo integrale (R. LENTINI,The Tuna-fishing structures in Sicily).